Riforme, tutto cambia perché niente cambi

La tesi è corretta. Ma il tema è più ampio. Anche se la riforma del Senato si ispira al Bundesrat , la Camera alta tedesca (che in quel sistema federale rappresenta gli Stati, i Länder), resta che la Regione italiana non è affatto un Land e che, per giunta, le classi politiche e amministrative regionali non brillano, mediamente, per qualità. Conviene mettere nelle loro mani il nuovo Senato? Ciò non compenserebbe, annullandolo, il vantaggio derivante dalla riforma del Titolo V, dal recupero del controllo statale su materie oggi di competenza regionale? Così Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. 

Storia di una democrazia paralizzata

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Le difficoltà del premier sono solo all'inizio

Il governo Renzi ha fatto molte, forse troppe, promesse. Ma non basta per uscire dalla profonda crisi, anche di valori, in cui il paese è precipitato. Il suo è un ruolo forte, profetico e per ora di successo; ma può anche essere un ruolo fragile, se le tante riforme non hanno diretta coerenza con le transizioni quotidianamente in corso: siamo ad esempio proprio sicuri che le riforme istituzionali, che vogliono rivoluzionare il potere domestico, abbiano relazione con le sfide tutte ordinarie imposte dagli organi comunitari? Siamo proprio sicuri che le annunciate riforme di settore (nel mondo del lavoro, della amministrazione pubblica, nell’assetto dei poteri territoriali) siano capaci di creare una minimale, ordinaria, «tedesca» efficienza di sistema? Così Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera.

Italia, fanalino di coda i Europa non solo nel calcio

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