"Tocca al Parlamento decidere sui limiti alle libertà personali"

Finora se ne è parlato poco, sottovoce, ma l'emergenza Coronavirus, è un vero è proprio "stress" test per la democrazia. Una situazione mai vista prima, addirittura il Parlamento costretto a lavorare il minimo indispensabile. E proprio dal Parlamento partono i ragionamenti di alcuni dei più eminenti costituzionalisti italiani: le Camere devono rimanere centrali, anche nell'emergenza, perché solo così si può garantire il difficile equilibrio tra sicurezza e diritti.
La libertà di circolazione, spiega Valerio Onida, è tutelata dall'articolo 16 della Costituzione, che prevede anche limitazioni «per motivi di sanità o di sicurezza». E appunto, sottolinea, tocca «alla legge», cioè al Parlamento, fissare le restrizioni. Ovviamente, spiega, «può essere un Decreto del presidente del consiglio (come accaduto in queste settimane, ndr) ad adottare le misure restrittive. Ma su una base legislativa».
Per questo, insiste Onida, non è pensabile che il Parlamento "chiuda" per virus: «Questo non è proprio previsto dalla Costituzione, è una funzione essenziale. Magari non escluderei a priori forme di riunione e votazione da remoto». Non va bene, però, l'idea di far votare solo i capigruppo dei vari partiti: «Questo no, sarebbe contrario alla Costituzione».
Principio ribadito anche da Giovanni Maria Flick, che è perplesso anche sull'ipotesi del voto a distanza: «È importante non delegittimare il Parlamento. Gli strumenti tecnologici, il voto a distanza, vanno usati con molta cautela». Comprensibile che si proceda con decreti del presidente del consiglio ma anche questi provvedimenti «non sono esenti dal controllo del Parlamento, che verifica che rientrino nel mandato conferito al governo con la legge».
Insomma, aggiunge Cesare Mirabelli «sono in gioco la libertà di circolazione e di stabilimento, di riunione, in parte anche la libertà di culto - le cerimonie religiose». La Costituzione prevede la possibilità di limitare questi diritti ma «limitazioni così incisive non si sono mai viste. La garanzia è che sia la legge a fissare le limitazioni. Riaffiora la centralità del Parlamento e l'importanza del bilanciamento dei poteri».
Ci sono aspetti molto controversi, come l'uso dei telefoni per tracciare gli spostamenti delle persone che violano le regole. Dice Flick: «Altro aspetto molto delicato, si rischia di arrivare al controllo della libertà personale. Se si passa dal mero controllo delle cellule anonime al controllo del proprietario dell'apparecchio non ci siamo. A questo non si dovrebbe arrivare». Concorda Onida: «Un conto è monitorare l'insieme dei movimenti in maniera anonima, altra cosa sarebbe identificare e controllare una singola persona».
Per questo, tutti, chiedono che il Parlamento resti pienamente centrale: «A emergenza chiusa - conclude Mirabelli - dovremo immaginare come definire il tipo di interventi in una situazione di emergenza. La Costituzione prevede solo il caso di guerra». Nel frattempo, «caro Parlamento, mostra di essere veramente l'espressione centrale del sistema e della sovranità, non ritrarti».  

Alessandro Di Matteo – La Stampa – 21 marzo 2020

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