Il Pdr, nasce il partito di Renzi

Il giornale "Il Foglio" di giovedì scorso, in un articolo di Aresu e Garnero, ha paragonato Draghi ad Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori dell'indipendenza dell'America e ministro del Tesoro nel governo di George Washington. Una delle operazioni di Hamilton fu di considerare i debiti degli Stati dell'Unione come debiti federali. Ed è in questa stessa direzione che sta operando Draghi. Quel 20 per cento porta inevitabilmente, specie attraverso l'unione bancaria europea, alla nascita per ora parziale ma certamente evolutiva, dell'assunzione dei debiti nazionali in debito sovrano europeo con annessa garanzia europea dei depositi bancari, della vigilanza europea sulle banche e, di fatto e di diritto, alla cessione di sovranità fiscale e del bilancio unico dell'Unione monetaria e politica. Alcune di queste misure sono già in atto altre saranno l'evoluzione necessaria della costituzione dello Stato federale. Un editoriale d Eugenio Scalfari su la Repubblica. 

E' una realtà il partito della Nazione di Renzi

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Il processo di liberalizzazioni è fermo al palo o quasi

Matteo Renzi ha ceduto, non ha avuto il coraggio che a suo tempo aveva avuto Pierluigi Bersani. Ad esempio, nel campo della sanità il testo originario del Mise prevedeva l’obbligo di effettuare round periodici di accreditamento delle strutture sanitarie private (spesso vicine alla politica, come si è visto in Lombardia) in modo tale da evitare il consolidarsi di monopoli di fatto. Anche questa norma è stata stralciata. Lo stesso è accaduto per i medicinali di fascia C la cui vendita veniva liberalizzata dal testo del Mise, e che il ministro Beatrice Lorenzin (Ncd) ha bloccato. Un editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera.

Liberalizzazioni, il premier manca di coraggio

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La democrazia sta cambiando volto, anche i partiti

 Le grandi democrazie non funzionano senza leader. I leader producono beni collettivi. Naturalmente, nessuna grande democrazia è priva di meccanismi per controllare quei leader, sia a livello delle istituzioni che all’interno dei partiti. Tant’è che esse hanno governi e partiti “con” il leader, e non già “del” leader (una distinzione che sembra sfuggire anche a non pochi politologi). Non occorre avere due camere che abbiano gli stessi poteri per tenere sotto controllo il potere esecutivo. Anzi. Così come è errato assumere che spetti al potere legislativo vigilare sul potere esecutivo. Nei parlamentarismi maturi, il governo è tenuto sotto controllo dall’opposizione. Il Parlamento è il luogo dove governo e opposizione si scontrano in nome dei rispettivi elettorati e non delle proprie oligarchie. Attraverso quel confronto gli elettori possono maturare le loro opinioni. Le democrazie moderne sono democrazie elettorali di massa. Non già quei regimi di ottimati che suscitano la nostalgia dei difensori del parlamentarismo assemblearista. Un editoriale di Sergio Fabbrini su Il Sole 24 Ore.

I timori per l'uomo solo al comando

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