«Come pensa il Pd di vincere se si contraddice così?»

Le parole di Claudio Martelli:''Si possono fare mille osservazioni sul ridicolo di quelli che paventavano la riforma di Renzi e trovano addirittura gradevole questa. Sto pensando al mio amico Valerio Onida, o posso citare l’apologo degli asini di Zagrebelsky. Ma ricordo, negli anni ’80 dentro al PSI, la spinta verso un sistema elettorale maggioritario, uninominale, e verso una repubblica presidenziale e federale, beh insomma, quella era una riforma, mentre questa qui è tutta robetta, tutta paccottiglia. La cosa meno peggio è stata il Mattarellum, ma poi il Porcellum, l’Italicum, il Rosatellum è stata tutta robetta. Perché non vogliono mollare il potere, diciamo le cose come stanno, ci sono delle oligarchie, si sono impadronite del potere e non vogliono mollarlo. Sono pronte a lottare al loro interno, ma non mettono mai in discussione il banco: chi guida il partito tiene il banco. (...) L'attesa del voto fa tremare le vene e i polsi in casa Pd. Ma come si può pensare di vincere se ci si contraddice in modo così plateale? Si vota tre volte No quando la proposta viene dal governo gialloverde, poi si vota Sì per fare il governo coi 5S, poi anche quando questi deludono l'attesa di correttivi che avevano pur promesso prima delle elezioni regionali si incassa. E si seguono i 5S in tutte le elezioni regionali''. L'intervista a Claudio Martelli, ex vice presidente del Consiglio al tempo del governo Craxi.

Il referendum e le contraddizioni dei democratici

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"Tocca al Parlamento decidere sui limiti alle libertà personali"

Finora se ne è parlato poco, sottovoce, ma l'emergenza Coronavirus, è un vero è proprio "stress" test per la democrazia. Una situazione mai vista prima, addirittura il Parlamento costretto a lavorare il minimo indispensabile. E proprio dal Parlamento partono i ragionamenti di alcuni dei più eminenti costituzionalisti italiani: le Camere devono rimanere centrali, anche nell'emergenza, perché solo così si può garantire il difficile equilibrio tra sicurezza e diritti.
La libertà di circolazione, spiega Valerio Onida, è tutelata dall'articolo 16 della Costituzione, che prevede anche limitazioni «per motivi di sanità o di sicurezza». E appunto, sottolinea, tocca «alla legge», cioè al Parlamento, fissare le restrizioni. Ovviamente, spiega, «può essere un Decreto del presidente del consiglio (come accaduto in queste settimane, ndr) ad adottare le misure restrittive. Ma su una base legislativa».
Per questo, insiste Onida, non è pensabile che il Parlamento "chiuda" per virus: «Questo non è proprio previsto dalla Costituzione, è una funzione essenziale. Magari non escluderei a priori forme di riunione e votazione da remoto». Non va bene, però, l'idea di far votare solo i capigruppo dei vari partiti: «Questo no, sarebbe contrario alla Costituzione».
Principio ribadito anche da Giovanni Maria Flick, che è perplesso anche sull'ipotesi del voto a distanza: «È importante non delegittimare il Parlamento. Gli strumenti tecnologici, il voto a distanza, vanno usati con molta cautela». Comprensibile che si proceda con decreti del presidente del consiglio ma anche questi provvedimenti «non sono esenti dal controllo del Parlamento, che verifica che rientrino nel mandato conferito al governo con la legge».
Insomma, aggiunge Cesare Mirabelli «sono in gioco la libertà di circolazione e di stabilimento, di riunione, in parte anche la libertà di culto - le cerimonie religiose». La Costituzione prevede la possibilità di limitare questi diritti ma «limitazioni così incisive non si sono mai viste. La garanzia è che sia la legge a fissare le limitazioni. Riaffiora la centralità del Parlamento e l'importanza del bilanciamento dei poteri».
Ci sono aspetti molto controversi, come l'uso dei telefoni per tracciare gli spostamenti delle persone che violano le regole. Dice Flick: «Altro aspetto molto delicato, si rischia di arrivare al controllo della libertà personale. Se si passa dal mero controllo delle cellule anonime al controllo del proprietario dell'apparecchio non ci siamo. A questo non si dovrebbe arrivare». Concorda Onida: «Un conto è monitorare l'insieme dei movimenti in maniera anonima, altra cosa sarebbe identificare e controllare una singola persona».
Per questo, tutti, chiedono che il Parlamento resti pienamente centrale: «A emergenza chiusa - conclude Mirabelli - dovremo immaginare come definire il tipo di interventi in una situazione di emergenza. La Costituzione prevede solo il caso di guerra». Nel frattempo, «caro Parlamento, mostra di essere veramente l'espressione centrale del sistema e della sovranità, non ritrarti».  

Alessandro Di Matteo – La Stampa – 21 marzo 2020

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La nuova legge elettorale: a chi giova?

Nel dibattito in corso sulla nuova legge elettorale prevalgono le analisi e i ragionamenti sul cui prodest?, cioè sui possibili vantaggi e svantaggi che ciascuna forza politica in campo si attende da ciascuno dei vari sistemi proposti, e quindi sulle prognosi circa le posizioni che esse potranno verosimilmente adottare in Parlamento per avere i vantaggi o per evitare gli svantaggi; oppure le prese di posizione motivate dagli effetti (di stabilità o di instabilità) e dai rischi (di prevalenza di questa o di quella forza politica) che ogni sistema si pensa possa presentare. Intervento puntuale del costituzionalista prof. Valerio Onida sul Correre della Sera

Una buona legge elettorale è al servizio del Paese

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