Renzi e l’Italicum, amore finito

Rendi prende in giro gli italiani. Fino a poche settimane fa la legge elettorale Renzi-Boschi-Berlusconi-Verdini, l’Italicum, era la legge che tutta l’Europa ci invidiava. Alla faccia! Visto che la sua applicazione avrebbe quasi certamente consentito al Movimento 5 Stelle di stravincere le consultazioni politiche previste alla scadenza naturale della primavera del 2018. Il premier promette quello che non può (e non vuole) mantenere: cambiare l’Italicum. Che il nostro premier faccia delle giravolte a 360 gradi ci siamo abituati. Ma questo atteggiamento sulla modifica dell’Italicum è francamente indigeribile. La legge è contestabilissima. Non ci piove. La sua approvazione è avvenuta grazie a voti di fiducia. Ricordiamo, perché forse non tutti gli elettori ne hanno contezza, che grazie all’utilizzo della ghigliottina e dei voti di fiducia, in sostanza una legge contestata (altrimenti non si attuerebbero questi meccanismi sostanzialmente anti-democratici) sotto diversi profili si fanno passare provvedimenti indigeribili anche ad una parte della cosiddetta maggioranza di governo, com’è accaduto per la legge sulle banche popolari, sul Milleproroghe,  sul decreto Stadi, sul Giubileo, sul’Italicum, sul Jobs Act, ecc. Ponendo la questione di fiducia su una legge, gli emendamenti decadono e la legge deve essere votata così come è stata presentata. Tra l’altro, sempre più spesso, essa è posta dall’esecutivo su un proprio maxi-emendamento. Nel caso in cui il Parlamento respinga la questione di fiducia posta dal governo, l’esecutivo è considerato privo della fiducia della Camera o del Senato ed è tenuto a trarne le conseguenze e rassegnare il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Va anche ricordato che questo istituto giuridico, compattando la maggioranza, cerca di annullare i franchi tiratori che si nascondono dietro il voto segreto. Nessun premier, neanche Mario Monti in una situazione emergenziale riconosciuta da tutti, ha fatto come Renzi con ben 57 richieste di fiducia. Addirittura lo stesso presidente emerito (ma perché emerito?...) della Repubblica Giorgio Napolitano in tempi non sospetti (ossia prima dell’avvento di Renzi) ebbe a dire che il ricorso al voto di fiducia era un “inaccettabile compressione delle prerogative delle Camere”. Salvo scordarsene quando a Palazzo Chigi è salito il suo pupillo fiorentino.  Oggi anche lui pretende la modifica dell’Italicum. E’ una bella compagnia di giro quella che si è installata a Palazzo Chigi, spazia per un Quirinale moscio e distratto (per non interferire con l’azione di governo e parlamento, direbbe Mattarella). Purtroppo corrisponde a verità cha da quasi 5 anni il Paese è governato da premier non eletti, da parlamenti schizofrenici, se si valuta che oltre un terzo dei senatori e dei deputati ha cambiato casacca. E questi signori si ergono a padri costituenti! Con i Razzi, gli Scilipoti ed il pluri indagato. Verdini. Matteo Renzi sta spingendo un passo oltre il processo di presidenzializzazione avviato da Berlusconi – spiega un parlamentare ex dem –. Con il risultato che stiamo oggi vivendo una sorta di presidenzialismo di fatto non bilanciato costituzionalmente. Tornando alla legge elettorale, è curioso il fatto che l’Italicum non è mai stato sperimentato, essendo entrato in vigore solo pochi mesi fa. La paura di Renzi è platealmente quello di avere favorito ingenuamente il suo più strenuo antagonista, il M5S di Beppe Grillo. Infatti, secondo i sondaggi più accreditati, se si votasse oggi con l’Italicum (con capilista bloccati e candidati che possono presentarsi in ben 10 collegi elettorali), pessima legge, prevarrebbero i grillini sia che al primo turno vincessero i dem, si che vincesse un cartello con il centro  destra di Salvini-Berlusconi-Meloni. A questo punto, la legge che tutto il mondo ci invidia (!?) è da gettare nel cestino della spazzatura. Ma la minoranza Pd avverte che non vuole una promessa di cambiamento: per dare il suo consenso vuole ce la legge sia effettivamente modificata. E non ci sono i tempi per  la modifica prima della consultazione referendaria. Che succederà? Il governo è nella confusione più totale. Il premier è alle corde… referendarie. Poi si vedrà. Per adesso fa finta di brigare con Merkel, Hollande per ottenere un maggior grado di flessibilità visto che è alle porte la legge di bilancio e lui vuole gratificare l’elettorato con qualche mancia, come ha fatto con gli 80 euro nel 2014 ed i 500 euro ai diciottenni. Il nostro premier non sembra un grande statista alla e Gasperi, insomma. Come contafrottole, però, ci sa fare, questo è certo. Da studente lo chiamavano “il bomba”. Di strada ne ha fatto. Da Rignano sull’Arno a Palazzo Chigi.

