Medio Oriente sempre più nel caos

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In Medio Oriente prende forma il primo vero cambiamento di alleanze dopo la Guerra Fredda, con gli Usa quasi fermi, l’Isis che corre, l’Iran che tende due mani all’America, l’Arabia Saudita che si emancipa in odio all’Iran, Israele che assiste sempre più inquieto, l’Europa che è incapace di entrare davvero in partita? La cornice, certo, è la lotta inter-islamica tra sunniti e sciiti. Ma le onde d'urto che ne provengono giungono ovunque, nella Nigeria di Boko Haram, nel Sahel qaedista, nel Sinai, nella Libia dove il caos è alimentato dai finanziamenti di Turchia, Emirati, Qatar, Arabia Saudita, Egitto. Un articolo di Franco Venturini sul Corriere della Sera.

Fermare l'Isis è possibile. Lo si vuole?

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Terrorismo islamico, l'Europa deve reagire

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Per il vecchio Continente si avvicina una prova decisiva. Siria, Libia, Tunisia, cioè la sponda meridionale del Mediterraneo, cioè il confine marittimo dell’Unione. Come non accorgersi che prima che agli Stati Uniti è a lei, a noi, che è rivolta la sfida islamista? Dunque le imprevedibili accelerazioni della storia impongono oggi all’Europa ciò a cui essa si è finora sempre rifiutata: di essere un soggetto politico vero. Vale a dire con una vera politica estera; con un vero esercito. E con veri capi politici: gli unici che nei momenti cruciali possono fare scelte coraggiose, costruendo altresì intorno ad esse il consenso necessario. Un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

Lotta contro l'Isis, l'Europa è assente

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La democrazia è a rischio

La democrazia partecipata, cioè col consenso del popolo e l'esercizio dei suoi diritti, è in forte declino. Questo fenomeno varia da paese a paese sia nelle forme sia nelle date in cui quel fenomeno ebbe inizio, ma il processo di decadimento è generale in tutti i continenti che compongono il nostro pianeta. Per noi il decadimento cominciò una trentina d'anni fa ed è andato aumentando nel ventennio berlusconiano ma, continua ad aumentare sempre di più. Il fenomeno si manifesta soprattutto in Occidente dove le democrazie partecipate sono nate e si sono sviluppate. Il sondaggio accenna anche alle cause che fanno da sottofondo al fenomeno ma in questo caso non si tratta più di sondaggio bensì di interpretazione dei sondaggisti. La causa si chiama indifferenza, soprattutto da parte dei giovani. O addirittura lo si può chiamare nichilismo. I giovani non si interessano alla politica né alla storia e al lascito di esperienze che il passato consegna al presente e si disinteressano anche del futuro. Un editoriale di Eugenio Scalari sula Repubblica.

Troppi fronti aperti per il rottamatore Renzi

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