A Renzi interessano i voti dei pensionati!

Le pensioni sono tornate a occupare il pensiero della politica. L’opinione pubblica è stata bombardata prima da messaggi sulla possibilità per certe categorie di lasciare il lavoro in anticipo, ricorrendo alla singolare stampella del prestito bancario, poi dalla proposta di aumentare del 30 per cento la quattordicesima alle pensioni sotto i mille euro. L'editoriale di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera

Nella testa del premier non ci sono i giovani

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Renzi prepara una legge di stabilità dal sapore "elettoralistico"

Per qualche mese il governo italiano ha avuto a disposizione una fortunata combinazione di fattori positivi. Poteva approfittarne, mettendo tutte le (poche) risorse che aveva in provvedimenti mirati e selettivi per la crescita: che significa, darli alle famiglie che ne hanno più bisogno - e che di solito trasferiscono in spesa tutti i fondi - e alle imprese che investono. Non l’ha fatto, preferendo misure più popolari. Adesso, ci risiamo con la legge di Stabilità 2017. Il governo ha limitatissime risorse, ridotte dal ridimensionamento del Pil (l’obiettivo del governo, più 1,2% nell’anno, è fuori portata) che complica la trattativa sulla flessibilità con l’Unione europea; dunque, come ha detto lo stesso Padoan, vanno prese «poche misure a favore della crescita». L'editoriale di Roberta Carlini sul Messaggero Veneto.

Le forche caudine di Renzi e Padoan

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I risparmiatori piangono, i soliti noti ridono

La legge di Stabilità del duo Renzi-Padoan è identita a quel che facevano i loro predecessori. Infatti, si sapeva fin dall’inizio come sarebbe andata a finire, del resto, sta tutta in quello che si chiama «fondo per gli interventi strutturali di politica economica»: 150 milioni a disposizione della Camera e altrettanti del Senato per soddisfare le richieste degli onorevoli. Con la presenza di quell’aggettivo, «strutturali», che conferisce amara comicità a questo serbatoio delle marchette parlamentari. 
Ecco allora spuntare, accanto a cose che molto hanno fatto discutere come i 500 euro ai diciottenni e i 100 milioni del 2 per mille alle associazioni culturali, anche 9 milioni per il comune di Campione d’Italia: dove la locale casa da gioco in dieci anni ha perso 105 milioni. Perdite, quelle sì, «strutturali». È l’emblema della morale a doppio senso di uno Stato che mentre dice di voler colpire il gioco d’azzardo ripiana le perdite del casinò di proprietà di una società pubblica. Per giunta avendo stabilito che gli enti locali devono cedere le partecipate non coerenti con l’attività istituzionale. E c’è forse qualcosa di meno coerente di un casinò? Un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

Le mance di Renzi ai soliti noti

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