Marco Ilapi – 22 settembre 2016

Strategia aggressiva sul referendum Mozioni Italicum: Renzi prende in giro la Camera ma tanto ha già deciso  

«Consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza di proposte». Se non vi è scoppiato ancora il mal di testa, avrete capito che la mozione di maggioranza sull’Italicum passata ieri alla Camera, versione concordata tra il pd Rosato con l’alleato Alfano, è una pantomima: il parlamento, che di solito, con lo strumento delle mozioni, impegna il governo a fare qualcosa, stavolta ha deciso di impegnare se stesso a discutere una legge (sic).

Nonostante l'encomiabile sforzo di riunirsi e dibattere, però, la mozione non indica né quali saranno le "eventuali proposte di modifica" dell'Italicum, né la tempistica di quella "convergenza". «Le mozioni sono come gli ordini del giorno: non si negano a nessuno», il commento acido che arriva dai banchi della minoranza dem, minoranza che non vota il testo.

In realtà dietro questo gioco delle parti un po' ridicolo si delinea la nuova strategia di Matteo Renzi, il quale, superate a quanto pare le incertezze mostrate negli ultimi tempi sul referendum, e ammaccato com'è dai dati negativi sull’andamento dell'economia, torna alla prassi politica che gli è più congeniale: il rifiuto di ogni trattativa e reale alleanza, l'avanzata tipo panzer, giocarsi il tutto per tutto sul risultato della consultazione popolare.

Si fissi pure la data del referendum, rimandando sine die ogni decisione sulla legge elettorale (la paradossale sintesi della mozione potrebbere essere: il parlamento parlerà), ma quello che adesso interessa a Renzi, ai renziani e i loro alleati è concentrarsi pancia a terra sulla campagna per il Sì, un Sì sempre più aggressivo. Basta vedere lo stile Giachetti con D'Alema nell'ultimo confronto tra i due alla Festa dell'Unità di Roma, dove il vecchio leader, noto per la sua arroganza, appariva come un gentlemen rispettoso di fronte a un Giachetti che si scatenava a colpi bassi.

E l’Italicum? Che fine farà la legge elettorale? Se Renzi vince il referendum, si terrà la legge liquidando le opposizioni, minoranza Pd compresa. Farà piazza pulita com'è già accaduto con i media, tutti – ma proprio tutti, a parte le solite due eccezioni il Fatto e la Verità – schierati per il Sì; com'è accaduto con i poteri forti, Marchionne, Confindustria, le dichiarazioni calate dall'alto delle ambasciate, e con gli attacchi riservati agli avversari dalla stampa estera. Insomma tutto il complesso nazionale e internazionale interessato a tenere in sella il premier, ma che deve aver confuso il concetto di stabilità con quello di democrazia, visto che il rischio è regalare agli italiani una riforma della costituzione che non funziona.

Se invece il premier dovesse perdere il referendum costituzionale, vedrete, l’Italicum sarà tranquillamente derubricato. E nessuno sentirà più parlare della legge che, parola di Renzi, tutta l'Europa avrebbe dovuto invidiarci.

Roberto Santoro - www.loccidentale.it - 22 settembre 2016

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Il premier e il suo cerchio magico

Il premier Matteo Renzi, non c'è che dire, è bravo, ha un carisma che eguaglia e forse supera quello che ebbe Craxi ai suoi tempi. Gli italiani sono sempre stati affascinati dal carisma, che può produrre ottimi o pessimi frutti. Il più dotato nel carisma demagogico fu Benito Mussolini, con i risultati che conosciamo. Penso e spero che non sia il nostro caso attuale.

Renzi 2.0, pseudo sinistroide forse più destroide

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Belpaese, è giustizia o malagiustizia? I casi incredibili

La Consulta ha sancito l'innocenza «istituzionale» dell'ex presidente Giorgio Napolitano, l'ex magistrato Antonio Ingroia ne dichiara la colpa. Risultato bis: anche in questo caso non conta il giudizio, conta il pregiudizio.Potremmo aggiungere molte altre figurine a quest’album processuale. Potremmo rievocare le maestre di Rignano: nel 2006 imputate di violenza sessuale sui bambini, assolte per due volte in tribunale, però sempre colpevoli secondo i genitori, tanto che hanno smesso d’insegnare. O altrimenti potremmo citare il caso di Raffaele Sollecito: assolto anche lui per il delitto di Perugia, dopo un ping pong giudiziario di 8 anni; qualche giorno fa vince un bando della Regione Puglia per creare una start up , e s’alzano in coro gli indignati. Insomma, alle nostre latitudini l’unica prova certa è quella che ti spedisce in galera, non la prova d’innocenza. E allora la domanda è una soltanto: perché? Quale virus intestinale ci brucia nello stomaco, trasformandoci in un popolo incredulo e inclemente? L'editoriale di Michele Ainis sul Corriere della Sera.

Giustizia lumaca, come si può andare avanti?

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