Uk: masochismo immigratorio e totalitarismo travestito

Uk: masochismo immigratorio e totalitarismo travestito

Un’ondata di agitazioni e violente proteste sta sconvolgendo numerose città del Regno Unito da Londra a Belfast. Secondo il primo ministro britannico, Sir Keir Starmer, esse sarebbero “opera di thugs di estrema destra e di razzisti.” (sic). Come si sa, l’etichetta “estrema destra “è da tempo diventata l’arma demonizzante di qualsiasi atteggiamento o opinione che non siano allineati al conformismo imperante, alias nuovo fascismo travestito

      Le suddette accuse del nuovo Primo Ministro britannico, miopi e pretestuose, sembrano inaugurare una gestione governativa ancora più fallimentare della precedente. Per quanto inetti, i Conservatori non avevano almeno esibito analoghe tendenze totalitarie e repressive.

      Nonostante le caratterizzazioni del Primo Ministro britannico,  a parte alcuni episodi di vandalismo, le proteste denunciano in realtà il profondo malcontento popolare nei confronti di un’invasione migratoria legittimata dall’élite dirigente di entrambi i partiti ed esplosa negli ultimi anni 90 grazie alle irresponsabili iniziative di Tony Blair, oggi prudentemente appartato. 

      Banalmente, gli Inglesi non ne possono più e protestano.

      Solo che le loro proteste, al contrario di quelle a favore della Palestina o dell’Ucraina, sembrano non essere legittime… Il perché è intuibile: i tumulti pro-palestinesi e pro-ucraini sono alla moda e sono avallati e legittimati dalle èlites di molti Paesi. Le attuali proteste degli Inglesi, al contrario, hanno cause ed obiettivi di tipo identitario e che mettono in forse le ricette ideologiche delle suddette élites. Ecco così che esse sono fulminate e castigate.

      Ora, gli Inglesi sono stati per così dire tradizionalmente mansueti e alieni dalle rivoluzioni. Hanno fatto una “rivoluzione industriale”, ma non una rivoluzione politica come fecero i Francesi o i Russi. Anzi, grazie alla Baronessa Orczy, la figura della Primula rossa (vedi Lesley Howard) contribuì a consolidare la nozione dei “malvagi rivoluzionari.“ Ciò spiega come in Gran Bretagna l’aristocrazia terriera, che possiede circa un terzo del Paese abbia continuato a prosperare indenne senza rivolte o rivendicazioni popolari e nonostante due guerre mondiali. La presumibile spiegazione è che gli Inglesi rispettano e sopportano i loro Duchi così come le loro dinastie reali, anche se sempre più parassitiche e anacronistiche. In fondo, tutto rimane in famiglia…

      Nel caso degli immigranti e della strisciante infiltrazione anche economica, sociale e culturale di origine musulmana o comunque non cristiano-europea - questa è la vera causa delle proteste - le cose sono a quanto pare differenti. Non è più un affare di famiglia. E’ un affare di estranei. Il rigetto, da lungo tempo latente, eminentemente pratico  e non ideologico, è ora emerso alla superficie. Il Primo ministro inglese ha cercato di stigmatizzarlo in modo infelice e sostanzialmente ipocrita. 

      Rimane il fatto che, per imporre la sua versione dei fatti, egli ha instaurato un clima di persecuzione giudiziaria senza precedenti su chiunque osi dissentire, fosse anche tramite commenti on-line. Da qui, le varie condanne anche a 3 anni (!) inflitte anche a chi non ha preso parte ai tumulti. Lo scenario da caccia alle streghe e da stalinismo di russa memoria è irresistibile. Del resto, le suddette condanne sono ancora più assurde, se le si confronta con la mitezza e passività nei confronti dei violenti tumulti pro-palestinesi nonché dei giornalieri accoltellamenti e crimini stradali diventati una sorta di macabro distintivo del sindaco Sadik Khan, musulmano di origine pachistana al suo terzo (!) mandato e, cosa di solito trascurata, anche Commissioner ovvero responsabile della gestione e controllo della polizia londinese. Tenendo conto che il 16% della popolazione londinese è musulmana, che già solo i Pachistani residenti a Londra sono circa 290.000 e che a Londra esistono ben 460 moschee, non è difficile capire il perché delle sue multiple elezioni e della politica dei due pesi e delle due misure nei confronti delle agitazioni di piazza.   Il trend dell’aumento della popolazione musulmana è del resto significativo: il numero dei Musulmani in Gran Bretagna nel 1991 era pari a circa 950.000 individui, ovvero l’1,9% della popolazione totale; tale numero è oggi salito a 4 milioni, ovvero circa il 6% della popolazione.

