Grecia, i nodi irrisolti e l'Italia in affanno

L'affidabilità dell'Italia è limitata al piano della politica, e nella migliore delle ipotesi ci regalerà il permesso di sforare di qualche decimale di Pil nei conti pubblici del 2016. Sul piano dell'economia, la patente di affidabilità dobbiamo ancora conquistarcela, come si vede dall'andamento dello spread ogni volta che c'è maretta sui mercati finanziari. Per quel tipo di patente dovremo ancora aspettare, e non è detto che rimandare il risanamento dei conti pubblici sia la scelta più saggia per abbreviare l'attesa. L'editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

Lezione greca per l'Europa che verrà

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I soldi a Tsipras, gli aeroporti greci alla Germania

La Germania non vuole "una vera politica europea". Angela Merkel non ci sente, così come neppure la sua voce si sente (al pari di quella di tutte le altre capitali, bisogna onestamente aggiungere). A Berlino si discute solo di economia, ci sono solo ragionieri che nulla capiscono di politica. Si capisce perché. Per essere tale il salto politico in questione, infatti, non può che porre in modo esplicito il problema cruciale della sovranità: di una cessione eguale e concordata di sovranità da parte dei vari Stati nazionali. Che però avrebbe l’effetto assai probabile, con l’entrata in gioco di fattori inediti, di ricombinare in modo nuovo e imprevedibile gli attuali rapporti di forza che vedono la Germania favorita: esponendola quindi ad un eventuale ridimensionamento di rango. Mentre finché si sta sul terreno dell’euro e dell’economia il suo dominio è assicurato. Anche se si tratterà sempre di un dominio contabile, da ufficio di ragioneria: nulla a che fare con quell’egemonia generosa, coraggiosamente ideale, a cui solo una grande visione politica può dare vita. L'editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

Grecia salvata, Angela all'incasso

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Un'incompiuta Europa che non sa dove andare

Siamo andati in vacanza con la paura della Grecia e torniamo al lavoro con quella della Cina. Un agosto ansiogeno per l’economia, quello che stiamo vivendo. La grande crisi dell’euro è stata scongiurata a inizio luglio con la capitolazione di Tsipras, che ha allontanato quello che per molti era lo scenario peggiore - ossia, la fine della moneta unica europea. Ma nessun sospiro di sollievo si è udito per l’Europa. Non respira Atene - che, impegnatasi a un programma di tagli draconiano, passa da una scadenza all’altra: adesso, approvato il piano di salvataggio da 85 miliardi, si attende il via libera del parlamento tedesco e il verdetto dell’Fmi, che sta con un piede dentro e l’altro fuori. Ma non festeggiano i creditori, in Europa e a Washington: sanno che il debito greco era e resta insostenibile, e che la crisi dell’euro, più che risolta, è stata congelata. Un editoriale di Roberta Carlini sul Messaggero Veneto.

Dopo la Grecia la Cina, le paure dell'Europa

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