Un coniglio dal cilindro del premier

Se non piace il nuovo Senato renziano, «tanto vale abolirlo» è al momento ipotesi residuale, subordinata, ma pronta a diventare addirittura linea politica, se le cose dovessero mettersi male. Ovviamente se Grasso giudicasse inemendabile l’articolo 2, come ha già fatto Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, allora tutto si sgonfierebbe in un attimo. Viceversa il premier è pronto a presentare lui stesso, cioè il governo, degli emendamenti (o farlo fare ad un pezzo del suo partito): molto più drastici di quelli che finora sono stati oggetto di divisioni e incomprensioni all’interno della maggioranza. Del resto una correzione totale di rotta del suo partito, e degli altri partiti della maggioranza, sarebbe facilmente spiegabile agli elettori: una Camera al posto di due, costi della politica dimezzati, semplificazione istituzionale. Insomma una riforma della Costituzione molto più netta e drastica, sistema monocamerale, punto e basta. L'articolo di Marco Galluzzo sul Corriere della Sera.

Renzi vuole abolire il Senato

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I verdiniani a sostegno di Renzi

Angelino Alfano ha un problema: quello di garantire, alle prossime elezioni, una quindicina di posti sicuri nelle liste del centrosinistra ai parlamentari diArea popolare (Ncd più Udc). C’è un però. Conti alla mano, infatti, il gruppo allinea oggi 69 fra deputati e senatori. Con l’accordo stretto fra il numero uno di Palazzo Chigi e Alfano ne rimarrebbero a spasso fra i 54 e i 59. Ovvio che molti di loro non l’abbiano presa bene. Durante la pausa estiva, per esempio, l’ex presidente del Senato, Renato Schifani, è tornato a calcare il terreno di Villa Certosa, residenza estiva di Berlusconi. L'articolo di Antonio Pitoni e Giorgio Velardi su Il Fatto Quotidiano.

Riforma del Senato, voltagabbana scatenati in soccorso al premier

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Renzi più forte. Chi riuscirà a fermarne la corsa?

Il rischio più grave che corre l’Italia in questa fase storica è di avere, al tempo stesso, un governo che si irrobustisce e un’opposizione che diventa sempre più debole, che si riduce a una confusa congrega di individui politicamente impotenti, agitatissimi e fastidiosamente urlanti proprio perché politicamente impotenti. Un editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera.

Il premier gongola per un'inesistente opposizione

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