      Il processo in questione non è certo sfuggito agli Inglesi che oggi protestano. Dei semplici dati quantitativi confortano l’idea che i tumulti siano infatti strettamente connessi con l’ondata migratoria che si si è riversata sulla Gran Bretagna in particolare negli ultimi 30 anni. Per una paradossale ironia, molti di tali immigrati provengono da ex colonie britanniche e la maggior parte sono musulmani. Le nemesi stoiche possono essere beffarde.

      Secondo il censimento del 2021-2022, il 16% della popolazione inglese globale, ovvero 10.7 milioni abitanti, è nata all’estero. Lo stesso vale per il 40% dei residenti di Londra. Nel corso degli anni, l’afflusso di immigranti è progressivamente aumentato. Mentre negli anni 70 la media annuale degli immigrati era di circa 70.000 individui, decrescendo a circa 54.000 negli anni 80 e primi 90, il numero salì bruscamente a 100.000 nel 1997 . Da allora ha continuato a crescere (è l’epoca del già menzionato e fatale Tony Blair.) Secondo il censimento del 2021-2022, l’immigrazione netta nel periodo 2012-2021 è stata pari a 2,.2 milioni di individui, mentre nel solo 2023 l’immigrazione netta è stata pari a 685.000 individui.

      Tenendo conto che la Gran Bretagna è un Paese affollato (67 milioni) e dalle risorse scarse, i suddetti numeri parlano da soli e denunciano una situazione surreale.  Gli immigrati sono infatti alloggiati, rifocillati e mantenuti a spese dello Stato, che elargisce quindi a degli stranieri dei benefici altrimenti negati ai cittadini di origine inglese. Secondo dati citati dal Financial Times, i costi per l’accoglimento dei “cercatori di asilo” in Gran Bretagna è stato pari a 4 miliardi di sterline nel 2023, il doppio dell’anno precedente e sei volte più alto di quello del 2018. 

     Parrebbe che tutti abbiano paura di ammettere che quello dei cosiddetti “cercatori di asilo” è in realtà solo una frode concettuale e un pericoloso equivoco e che si tratta piuttosto di individui alla ricerca del Bengodi. Già…Internet e cellulari arrivano anche nei deserti, nelle giungle e nelle catapecchie. Come era possibile che, dopo aver saputo che certi Stati europei non solo accolgono ma anche dispensano alloggio, vitto e stipendio gratis a tutti quelli che arrivano in barcone o meno, come era possibile che inesauribili torme umane e trafficanti di barconi non ne fossero stimolati e invogliati? E occorre molta fantasia o ingegno per capire che, una volta istallati in un luogo, le minoranze così createsi e moltiplicatesi (tassi di natalità più alti) producono poi rivendicazioni economico-politico-religiose? Ecco quindi, per esempio, i numerosi sindaci musulmani di tante città inglesi, le 3000 moschee e gli oltre 130 tribunali religiosi islamici. Una minoranza che fabbrica procedure parallele a quelle della struttura giudiziaria nazionale. Sotto certi aspetti, il fenomeno ricorda le famigerate Capitolazioni vigenti nell’Impero ottomano e che assicuravano una giurisdizione extra-territoriale agli stranieri non musulmani residenti. La differenza è che questo tipo di Capitolazioni non è oggi imposto da una qualche potenza esterna ma attuato dalla minoranza straniera con la connivenza delle Autorità.

