Sono tornati i Guelfi e i Ghibellini

Matteo Renzi è un grande bugiardo. Lo sgambetto a Letta è stato premeditato. Di rottamazione non si parla più. Pisa contro Firenze e Firenze contro Pisa. Firenze ha vinto la sua epica (mica tanto epica...) guerra contro gli odiati pisani. Così il duello all'ultima poltrona (di Palazzo Chigi) tra Enrico Letta e Matteo Renzi. L'uomo di Rignano sull'Arno conferma, in un telefonata intercettata (gennaio 2014) con il comandante della Guardia di Finanza Adinolfi, che Gorgio Napolitano è contrario e aggiunge:Berlusconi è favorevole. Il patto del Nazareno c’era già 8 giorni prima di essere siglato. L’incontro Renzi-Berlusconi è del 18 gennaio, ma fu annunciato il 16, cinque giorni dopo la telefonata.Un articolo di Vincenzo Iurillo e Marco Lillo su Il Fatto Quotidiano

Lo scontro al vetriolo tra Enrico e Matteo

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Il Pd si accinge a fare le riforme in solitudine

Questo Parlamento è il più disossato della storia della Repubblica, in cui sono uniti solo i partiti il cui obiettivo è spaccare gli altri, mentre i partiti che dovrebbero unire sono spaccati. Questa sorta di Dieta polacca, tenuta insieme esclusivamente dall’istinto di sopravvivenza, vede ancora in Matteo Renzi il suo deus ex machina, il domatore che la tiene in vita; ma ha appena perso il suo principio ordinatore, il motore primo che le aveva consentito di incamminarsi sull’impervio sentiero costituente. La morte del patto del Nazareno, a dispetto degli ingenui che ne hanno minimizzato gli effetti, è infatti qualcosa di più che un cambiamento numerico, non è solo la fine del banco di mutuo soccorso parlamentare Verdini-Lotti. Ha anche una conseguenza politica. Se l’obiettivo di cambiare la Costituzione smette di essere comune alle più grandi forze popolari, e diventa il progetto di un solo partito dominante, la conseguenza quasi inevitabile è che le opposizioni si coalizzino, e si radicalizzino. Un editoriale di Antonio Polito sul Corriere della Sera.

Riforme, Renzi sta rischiando grosso

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La scandalosa campagna acquisti del premier

La campagna acquisti del premier

Matteo Renzi deve fare mea culpa. Si sta mostrando un politico accorto e disinvolto, più vicino a Berlusconi di quanto gli italiani credano. E non solo per gli accordi del Nazareno. C'era una volta un sindaco fiorentino che si scagliava contro i "responsabili" -  Quando al governo c'erano Pdl e Silvio Berlusconi, dalla sinistra i toni erano decisamente più aspri di adesso. Anno 2010, queste nel salotto di Bruno Vespa le parole di Renzi, allora sindaco di Firenze. Matteo si rivolge con durezza a Paola Binetti, ex parlamentare del Pd appena passata all’Udc. “Dovevate avere il coraggio di dimettervi dal Pd e di dimettervi dal Parlamento perché non si sta in Parlamento con i voti presi dal Pd per andare contro il Pd. È ora di finirla con chi viene eletto con qualcuno e poi passa di là. Vale per tutti”. Rincara la dose:, “se io prendo e decido di mollare con i miei, mollo con i miei - ed è legittimo farlo, perché non me l’ha ordinato il dottore - però ho il coraggio anche di avere rispetto per chi mi ha votato, perché chi mi ha votato non ha cambiato idea”. Chissà che cosa direbbe oggi quel Renzi lì dei parlamentari di Scelta Civica o di Sel che hanno appena mollato i loro partiti per aderire al Pd.

"Se uno smette di credere in un progetto politico non deve certo essere costretto con la catena a stare in un partito - diceva lo stesso Renzi nel febbraio 2011, a proposito di Scilipoti & co -, ma questa gente, quando se ne va, deve fare il favore anche di lasciare il seggiolino". 

Tempo addietro si è scagliato contro lo scilipotismo ed il razzismo (da Antonio Razzi, transitato dalle file dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro a quelle dell’ex Pdl berlusconiano, oggi Forza Italia). Questa è una dichiarazione del premier a Porta a Porta: "Non si sta nel Parlamento con i voti presi dal Pd per andare contro il Pd. E' l'ora di finirla con chi viene eletto con i voti di qualcuno e poi passa di là... Vale per tutti, a destra e a sinistra. Se io prendo e decido di mollare con i miei, è legittimo farlo. Però allora devo anche avere il coraggio di avere rispetto per chi mi ha votato". Parole che stonano con le braccia allargate con cui sta accogliendo gli ex montiani. D'altronde, il doppiopesismo nel Pd non è limitato al leader. Ricordate cosa dicevano quando Sergio Cofferati aveva deciso di mollare il Pd per protesta contro lo scandalo delle primarie in Liguria? "Adesso lasci la sua poltrona all'Europarlamento"...

