Sono ben 102 settimane che si discute di riforma elettorale, dell'abolizione delle province, della riforma del Senato e quant'altro. Prendiamo la riforma del Porcellum. Una via d’uscita? Non certo un voto di fiducia, per blindare l’ Italicum zittendo le opposizioni in Parlamento. C’è un precedente, è vero: De Gasperi nel 1953, rispetto alla «legge truffa». Pessimo precedente, dato che la materia elettorale si coniuga alla materia costituzionale, secondo l’articolo 72 della nostra stessa Carta. E poi sarebbe come ammettere che la truffa si ripete, quando basterebbero un paio di correzioni per disarmare il truffatore. In primo luogo mettendo nero su bianco che la nuova legge elettorale entrerà in vigore soltanto dopo la cancellazione del Senato elettivo. E in secondo luogo alzando la soglia al 5%, come in Germania. O anche, perché no?, battezzando un premio di minoranza, per il partito che arrivi secondo in campionato. Così il potere incontrerà un contropotere. Renzi ha in gran sospetto ogni modifica, perché teme il riesame del Senato. Ma all’esame di Stato troverà comunque Mattarella, e dopo di lui pure la Consulta. Meglio evitare bocciature. Un editoriale di Michele Ainis sul Corriere della Sera.
I dubbi sull'Italicum renziano