Questo premierato non s'ha da fare!

Scrive Mattia Feltri nel suo Buongiorno su La Stampa: "Il Parlamento che vota il premierato, e quindi declassa sé stesso, ha l'aria del nobile decaduto che infila la testa nella ghigliottina e fa ciao ciao al boia. Ma non è una novità delle ultime ore. Il Parlamento fece ciao ciao al boia quando, nella furia di Mani pulite e della smania di ceppi, modificò la Costituzione e ridimensionò l'immunità parlamentare. Fece ciao ciao al boia quando votò per la prima volta nella storia repubbliana l'arresto di un parlamentare, Alfonso Papa, per reati non di sangue o di terrorismo, e perché serviva offrire il sacrificio umano al popolo digrignante. Fece ciao ciao al boia quando votò la riduzione dei parlamentari sull'assunto filosofico-istituzionale che deputati e senatori sono inutili e costosi e tanto vale farne fuori un po'. Ha fatto ciao ciao al boia ogni volta che ha ridotto il finanziamento pubblico sull'assunto filosofico-politico che i partiti sono macchine ruba soldi della povera gente. Ha fatto ciao ciao ogni volta che ha accettato o rinfocolato la definizione di casta sguazzante nel privilegio in un mondo affogato nella miseria. Ha fatto ciao ciao ogni volta che ha inseguito la delegittimazione dell'avversario per indegnità o criminalità, rinunciando alla politica, perché il pubblico voleva bastoni e coltelli. E se non ci fosse stata ognuna di queste volte – provocata anche dalla rabbiosa cecità delle tricoteuses dei giornali e della società civile – oggi non ci sarebbe Giorgia Meloni, non il premierato, non un Parlamento esangue che certifica il suo tracollo, ci sarebbero invece un Parlamento forte e una democrazia sana". Sembra proprio così. Da parecchi anni le leggi le confeziona ormai il governo. Quando, poi, e sistematicamente succede sempre più spesso, l'esecutivo pone la questione di fiducia, pur avendo numeri schiaccianti, significa che fa quello che vuole. E che, delle volte, fa anche delle scelte sbagliate. Non accetta emendamenti migliorativi, e la frittata è fatta. Per chi non è addentro alle questioni parlamentari, di formazione delle leggi in particolare, occorre ricordare che una norma che nasce imperfetta, delle volte inapplicabile, è perchè il governo, rifiutando il confronto nel merito della disposizione in via di approvazione, e non accettando la possibilità di correggere storture, pone, appunto, la questione di fiducia, facendo decadere tutti gli emendamenti e il discorso si chiude. Che poi il Parlamento, questo Parlamento, accetti di auto-mutilarsi nelle sue prerogative, è davvero straodinario accidente!

Marco Ilapi, 20 giugno 2024

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