Il Paese di cuccagna

Gli aiuti di cui usufruì la Germania nel Secondo dopoguerra, attraverso il Piano Marshall e l'estinzione di metà del debito, sono stati abbondantemente ricordati, e pure le ragioni, poiché senza una Germania in grado di risollevarsi il mondo occidentale libero e prospero avrebbe avuto altro volto e ulteriori difficoltà. Non ci sarebbe stata Europa senza Germania come non ci sarebbe Europa, domani, senza Italia (oltretutto che il coronavirus non è nostra responsabilità). Tenderci la mano non dovrebbe essere una questione di solidarietà ma di identità e destino comuni, se mai questa Europa li riconosce. Né si dovrebbe obiettare sul nostro debito pregresso, mostruoso, perché proprio il mostruoso debito tedesco sollecitò il soccorso di allora. Una differenza sostanziale però c'è. Per la sciagura provocata e infine subita, la Germania visse la Stunde Null, l'Ora Zero in cui con senso di colpa si ricominciò tutto da capo, zitti, a testa bassa, sopportando i sacrifici. In capo a dieci anni, l'economia era di nuovo florida. Noi non abbiamo nessun senso di colpa. Da vent'anni il nostro Pil cresce molto meno di quello dell'Eurozona, ma non è colpa nostra. Abbiamo continuato a indebitarci per vivere al di sopra delle nostre possibilità, ma è colpa di qualcun altro. E' degli euroburocrati, dei politici corrotti, degli immigrati, dei comunisti, dei fascisti, degli imprenditori, dei sindacati, degli evasori fiscali, dei fannulloni del pubblico impiego, del Nord egoista, del Sud lazzarone, dei vecchi, dei giovani e della Luna in Scorpione, ma non nostra. Noi i soldi degli altri li rivendichiamo come un diritto, quello di fare cuccagna.

Gli aiuti di cui usufruì la Germania nel Secondo dopoguerra, attraverso il Piano Marshall e l'estinzione di metà del debito, sono stati abbondantemente ricordati, e pure le ragioni, poiché senza una Germania in grado di risollevarsi il mondo occidentale libero e prospero avrebbe avuto altro volto e ulteriori difficoltà. Non ci sarebbe stata Europa senza Germania come non ci sarebbe Europa, domani, senza Italia (oltretutto che il coronavirus non è nostra responsabilità). Tenderci la mano non dovrebbe essere una questione di solidarietà ma di identità e destino comuni, se mai questa Europa li riconosce. Né si dovrebbe obiettare sul nostro debito pregresso, mostruoso, perché proprio il mostruoso debito tedesco sollecitò il soccorso di allora. Una differenza sostanziale però c'è. Per la sciagura provocata e infine subita, la Germania visse la Stunde Null, l'Ora Zero in cui con senso di colpa si ricominciò tutto da capo, zitti, a testa bassa, sopportando i sacrifici. In capo a dieci anni, l'economia era di nuovo florida. Noi non abbiamo nessun senso di colpa. Da vent'anni il nostro Pil cresce molto meno di quello dell'Eurozona, ma non è colpa nostra. Abbiamo continuato a indebitarci per vivere al di sopra delle nostre possibilità, ma è colpa di qualcun altro. E' degli euroburocrati, dei politici corrotti, degli immigrati, dei comunisti, dei fascisti, degli imprenditori, dei sindacati, degli evasori fiscali, dei fannulloni del pubblico impiego, del Nord egoista, del Sud lazzarone, dei vecchi, dei giovani e della Luna in Scorpione, ma non nostra. Noi i soldi degli altri li rivendichiamo come un diritto, quello di fare cuccagna.

Gli aiuti di cui usufruì la Germania nel Secondo dopoguerra, attraverso il Piano Marshall e l'estinzione di metà del debito, sono stati abbondantemente ricordati, e pure le ragioni, poiché senza una Germania in grado di risollevarsi il mondo occidentale libero e prospero avrebbe avuto altro volto e ulteriori difficoltà. Non ci sarebbe stata Europa senza Germania come non ci sarebbe Europa, domani, senza Italia (oltretutto che il coronavirus non è nostra responsabilità). Tenderci la mano non dovrebbe essere una questione di solidarietà ma di identità e destino comuni, se mai questa Europa li riconosce. Né si dovrebbe obiettare sul nostro debito pregresso, mostruoso, perché proprio il mostruoso debito tedesco sollecitò il soccorso di allora. Una differenza sostanziale però c'è. Per la sciagura provocata e infine subita, la Germania visse la Stunde Null, l'Ora Zero in cui con senso di colpa si ricominciò tutto da capo, zitti, a testa bassa, sopportando i sacrifici. In capo a dieci anni, l'economia era di nuovo florida. Noi non abbiamo nessun senso di colpa. Da vent'anni il nostro Pil cresce molto meno di quello dell'Eurozona, ma non è colpa nostra. Abbiamo continuato a indebitarci per vivere al di sopra delle nostre possibilità, ma è colpa di qualcun altro. E' degli euroburocrati, dei politici corrotti, degli immigrati, dei comunisti, dei fascisti, degli imprenditori, dei sindacati, degli evasori fiscali, dei fannulloni del pubblico impiego, del Nord egoista, del Sud lazzarone, dei vecchi, dei giovani e della Luna in Scorpione, ma non nostra. Noi i soldi degli altri li rivendichiamo come un diritto, quello di fare cuccagna.