      Inevitabilmente, le varie entità sopra menzionate non solo rappresentano la minoranza musulmana ma diventano anche centri di indottrinamento ideologico, culturale e religioso. Nonostante le affermazioni contrarie, una buona parte dei trapiantati nutre valori non necessariamente coerenti con quelli del luogo ma anzi spesso opposti. Quelli islamici in particolare, basati sull’incondizionata prevalenza di un testo religioso “Il Corano”, sono infatti organicamente estranei a quelli del mondo occidentale, cristiano di nome ma di fatto laico e quindi psicologicamente e praticamente organizzato secondo due sfere distinte. La suddetta distinzione è inesistente e vietata nelle società musulmane.

         Per quanto aspetto che segue sia di solito trascurato e considerato neutro, in realtà l’infiltrazione arabo-islamica è anche di tipo economico-finanziario. Il peso delle nazioni del Golfo, del Kuwait e dell’Arabia saudita nelle proprietà immobiliari e negli investimenti strategici britannici è enorme e difficilmente sovrastimabile.  Giusto per fare solo un esempio, la maggior parte degli alberghi di lusso di Londra è di proprietà del Qatar assieme al 20% dell’aeroporto di Heathrow. Ma si tratta solo di un minuscolo esempio e della punta dell’iceberg di una gigantesca  infiltrazione economico-finanziaria. Che alcune briciole di tali risorse vengano poi destinata al finanziamento e sostegno delle comunità e di istituzioni islamiche di vario tipo è intuitivo. E’ altrettanto intuitivo il fatto che l’establishment politico, quale che sia il colore, è inevitabilmente alleato o complice di tale infiltrazione, non fosse altro che sotto pretesti politici e di benefici economici a livello nazionale.

      Insomma, un processo sia immigratorio che finanziario, cosa che spiega come i temi arabo-palestinesi, assieme a quelli russo-ucraini, sembrino guidare la politica britannica e anche di altri Paesi. La progressiva islamizzazione della Gran Bretagna è sotto gli occhi di tutti.

     Quanto tale processo sia anomalo e per così dire perverso dovrebbe apparire inoppugnabile, soprattutto se lo si compara con un analogo ma inverso processo avvenuto in tutti i Paesi musulmani dal Marocco al Pakistan  dalla fine della II Guerra mondiale in poi ma anche prima. L’invasione islamica dell’Europa è infatti speculare alla cacciata delle minoranze etnico-religiose dai Paesi islamici e alla loro persecuzione in tale periodo

     Detto in altri termini, mentre il termine “islamofobia” è anch’esso uno di quelli diventato di moda e abusato  anche quando si tratta di innocenti critiche e confronti, nessuno osa ammettere  l’esistenza di ben più aggressive “cristianofobie” e “ebraicofobie”. Nel loro caso, non si tratta di definizioni virtuali ma di una consolidata tradizione repressiva, che tutti fanno finta di ignorare.

      Gli esempi sono innumerevoli. Ne citiamo alcuni a caso. Dalla I Guerra mondiale in poi i Turchi procedettero a una sistematica pulizia etnica sotto forma di genocidio ed espulsioni delle comunità armene, assire, greche ed ebree esistenti nel Paese. L’ultima di queste ondate avvenne nel 1963, ma ancora oggi lo sparuto numero dei Greci ortodossi e degli Ebrei è in costante diminuzione e soggetto ad ostilità da parte di fasce nazionaliste e fondamentaliste. Tale pulizia etnica e religiosa non ha nulla che fare con vendette nei confronti di ex dominatori coloniali. Né Assiri, né Greci, né Armeni o Ebrei furono mai dei colonizzatori dell’Impero Ottomano. Semplicemente, essa era ed è un rigetto di elementi estranei alla cultura dominante locale.

      Se prendiamo l’Egitto, le cose non cambiano. Per quanto non con le stesse violente modalità, le comunità italiane e greche esistenti nel Paese almeno dai tempi di Mohammed Alì furono sostanzialmente costrette ad andarsene. Almeno 150.000 fra Italiani e Greci lasciarono l’Egitto dal 1945 in poi. Gli stessi Copti, che pure sono a tutti gli effetti egiziani, sono anch’essi spesso oggetto di violenze a causa della loro confessione religiosa. Nella Tunisia francese degli anni ’20 esistevano almeno 100.000 italiani immigrati, che non potevano certo essere considerati come colonizzatori. Nel giro di pochi decenni essi furono costretti ad andarsene. Processi analoghi ebbero ovviamente luogo anche in Algeria, Marocco, Siria, Libano, etc. Centinaia di migliaia di stranieri, ma quindi i non musulami, furono costretti ad abbandonare tali Paesi o sono comunque oggetto di oscillanti aggressività. .Se poi volessimo ritornare più indietro nel tempo, nbsterebbe ricordare i famosi massacri di Cristiani avvenuti in Libano nel 1860.

