Crescita, il clima è favorevole, non sprecare l'occasione

In Europa e in Italia sta andando tutto per il verso giusto? Il ritorno della crescita dipenderà da due fattori. Il primo è la capacità del governo di passare dalle promesse ai fatti: Jobs Act, riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione, spending review. Il rischio è che, anziché approfittare della congiuntura favorevole, i nostri governanti preferiscano galleggiare sulla “ripresina” che si annuncia in Europa. Sarebbe un errore, e ci ritroveremmo ben presto a pagarlo, sotto forma di minore crescita, deterioramento dei conti pubblici, e nuove tasse che ne conseguirebbero, uno scenario del resto esplicitamente contemplato nella Legge di stabilità con le cosiddette clausole di “salvaguardia” (aumenti di Iva e accise in caso di buchi di bilancio). Un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore. 

Economia Ue, il vento sta cambiando

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Stati Uniti d'Europa unica salvezza per Italia e Grecia

Sembra improcrastinabile la revisione delle istituzioni di Bruxelles. Il significato di questa richiesta è verosimilmente un passo verso l'Unione federata anziché confederata, con le relative cessioni di sovranità da parte degli Stati nazionali. Questa a me sembra la posizione più positiva tra quelle che Tsipras spera di ottenere; non riguarda solo la Grecia e dovrebbe essere quella di tutta l'Unione. Purtroppo non lo è, neppure dell'Italia, ma lo è però della Bce. Può sembrare paradossale che la spinta verso gli Stati Uniti d'Europa venga da un Paese che si trova sull'orlo d'un precipizio e grida anche nelle piazze la propria disperazione. Potrebbe esser messo in condizione di uscire dall'euro e chiede non solo flessibilità e soccorso monetario ma addirittura la nascita di uno Stato che si chiami Europa ed abbia i poteri finora dispersi su 28 Paesi. Se si verificasse su questo punto una coincidenza politica tra Tsipras e Draghi, anche l'adempimento degli impegni economici della Grecia diventerebbe più facile. Ma gli avversari sono molti, anzi tutti, Renzi compreso: i governi nazionali non vogliono perdere la loro sovranità. Un editoriale di Eugenio Scalfari su la Repubblica. 

Grecia nei guai e l'Italia pure

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Ue incapace di concepire strategia di crescita

La Grecia è in grosse difficoltà. Ha un indebitamente incredibile, ha truccato i conti ma non ha fatto tutto da sola. Quando nel 2010 si scoprì che il deficit pubblico greco non era del 3 ma del 13 per cento, a sbagliare non furono solo i politici locali che, con l’aiuto di Goldman Sachs, avevano occultato i veri numeri. A fallire furono anche le istituzioni europee: prima di tutto Eurostat, l’istituto statistico incaricato di «bollinare» le cifre fornite dai singoli governi, ma anche l’Europa politica. Un’Europa che aveva cominciato ad applicare la sua algebra del 3 per cento e dei suoi decimali ai deficit pubblici dei vari Paesi membri, salvo consentire rilevanti deviazioni interpretative dei trattati a grandi Paesi fondatori come Germania e Francia. Da allora è cambiata la Commissione e sono cambiati i leader politici nazionali. Ma — malgrado recenti aperture verso una maggiore flessibilità — l’Europa che nella persona del presidente Juncker offre una mano formalmente amichevole alla Grecia è la stessa entità oggi incapace di concepire una strategia di crescita per il futuro che vada oltre un modesto piano di supporto agli investimenti infrastrutturali. Un editoriale di Francesco Daveri sul Corriere della Sera. 

Grecia: la crisi si è aggravata anche per colpe Ue

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