Mattia Feltri – La Stampa – 10 aprile 2020

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L'ora di dottrina

Abbiamo un premier, devoto di Padre Pio, e tace. Abbiamo un ministro, indimenticabile nel bacio alla teca col sangue di San Gennaro, e tace. Abbiamo un partito di governo, il Pd, gira e rigira incamminato sulle strade di San Francesco, e tace. E invece parla l'altro, il pezzo grosso dell'opposizione, fra rosari e crocefissi e invocazioni all'apertura delle chiese per la Santa Pasqua, e in nome, pare, del Cuore Immacolato di Maria dà la linea, dice no, mai, siamo matti? I carcerati restino in carcere. In giorni di profilattico distanziamento, la promiscuità è ammessa per forza maggiore negli ospedali e per maggior forza nelle carceri. Che poi sono luoghi di tortura, di illegalità istituzionalizzata, chi vuol saperlo lo sa, ma a loro va bene così. E forse, persino, nella loro proterva inconsapevolezza, pensano andrebbe bene anche al Dio in cui ostentano fede, e nonostante gli siano state ricordate le parole del Figlio sul dovere di visitare i carcerati, e meno l'anatema che il Padre riserverà agli inadempienti: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno. La Bibbia è una bella lettura, non bisogna essere credenti per affrontarla ma, se lo si è, dovrebbe essere un imperativo. Si troverebbe, per esempio, il passaggio nel libro degli Ebrei che ci esorta a ricordarci dei carcerati, come se fossimo in carcere con loro, o quello del libro di Isaia, in cui il Signore ci chiama per aprire gli occhi dei ciechi, per fare uscire dal carcere i prigionieri e dalle prigioni quelli che abitano nelle tenebre. O, infine, le parole di Paolo sull'ipocrisia degli impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Ma forse questo è troppo onore.

Mattia Feltri – La Stampa – 9 aprile 2020

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La strada nel buio

Quando, poco prima di Natale, cominciò a tormentarmi l'acufene (fischio costante alle orecchie), il medico mi introdusse alle cure con un discorso rassicurante, nel suo genere: l'acufene è un sintomo le cui cause possono essere un centinaio. Dovremo procedere per tentativi. Cioè a tentoni. Cioè non se ne sa nulla. Era rassicurante perché il medico, una donna a cui devo la guarigione, non intendeva smerciare magniloquenti certezze, ma aveva in sé una consapevolezza struggente, della limitatezza della scienza in quanto opera dell'uomo. Mi sono affidato a lei con più fiducia. E mi viene in mente spesso in questi giorni di magniloquenza inesausta, di grandi professori itineranti di show in show a offrire verità protocollari mentre sull'altro canale ne offrono di alternative, o di opposte, e altrettanto incontrovertibili, almeno fino a domani. Mi viene in mente anche davanti all'idolatria collettiva per questi dotti, dal governo in giù, e già declinante poiché l'unica soluzione reiterata è l'isolamento, e dalla peste alla tbc è quanto l'uomo può fare quando altro non sa. E' che ognuno di noi pensa sempre di vivere al culmine della storia, in un punto magico nel quale il progresso della scienza e della tecnologia offre una risposta a tutto. Eppure, fra qualche secolo, ci guarderanno con la stessa bonomia con la quale noi leggiamo, nei romanzi, dei salassi o dei balsami a base di olio di papavero e midollo di bue. L'uomo è da sempre un piccolo essere con poche armi davanti all'enormità e all'imprevedibilità della vita, e se un giorno uno verrà a dirci che stiamo cercando la strada nel buio, sarà lui, etimologicamente, il luminare.

Mattia Feltri – La Stampa – 8 aprile 2020

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