La strada nel buio

Quando, poco prima di Natale, cominciò a tormentarmi l'acufene (fischio costante alle orecchie), il medico mi introdusse alle cure con un discorso rassicurante, nel suo genere: l'acufene è un sintomo le cui cause possono essere un centinaio. Dovremo procedere per tentativi. Cioè a tentoni. Cioè non se ne sa nulla. Era rassicurante perché il medico, una donna a cui devo la guarigione, non intendeva smerciare magniloquenti certezze, ma aveva in sé una consapevolezza struggente, della limitatezza della scienza in quanto opera dell'uomo. Mi sono affidato a lei con più fiducia. E mi viene in mente spesso in questi giorni di magniloquenza inesausta, di grandi professori itineranti di show in show a offrire verità protocollari mentre sull'altro canale ne offrono di alternative, o di opposte, e altrettanto incontrovertibili, almeno fino a domani. Mi viene in mente anche davanti all'idolatria collettiva per questi dotti, dal governo in giù, e già declinante poiché l'unica soluzione reiterata è l'isolamento, e dalla peste alla tbc è quanto l'uomo può fare quando altro non sa. E' che ognuno di noi pensa sempre di vivere al culmine della storia, in un punto magico nel quale il progresso della scienza e della tecnologia offre una risposta a tutto. Eppure, fra qualche secolo, ci guarderanno con la stessa bonomia con la quale noi leggiamo, nei romanzi, dei salassi o dei balsami a base di olio di papavero e midollo di bue. L'uomo è da sempre un piccolo essere con poche armi davanti all'enormità e all'imprevedibilità della vita, e se un giorno uno verrà a dirci che stiamo cercando la strada nel buio, sarà lui, etimologicamente, il luminare.

Mattia Feltri – La Stampa – 8 aprile 2020

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