Renzi sta tradendo il suo elettorato

 

Matteo Renzi si è liberato di un ingombrante Giorgio Napolitano. A parole si è detto dispiaciuto, in realtà è contentissimo. I giochi sono tutti aperti. Il regista delle operazioni future (approvazione della nuova legge elettorale, riforma del Senato e della pubblica amministrazione, decreti delegati in materia di lavoro, abolizione delle provincie, e via discorrendo) è il premier. Ormai con il 40,8% dei consensi conseguiti nelle elezioni per l’Europarlamento il ragazzo si ritiene inattaccabile, con il pugnale delle elezioni anticipate che agita ad ogni piè sospinto contro la minoranza del suo partito e  pensa di poter agevolmente restare a Palazzo Chigi fino alla scadenza della legislatura. Ritengo che l’ex sindaco fiorentino stia commettendo degli errori. E’ pur vero che è un abilissimo comunicatore, probabilmente più efficace dello stesso Silvio Berlusconi, il quale fatica a tenergli botta. Non può continuare ad insultare ci non la pensa come lui. Pochi giorni fa ha parlato di comportamenti vigliacchi di esponenti del suo schieramento, non tenendo nel debito conto cosa ha fatto lui con Enrico Letta, quando con la frase Enrico stai sereno preparava il trappolone e lo disarcionava da Palazzo Chigi. E’ lui l’uomo politico che si può  accusare di vigliaccheria (non si pugnala un amico alle spalle),  di incoerenza e di alto tradimento. Potrebbe aspettarsi risposte in linea con i suoi comportamenti inaccettabili. Renzi tratta male, malissimo i suoi avversari interni (da Bersani a Cuperlo a Civati) e i sindacati che si mettono di traverso mentre è cortese con l’amico del Nazareno Silvio Berlusconi. Gli fa i regali che mezza Italia contesta. Lo ha riportato in auge, nasconde i suoi intendimenti. Parla di trasparenza e nasconde accordi inconfessabili con l’uomo di Arcore. Strapazza il Movimento 5 Stelle che ha il solo torto di fare luce sui tentativi di approvare leggi vantaggiose per i soliti noti, per chi, ad esempio, non è in regola con gli adempimenti fiscali. Segnalo che la maggior parte delle entrate tributarie è determinata dai versamenti obbligatori dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e delle partite Iva che non cercano di frodare il fisco. Si sente ormai un uomo solo al comando e ritiene di non avere ostacoli sul suo cammino. Si ricordi che gli italiani sono imprevedibili e che se non intravedono fatti che possono essere valutati positivamente (creazione di nuovi posti di lavoro, in particolare per  nostri ragazzi, diminuzione del prelievo fiscal allentamento clamoroso. Sì, perché le tante promesse fatte, con slide varie, fino ad oggi non hanno portato nulla. Adesso Napolitano ci lascia e Matteo passa all’incasso. Dopo avere goduto di un passaggio di consegne inatteso, un anno è passato e anche i cittadini chiedono conto delle mille promesse incautamente fatte dall’uomo di Rignano sull’Arno. Enrico Letta, nel breve periodo che ha trascorso in Piazza Colonna ha fatto di più. Almeno ha portato a casa la riforma del finanziamento pubblico dei partiti. Si dirà, poca cosa, ma è meglio di niente.

