Scienza ritegno

Gli scienziati dovrebbero studiare i bizzarri effetti che la pandemia ha prodotto sulla psiche di certi loro colleghi. Queste personcine ammodo, abituate a civili discussioni in punta di microscopio, sono state scaraventate sotto le luci della ribalta, con i bei risultati che abbiamo sotto gli occhi. Non si può più aprire un sito o un canale tv senza imbattersi in qualche virologo che dà del figlio di buona provetta a un immunologo. Per restare alle ultime ore, il professor Burioni — ormai un marchio in grado di sanificare qualsiasi ambiente con la sola imposizione delle sue mani disinfettate — ha affermato che, se l’esimio professor Tarro era in corsa per il Nobel, lui era pronto per Miss Italia. E l’altro, che in tempi normali gli avrebbe replicato nella nota a piè di pagina di un opuscolo per adepti, ha risposto a stretto giro di telecamera che lo vedeva benissimo, il Burioni, sfilare in passerella, purché a bocca chiusa. La mia era ancora spalancata per lo stupore, quando si è appreso che l’austero professor Ricciardi aveva appena sbeffeggiato in un tweet il presidente degli Stati Uniti che, pur essendo adesso la persona che è, resta il presidente degli Stati Uniti, costringendo l’organizzazione mondiale della sanità a dissociarsi. Come per tutto il resto, mi preoccupa il dopo. Non vorrei che in tv i virologi prendessero il posto dei cuochi. O di Sgarbi. Qualcuno starà già pensando a una sfida tra ego in provetta, moderata da Maria De Filippi: «Immuni’s got talent».

Massimo Gramellini – Corriere della Sera – 21 aprile 2020

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Divieto di dribbling

Quali comportamenti virtuosi andranno tenuti durante la tanto attesa Fase Due? Uno dei pochi pregi della clausura era la sua semplicità: restate in casa e ciao. Ma appena la porta si aprirà, cominceranno i problemi. Quelli sociali li lascio esaminare a chi è qualificato per farlo. Ma se ne presenteranno anche di più banali. Il figlio di un vicino mi ha chiesto se ai giardini si potrà giocare a pallone. «Da lontano», ho risposto. Il piccolo bomber ha espresso perplessità: «Da lontano?». E io, ormai in trance: «Solo passaggi lunghi o tiri dalla distanza». «E i dribbling?». «I dribbling sono vietati. Il presidente del Consiglio dovrebbe annunciarlo nella consueta conferenza di mezzanotte. Niente dribbling. Al massimo tunnel sotto le gambe, ma girando molto al largo». Lui ha cambiato argomento: «Al mare potrò salire sul canotto di mia cugina?». «Certo, purché senza tua cugina. Solo parenti di primo grado, se conviventi. Oppure, per garantire il rispetto delle distanze, il canotto dovrà avere le dimensioni di uno yacht». «E se a mia cugina viene un crampo in acqua?» ha insistito. «Ma non hai letto la circolare ministeriale? I crampi sono vietati, come i dribbling. Se ti tuffi per salvarla, arriva un elicottero e ti fanno la multa. Però potrai lanciarle un salvagente, dopo averlo disinfettato». Non ho avuto il coraggio di rivelargli il probabile sbocco della Fase Due: non sapendo né cosa poter fare, né come farlo, ci richiuderemo tutti in casa. Stavolta di nostra volontà.

Massimo Gramellini – Corriere della Sera – 17 aprile 2020

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Esco a fare una commissione

Mentre altrove riaprono le scuole, in Italia si apre una commissione per la riapertura delle scuole. Non credo che gli ideatori di tale squisitezza ne abbiano bisogno, ma mi azzardo egualmente a dare loro alcuni suggerimenti. Se la commissione Colao schiera al via 17 membri, quella sulla scuola merita uno sforzo ulteriore. La prima caratteristica di una commissione che si rispetti è di essere composta da un numero di esperti abbastanza ampio da soddisfare, oltre ai requisiti di lentezza e inconcludenza, gli appetiti dei politici che concorrono a nominarli. La ricerca di un presidente sarà la preoccupazione successiva, alleviata dalla possibilità di indicare un paio di vicepresidenti. E quattro segretari. Più due supplenti. Uno per ogni comitato, sbriciolabile in un gradevole caleidoscopio di sottocomitati. Sul nome «commissione» è stata fatta, in passato, troppa ironia: «Quando in Italia non si vuole fare qualcosa, si fa una commissione». Un ottimo motivo, non per non farla, ma per cambiarle nome. «Tavolo» ha una sua plastica efficacia, ma «tavolo tecnico» aggiunge al tavolo semplice un nonsoché di autorevole. Consigliabile l’uso dell’inglese «task force», gruppo di lavoro, dove quel «task» fa pensare a «tascabile» e predispone chi legge a immaginare strutture maneggevoli e decisioni rapide. L’esatto contrario di una vera task force, la cui missione consiste nel preparare l’apertura di un tavolo tecnico che valuti i risultati raggiunti dalla commissione.

Massimo Gramellini – Corriere della Sera – 16 aprile 2020

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