Due liberalismi a confronto. Il duello tra Felice e Mingardi

E se non ci fossero i partiti estremisti, come sarebbe il Belpaese?

Come sarebbe bello un mondo senza estremismi e senza autoritarismi. Come sarebbe bello un mondo segnato dall’illuminismo e non dal fanatismo. Come sarebbe funzionale una democrazia caratterizzata, in prevalenza, dal confronto tra quelli che una volta venivano classificati come lib-lib (liberali-liberisti) e come lib-lab (liberali-laburisti). Di sicuro se ne gioverebbe la libertà dei singoli e delle moltitudini, nonché il benessere generale. Anche perché, come sottolineava Luigi Einaudi (1874-1961), negli Stati stabili le somiglianze tra socialismo e liberalismo superano le dissomiglianze (...) Il vero liberale, sottolinea Mingardi, non chiede nulla al sovrano, vuole essere lasciato in pace. Non chiede nulla perché sa che la società "statale", ossia la fascia dei detentori del potere, non è intellettualmente superiore alla popolazione governata, non foss'altro perché non possiede tutte le informazioni indispensabili per una decisione razionale e non foss'altro perché più il comando è spersonalizzato più liberale e democratica risulta una comunità umana. Il commento di Giuseppe De Tomaso.

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Putin, l’arma della bugia è più devastante delle bombe

  • Pubblicato in Esteri

Europa, attenta alle fake di Mosca!

Che le campagne elettorali siano una fabbrica di sparate, di falsità e di spot a più non posso è assodato da sempre. Basti rileggere il Manualetto del candidato – Istruzioni per vincere le elezioni scritto da Quinto Tullio Cicerone (102-43 a.C.), fratello del più celebre Marco Tullio (106-43 a.C.), per averne conferma. Nei comizi, nelle manovre e nei giochi prima del voto, la propaganda regnava sovrana, anche nell’antica Roma. E la propaganda tutto è tranne rigore logico e attaccamento alla verità. Vince chi è più bravo a far credere, avrebbe sintetizzato più tardi un altro esperto della materia, come Niccolò Machiavelli (1469-1527). E far credere significa trasformare le bugie in assiomi, in certezze, in veridicità, in proclami attendibili e credibili. Il commento di Giuseppe De Tomaso su Formiche.

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Meloni metta salute e istruzione in cima all’agenda

Cara Meloni, la luna di miele è finita: è il tempo delle scelte

L’emergenza sanitaria sembra non finire mai. Alcune regioni rischiano il collasso nell’estate appena cominciata. Mancano i medici. Quelli in corsia sono sottoposti a turni massacranti. Molti preferiscono approdare nelle cliniche private, spesso cambiando città e, talvolta, anche nazione. Le Asl sono arrivate al punto di farsi concorrenza tra loro, confezionando bandi di concorso col retropensiero di assumere medici e infermieri interessati a cambiare sede. E meno male che il Covid è andato in pensione, altrimenti una parte di italiani si sarebbe trovata di fronte a un bivio: curarsi oltre frontiera oppure affidarsi ai santi di riferimento, sperando in una loro prodigiosa intercessione (...) Lo Stato, non soltanto in Italia, sta ridiventando il protagonista della scena economica. Non vi è settore in cui non metta becco e, innanzitutto, capitali. Non soltanto a causa del golden power il raggio d'azione della mano pubblica sembra orientato ad allargarsi a oltranza. Insomma, sta ritornando lo Stato factotum, lo Stato dirigista degli anni Settanta e Ottanta (...) Il governo attuale farebbe bene a invertire una rotta avviata da decenni, farebbe bene ad aumentare i finanziamenti su sanità e istruzione, sottraendoli ad altri capitoli di minore importanza e urgenza. Sì, perché ogni Stato ha il compito-dovere di farsi trovare nel posto giusto e al momento giusto, non nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Il commento di Giuseppe De Tomaso sul sito Formiche.

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