Due consigli non richiesti. Renzi dovrebbe pretendere che Camera e Senato si auto riducano le prebende del 50%. Dovrebbe incidere rapidamente sui costi della politica, che non sono solo gli stipendi dei parlamentari, ma gli sprechi, colossali, che vengono registrati a tutti i livelli. Soprattutto a livello regionale. Dovrebbe ridisegnare la struttura amministrativa del nostro Stato proponendo di ridurre il numero delle regioni, da 20 a 4 massimo, eliminare gli statuti di autonomia di cui godono Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna, nonché qquella di cui godono le provincie di Trento e di Bolzano. Non possiamo più permetterci sprechi di alcun tipo. Le .leggi che prevedono privilegi inaccettabili, stante la congiuntura sfavorevole attraversata dall’Italia, tagliarli subito. Un esempio, per meglio comprendere. Il governatore della Banca d’Italia porta a casa uno stipendio che supera di tre volte quello di Jens Weidmann della Bundesbank. Ha senso? Gli italiani accoglierebbero volentieri un ridimensionamento;  il presidente della Repubblica ha un appannaggio di centinaia di milioni di euro, costa più della monarchia britannica. Tagliare, tagliare, tagliare. Invece cosa fa il nostro ragazzo? Ridisegna, a parole, le provincie (che non risultano fonti di spreco), leva ai cittadini la possibilità di scegliersi i consiglieri provinciali, dando una picconata alla nostra fragile democrazia, regala ai politici di periferia la facoltà di selezionare gli amministratori delle nuove realtà amministrative. Insomma, un pasticcio il disegno Derlio. Adesso, tra capo e collo, il caso Cofferati. Dopo avere massacrato i sindacati, dopo avere sposato le tesi confindustriali, dopo avere fatto un patto con il diavolo (il patto del Nazareno, ndr), dopo avere fatto avances mostruose ai grandi evasori fiscali, adesso rischia di frantumare le reni al suo stesso partito. Se Sergio Cofferati abbandona il Pd il danno che il premier fa a se stesso è incommensurabile. Ha implicitamente  confessato di avere stretto accordi innominabili con Silvio Berlusconi. Il che non depone a suo favore e lo espone alle critiche feroci di alcuni esponenti del suo partito. Che Renzi sia assetato di potere lo capiscono un po’ tutti in Italia. Dovrebbe riflettere e operare nell’esclusivo interesse del Paese. Il che a molti osservatori non sembra. Il fatto stesso che si sia circondato di incompetenti lo dimostra. Non è ancora troppo tardi per rimediare ma finché è in tempo valuti le proposte che possano consentirgli di riprendere per davvero la marcia riformista. Gli elettori non sono stupidi, alla prima occasione glielo faranno ben comprendere. L’opportunità Matteo l’avrà quando dovrà presentare le dimissioni del suo esecutivo al nuovo capo dello Stato. Il quale, chiunque sia, gli chiederà di formare un altro governo. Per rispetto istituzionale Renzi sarà costretto a recarsi al Quirinale per confabulare con il nuovo inquilino del Colle. Non si può sapere se nel mese di febbraio in Italia ci sarà sereno, tempo variabile o tempesta. Il clima è così strano che tutto può accadere. Renzi sappia che Palazzo Chigi non è diventato sua proprietà. D’altronde, basta fare una riflessione. Secondo gli estimatori di Silvio Berlusconi, il mago di Arcore sarebbe dovuto restare in Piazza Colonna per altri vent’anni, entro lo scorso anno il cancro sarebbe stato debellato, ecc. ecc. Quando Giorgio Napolitano ha spedito il prof. Mario Monti a Palazzo Chigi, il Paese tutto (politici di destra e di sinistra compresi) era come in trance. Ha accettato il governo dei bocconiani. Poi è stato il turno di Enrico Letta. Che è stato pugnalato dall’ex sindaco di Firenze in modo vile. Le cose, come chiunque capisce, sono andate in modo diverso. Il Paese è ancora immerso nella crisi economica più grave dal dopoguerra. L’Italia si può, e si deve, risollevare e molto dipenderà da chi si insedierà al Quirinale. Matteo Renzi è avvertito. Sergio Cofferati ha colpito e il suo pugno fa molto male. A Renzi. Al Pd. All’Italia. Il premier non sottovaluti i malumori di gran arte dell'elettorato sia di destra che di sinistra. Il fatto che alle europee abbia avuto il 40,8% dei consensi non significa che gli è stata data carta bianca e che possa fare quello che vuole. Le riforme devono essere proposte nell'esclusivo interesse del Paese e non della sua bottega, del suo PdR, partito di Renzi o del suo futuribile PdN, partito della Nazione. Non tradisca il suo elettorato. A tutt'oggi sembra che lo stia facendo. La gente non è stupida e se ne rende ben conto.

Marco Ilapi

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