      Non si tratta tuttavia solo dell’espulsione fisica di individui stranieri non musulmani L’intolleranza riguarda anche la libertà di culto e di opinione per quelli che ancora vivono in Paesi musulmani.

      In nessuno di tali Paesi sarebbe immaginabile assistere a folle di credenti che effettuano le loro preghiere nelle strade, come avviene per esempio a Londra. Simili atti andrebbero incontro a dei linciaggi o, nel migliore die casi a degli arresti. L’equivalente cristiano dell’Allahu Akbar in pubblico è semplicemente impensabile. Ancora, l’erezione di chiese è proibita o effettuata col contagocce nella maggior parte dei Paesi musulmani. Anche quando esse esistono per motivi pratici – vedi per esempio le comunità cattoliche filippine semi-schiavizzate che assicurano il funzionamento di molti Stati del Golfo, le preghiere possono essere effettuate solo all’interno di luoghi privati. Non c’è bisogno di menzionare che se in tali luoghi dei sacerdoti incitassero al proselitismo e alla guerra agli infedeli, come avviene spesso in tante moschee in Europa, essi sarebbero soggetti alla pena capitale. Immaginare ancora degli immigrati cristiani o comunque non musulmani in qualche Parlamento arabo o turco sarebbe evidentemente  ancora più assurdo. Paragoni analoghi potrebbero essere fatti per tutte le numerose ex comunità ebraiche un tempo disseminate dal Marocco allo Yemen. Esse sono praticamente quasi tutte scomparse.

      In altre parole, i Paesi musulmani hanno applicato ed applicano una sistematica pulizia etnica e una discriminazione religiosa di fatto sconosciute anche al tempo dell’Impero ottomano, che riconosceva l’autonomia delle varie (Millet ) comunità di altre confessioni. 

      Lo sbilancio e la contraddizione col trattamento degli stranieri musulmani nei Paesi cristiani sono quindi clamorosi.  Il fatto che oggi nessuno accenni ai suddetti elementi e tratti anzi con compatimento la nozione di “scontro di civiltà” (vedi Huntington) mostra il grado di ipocrisia o di ignoranza o di banale stupidità delle masse e delle attuali classi dirigenti. Paradossalmente, con tutta la loro intolleranza - Islàm significa letteralmente “sottomissione” - i Paesi musulmani sono almeno più coerenti e meno masochisti di quelli dell’Europa o del mondo anglosassone cristiano. Nel bene e nel male, essi proteggono e difendono l’omogeneità della loro fabbrica sociale. Il cosiddetto “multiculturalismo.”, anch’esso un equivoco alla moda, non gode di favore fra di loro. Esso era una realtà ed aveva senso al tempo dei Bizantini e degli Ottomani, ma vi era una ragione: chiunque, fosse armeno, greco, albanese o georgiano veniva accettato all’interno di tali sistemi di governo a patto che dichiarasse la sua lealtà a chi deteneva il potere e a patto che esercitasse in modo discreto la sua fede religiosa. E’ chiaro che il supposto multiculturalismo attuale  manca dei suddetti elementi di coesione e controllo.

       Se ora ritorniamo alle infelici espressioni del Primo Ministro britannico e alle proteste che agitano il Regno Unito, apparirà chiaro come le politiche governative che favoriscono o permettono l’attuale invasione migratoria siano sostanzialmente criminali e masochiste. Nello stesso tempo, apparirà anche chiaro quanto tale permissivismo e le pretese e l’aggressività degli immigranti specie musulmani siano in clamoroso contrasto  con il comportamento e attitudine dei Paesi musulmani nei confronti degli eventuali immigrati stranieri e dei non musulmani.

      Se gli Inglesi protestano, ne hanno ben donde.

Antonello Catani, 24 agosto 2024

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