Ballottaggi, il Pd di Renzi non ha concesso il bis

I ballottaggi delle amministrative hanno dato ragione alle tante persone che non credono ormai più alla politica. Per meglio dire, non hanno più fiducia nella classe politica di questo paese. L’8 giugno è una giornata di uno splendido sole, che di più estivo non si poteva, e gli elettori hanno deciso in massa di disertare le urne. Chi può dar loro torto? A votare si sono recati i pochi elettori motivati. I casi più emblematici sono quelli di Livorno (dove si ama ricordare che è nato nel 1921 il partito comunista italiano) e di Perugia. Comuni questi tradizionalmente feudo della sinistra. Ma anche a Potenza non si è scherzato, così come a Padova e Pavia (qui era in predicato di fare il bis il formattatore dell’ex Pdl Alessandro Cattaneo, tra l’altro ritenuto il sindaco più amato dagli italiani), dove i ballottaggi hanno dato ragione alle opposizioni e dove c’è stato un passaggio di consegne dal centrosinistra al centrodestra e viceversa. Risultati inattesi. Che a Livorno prevalesse il candidato del Movimento 5 Stelle non l’aveva previsto nessun sondaggista. E’ evidente che gli elettori che si sono recati a votare hanno voluto dare una violenta sterzata alla guida della città che, seppure ben governata dal centro sinistra (anzi, dalla sinistra più tradizionalista dei Cuperlo-D’Alema-Bersani & C.). E’ probabile che certe incrostazioni nell’esercizio del potere locale abbia dato motivo alla città labronica di voltare le spalle ad una sinistra ormai invecchiata e che evidentemente non capisce più i bisogni del suo elettorato che, nel frattempo, è profondamente cambiato. E si è visto. Il candidato grillino Filippo Nogarin, eletto sindaco della citàà toscana, avrà grossi problemi ad amministrare una città importante come Livorno. Il M5S avrà agio nel cercare di dimostrare di essere all’altezza della situazione. A scrutino appena ultimato i penta stellati gongolano. Chissà fra qualche tempo… La sconfitta a Livorno, per il Pd, è paragonabile a quando a Bologna, nel 1999, Giorgio Guazzaloca riuscì a strappare la città portando, per la prima volta dal dopoguerra, una coalizione di centro-destra alla guida del capoluogo emiliano. Il Movimento 5 Stelle ha prevalso anche a Civitavecchia, nel Lazio.  Il campanello d’allarme per il segretario dei democratici, comunque, è già suonato. La rottamazione non può che continuare. Ma l’allarme deve riguardare un po’ tutti i partiti, anche quelli di centrodestra, come dimostra l’insuccesso imprevisto di Cattaneo in quel di Pavia e lo stesso Movimento di Beppe Grill, che non può continuare sulla strada fin qui percorsa di insultare sempre e insistentemente tutti quelli che non la pensano come lui e Casaleggio. A mio avviso gli eletti del 5 Stelle dovrebbero fare un po’ di palestra amministrativa nel tenare di guidare alcune città e poi fare il grande salto a Montecitorio e a Palazzo Madama. Per adesso hanno conquistato due importanti città (Parma e Livorno) e preso la chiave del municipio di Civitavecchia. Quest’ultima città non è certo l’ultima per importanza, essendo dotata di un porto decisamente da rilanciare. Il voto di protesta, inutile negarlo, ha certamente agevolato l’esponente penta stellato, un voto volto a dare un segnale: la cosa pubblica può essere amministrata anche da persone normali. Il neo-sindaco ha puntato la campagna elettorale sulla trasparenza.  Segno che ce n’è grande bisogno. A Civitavecchia come a Livorno, come dovunque c’è stato un mutamento nella guida delle amministrazioni. Oggi non esistono più gli elettori che ostentano negli anni fedeltà ad un partito. Qualsiasi. La riprova sono i risultati elettorali di queste ultime due settimane. Matteo Renzi queste considerazioni sicuramente le farà durante il viaggio in Vietnam, Cina e Kazakistan dove presenterà l’Italia agli imprenditori locali, invitandoli ad investire nel nostro Paese. Per intanto dovrà operare una qualche rivoluzione negli assetti direttivi del partito democratico a livello periferico. Livorno val bene un’altra rottamazione. Certo che a gioire sono rimasti il Vernacoliere, periodico satirico livornese, e i pisani, per la brutta batosta rimediata da partito di Matteo. Che se ne saprà fare una ragione… La ferita inferta dal M5S sanguina, come recita l’Unità. Per concludere bisogna, però, dire che Forza Italia, primo partito a Perugia, non è che possa tanto brindare. Perdere Pavia non è stato un bel perdere. E lo sa Alessandro Cattaneo. Il quale se ne farà anch’egli una ragione per meditare sugli errori commessi. Sì, perché gli elettori hanno sempre (o quasi) ragione.

Marco Ilapi

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