Gli errori del M5S gettano Renzi nelle mani dell'ex Cav

Dopo il boom alle politiche, il problema del rapporto del leader del M5S con i media è diventato decisivo: la tivù sarà anche “morta”, ma è tuttora in grado di veicolare milioni di voti, soprattutto quelli dei non nativi digitali. Per un po’ i 5 Stelle hanno insistito con la tattica morettiana del “mi si nota più se vengo o non vengo?”, lasciando che i parlamentari partecipassero alle trasmissioni politiche protetti da una sorta di “parentesi” (in collegamento o comunque interagendo solo con il conduttore). Il risultato è stato talora surreale, per esempio il Vito Crimi che si rifiutò di rispondere alle domande di Dario Vergassola a In Onda. Dopo l’individuazione di alcuni parlamentari mediaticamente spendibili, la linea Maginot è via via caduta fino allo sdoganamento del talkshow, ad esempio Otto e mezzo eServizio Pubblico; restano invece inaccettabili MatrixQuinta colonna e Piazzapulita, dopo un’intervista di Formigli a Nicola Morra reputata scorretta.

Il M5S ad un bivio

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L'Italia anarchica che piace agli stranieri

L’imitazione dei cattivi comportamenti, in qualche caso, sopravvive ai comportamenti stessi. Prendiamo le autostrade. Noi italiani, grazie al «tutor», siamo diventati più disciplinati (con vantaggi per l’incolumità e il sistema nervoso). Molti automobilisti stranieri non lo hanno capito, e continuano a guidare in maniera sconsiderata. L’arroganza di tante targhe svizzere lanciate a bomba verso sud nasconde un atteggiamento coloniale. Come altri stranieri, quei signori fanno cose che, a Zurigo o a Losanna, non si permetterebbero mai. Resta la seconda possibilità, per noi più consolante. Per molti l’Italia è il luogo delle eccezioni comportamentali, il laboratorio degli esperimenti sentimentali, la palestra delle intuizioni, delle sensazioni e delle tentazioni. Così Beppe Severgnini sul Corriere della Sera.

Le cattive abitudini degli italiani imitate dai turisti stranieri

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Spine nei fianchi del Matteo fiorentino

Matteo Renzi sembra assai determinato. Ha costretto il Senato elettivo ad abolire se stesso, ed è come convincere i pesci rossi a togliere il tappo dell’acquario: non facile. Perché non anticipa, come suggerito sul Corriere da Ferrera, Giavazzi e Alesina, la riforma sul lavoro? Introducendo un contratto a tutele crescenti dimostrerebbe al mondo che facciamo sul serio. Le preoccupazioni, nelle istituzioni internazionali e sui mercati, ci sono: è infantile nasconderselo. Mario Draghi ha chiesto «un segnale importante a settembre»? Bene: noi mandiamolo prima. Così Beppe Severgnini sul Corriere della Sera.

Prime e serie preoccuazione per il premier rottamatore

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