Potrà (o vorrà) Putin aiutare l'Europa?

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Molti occidentale invocano un'alleanza con Vladimir Putin e la parola d’ordine del momento, una delle poche cose su cui tutti paiono essere d’accordo nel caos di notizie, ideologie e prese di posizione del dopo-Parigi. Senza i russi la vittoria sull’Isis è impossibile, sentenziano politici ed esperti, e l’esperienza di Mosca nel combattere l’islamismo più radicale è impagabile. I russi hanno sperimentato tragedie come quella di Parigi anni prima, e la strage al teatro della Dubrovka, con il commando che irrompe nella sala in mezzo a uno spettacolo, sembra aver scritto il copione per il massacro al Bataclan. 

Lotta all'Isis, i rischi per l'Ue di un soccorso russo

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Un'Europa divisa come può affrontare l'Isis?

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È assai probabile che l’Europa, in breve tempo, sia di nuovo pronta a dividersi fra due fronti ugualmente insensati; da un lato, il fronte di chi vuole fare di tutta l’erba un fascio, prendersela con tutti i musulmani (sarebbe un favore allo Stato Islamico, getterebbe fra le sue braccia anche gente che avrebbe fatto altro) e, dall’altro lato, il fronte di chi pretende di trattare l’estremismo terrorista come un fatto estraneo all’islam e comunque isolato. Come la prima, anche questa seconda posizione si risolve in un favore per gli estremisti: impedisce di mettere a nudo, e combattere, le affinità cultural-ideologiche fra la minoranza jihadista e settori più ampi del mondo musulmano. Se quelle affinità non ci fossero, ad esempio, non ci sarebbero stati (come osservava Giles Kepel sul Corriere di ieri), i tanti consensi registrati a suo tempo nel mondo islamico per l’azione contro Charlie Hebdo . Né certi giornali del mondo arabo avrebbero potuto permettersi in questi giorni di pubblicare vignette satiriche contro la Francia aggredita. L'editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera.

Lotta all'Isis, le confusioni dell'Occidente

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La Turchia da che parte sta?

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Erdogan è uno dei prìncipi dell’ambiguità mediorientale presenti al G-20 di Antalya. La guerra al Califfato è una vicenda in cui la Turchia ha giocato un ruolo essenziale con la complicità delle potenze occidentali e di quelle sunnite che in Siria hanno condotto un conflitto per procura all’Iran sciita. La svolta sono stati i negoziati sul nucleare con Teheran che hanno alimentato ancora di più la preoccupazione delle monarchie del Golfo per l'influenza iraniana. (...) La realtà è che il Califfato faceva comodo come mezzo di pressione per convincere gli iraniani ad arrivare a un accordo. Mentre si negoziava con gli ayatollah, la Francia ne approfittava per vendere aerei e centrali nucleari all'Arabia Saudita che negli anni precedenti si era compiaciuta del grande numero di jihadisti francesi ed europei che dall'ospitale confine turco andavano a combattere Assad. L'editoriale di Alberto Negri su Il Sole 24 Ore.

Il doppio gioco della Turchia di Erdogan

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