La Finanziaria di Renzi viola la legge di bilancio

La vecchia legge  finanziaria è diventata cinque anni fa «legge di Stabilità», e secondo cui il provvedimento di bilancio non può contenere disposizioni localistiche o microsettoriali, oggi la seconda «legge di Stabilità» targata Renzi si avvia a salire sul podio delle finanziarie più obese della storia. È entrata infatti in aula alla Camera con 993 commi. Appena dietro i 1.364 della legge di bilancio 2007 e i 1.193 di quella dell’anno seguente. Una creatura mostruosa uscita da quello che ha definito «un suk indecente in commissione bilancio» il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta. Che però deve aver scordato l’indecenza del medesimo suk quando era il suo partito a menare la danza. Un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

Renzi e la legge di (in)stabilità, regalìe a pioggia

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Di spending review non si parla più, non interessa

La spending review non riesce mai a ridurre granché le dimensioni del bilancio pubblico, ma si conferma infalli bile nel portare alle dimissioni i tecnici ai quali il governo si rivolge per riuscirci. Perotti, uno degli economisti italiani più riconosciuti all’estero, sabato ha fatto sapere a Matteo Renzi che rinuncia al suo incarico e uscirà dalla squadra di consiglieri di Palazzo Chigi. A suo avviso, il varo della legge di Stabilità e i segnali dati anche in seguito dal governo indicano che la riduzione della spesa pubblica non è una priorità. «In questa fase non mi sentivo molto utile», ha detto ieri a «L’erba dei vicini» di Beppe Severgnini su Rai3. L'editoriale di Federico Fubini sul Corriere della Sera.

Niente spendind review, siamo in Italia

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Governo ad un bivio, dal 2017 niente più alibi

Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan ben sanno che dal 2017 non si potrà più far affidamento sullo “sconto” europeo: oltre 16 miliardi se si comprendono anche la “clausola migranti” e i 6,5 miliardi già concessi in maggio grazie alla clausola sulle riforme, che faranno lievitare il deficit del prossimo anno dall’iniziale 1,4% al 2,4% del Pil. Al netto della flessibilità europea, la legge di stabilità affida il finanziamento dei diversi interventi di spesa e di minore entrata alla spending review per 7,3 miliardi nel 2016 e a un mix di entrate una tantum (la voluntary disclosure) e strutturali come il prelievo sui giochi. La manovra è sostenibile nel medio periodo? Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha invitato ieri nel corso del suo intervento in Senato a valutare «l’impatto crescente delle misure» contenute nella legge di stabilità. L'editoriale di Dino Pesole su Il Sole 24 Ore.

Per risalire la china serve la spending review

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