L'ora di dottrina

Abbiamo un premier, devoto di Padre Pio, e tace. Abbiamo un ministro, indimenticabile nel bacio alla teca col sangue di San Gennaro, e tace. Abbiamo un partito di governo, il Pd, gira e rigira incamminato sulle strade di San Francesco, e tace. E invece parla l'altro, il pezzo grosso dell'opposizione, fra rosari e crocefissi e invocazioni all'apertura delle chiese per la Santa Pasqua, e in nome, pare, del Cuore Immacolato di Maria dà la linea, dice no, mai, siamo matti? I carcerati restino in carcere. In giorni di profilattico distanziamento, la promiscuità è ammessa per forza maggiore negli ospedali e per maggior forza nelle carceri. Che poi sono luoghi di tortura, di illegalità istituzionalizzata, chi vuol saperlo lo sa, ma a loro va bene così. E forse, persino, nella loro proterva inconsapevolezza, pensano andrebbe bene anche al Dio in cui ostentano fede, e nonostante gli siano state ricordate le parole del Figlio sul dovere di visitare i carcerati, e meno l'anatema che il Padre riserverà agli inadempienti: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno. La Bibbia è una bella lettura, non bisogna essere credenti per affrontarla ma, se lo si è, dovrebbe essere un imperativo. Si troverebbe, per esempio, il passaggio nel libro degli Ebrei che ci esorta a ricordarci dei carcerati, come se fossimo in carcere con loro, o quello del libro di Isaia, in cui il Signore ci chiama per aprire gli occhi dei ciechi, per fare uscire dal carcere i prigionieri e dalle prigioni quelli che abitano nelle tenebre. O, infine, le parole di Paolo sull'ipocrisia degli impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Ma forse questo è troppo onore.

Mattia Feltri – La Stampa – 9 aprile 2020

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