In un comizio dell’ottobre del 2012, a Novara, così arringava la folla: “Riappropriatevi della politica. Non lasciatela nelle mani dei vari Scilipoti. Noi potremo perdere le primarie, ma non perderemo la faccia". Stessi concetti sviluppati a Cagliari, qualche tempo dopo: "Non lasceremo la politica ai Batman e agli Scilipoti di turno". Altri tempi: oggi i "traditori del popolo" sono diventati, parola di Debora Serracchiani, "persone responsabili verso l'Italia". Hanno cambiato verso anche loro.

Ebbene le cose stanno evidentemente cambiando. Siccome il patto del Nazareno sembra defunto, il signore di Rignano sull’Arno ha cambiato idea. Il capovolgimento è a 360 gradi. Oggi afferma il contrario di quel che sosteneva fino al giorno in cui ha conquistato la poltrona di segretario del Pd e in particolare da quando si è insediato con un colpo di mano (leggasi pugnale) a Palazzo Chigi cacciando un incolpevole Enrico Letta.

Adesso fa scouting alla luce del sole e se ne vanta pure. Scrive ai deputati ed ai senatori di Scelta Civica ed ai fuoriusciti del Movimento 5 Stella per richiamarli all’ovile del suo Pd. Renzi ormai  ha fatto il suo partito personale, il suo governo personale, in definitiva, il partito della Nazione sembra muovere i primi passi. L’uomo è ambizioso, e questo non fa danni, anzi, è una virtù. Però prendere per i fondelli gli italiani, ebbene, questo non va. La coerenza è un valore, non un disvalore. L’ex sindaco non si preoccupa delle ricadute dei suoi disinvolti e spregiudicati comportamenti. Pur di restare avvinghiato alla poltrona di Palazzo Chigi non si fa scrupolo di smentirsi. Ma non l’incoerenza non lo preoccupa. A questo punto c’è da dire che gli opinionisti, soprattutto dell’area di centrosinistra, dovrebbero insorgere per queste giravolte renziane. Quando era Silvio Berlusconi che faceva scouting, tutto era disdicevole. Oggi che le campagne acquisti le fa Matteo Renzi, nessuno protesta. Anzi, è pratica corrente, lo hanno fatto sempre tutti, sia la destra che la sinistra. Ma non è così che si governa un Paese moderno. La chiamata alle armi (le elezioni) la si deve fare alla luce del sole, con programmi condivisi, promesse mantenute, limpidezza dei comportamenti. Per concludere, una volta approvata la legge elettorale occorre subito dopo tornare alle urne, per chiedere una valutazione dell’elettorato. Che può anche approvare il disinvolto dire fare del premier, ma può anche dissentire. Tutto questo con un voto libero e consapevole. E’ certo che il 40,8% alle europee del maggio dello scorso anno Renzi se lo dovrà scordare per sempre. Questo sarà il frutto del suo fare. Oltretutto sta anche mutando la struttura genetica del suo partito. Che non è più di centrosinistra ma di centro. In questo confermando quanto da tempo si sussurra nel Transatlantico: la Balena Bianca, spiaggiata vent’anni fa, ha ripreso il suo vagare nell’oceano della politica nostrana. E’ rinata la Democrazia Cristiana. Se mai è veramente defunta. Renzi dovrebbe davvero chiedere scusa non solo a Scilipoti e Razzi ma anche a Silvio Berlusconi.

Marco Ilapi

Sono quasi 200 tra  deputati e senatori che hanno cambiato casacca in meno di due anni di vita parlamentare. Questi gli ultimi transfughi del parlamento italiano:

Fabiola Anitori

Gennaro Migliore

Ferdinando Aiello

Michele Ragosta

Sergio Boccadutri

Claudio Fava

Salvatore Margiotta

Gianpiero Dalla Zuanna

Benedetto Dalla Vedova

Stefano Quintarelli

Andrea Romano

Irene Tinagli

Giuseppe Vacciano

Ivana Simeoni

Adriano Zaccagnini

Gianluca Susta

Alessandro Maran

Linda Lanzillotta

Pietro Ichino

Ilaria Borletti Buitoni

Carlo Calenda

Antonio D’Alì

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