Le ipocrisie e le falsificazioni della storia

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      Finchè certe affermazioni o opinioni mistificanti provengono dalla bocca di una persona qualsiasi, senza nessuna esperienza o ruolo pubblico, le si può al massimo compatire come manifestazioni di ignoranza. Se invece provengono da degli uomini politici, per di più con incarichi di tipo diplomatico, la responsabilità delle affermazioni è ben più grave.

     E’ il caso di varie dichiarazioni a proposito dell’Ucraina, rilasciate recentemente dalla senatrice italiana Emma Bonino, già ministro degli esteri nel 2013, che si allineano alla retorica dilagante e che continuano a legittimare e quindi a diffondere l’omertà nonché disinvolti stravolgimenti dei fatti.

    Le dichiarazioni non brillano per originalità e vanno dalla conclamata “annessione” russa della Crimea all’innocenza della NATO che, secondo la Senatrice, non avrebbe affatto mire aggressive nei confronti della Russia. Ovvero, i timori di Putin riguardo all’espansione sarebbero “un alibi” (sic). Il copione degli innocenti da una parte e del cattivo dall’altra, senza neanche un minimo di grigio, è patetico e degno al massimo di un romanzo d'appendice. E pensare che la senatrice in questione continua a detenere cariche delicate e che ha un'esperienza diplomatica! Purtroppo, la maggior parte del pubblico è distratto, ha problemi di bollette della luce, del gas, dell’affitto, dei figli da mantenere e non ha evidentemente il tempo di verificare e controllare retoriche e slogans di questo tipo. Risultato: chi sta sul podio o sulla “poltrona” si sente in dovere di dire quello che gli pare. La Televisione e il filtro dei mass-media sono una sorta di scatola magica da cui escono proiezioni che ipnotizzano i creduli. Le Sibille e gli Oracoli dei tempi moderni.

     Limitiamoci ai due punti sopra-menzionati, giusto per non approfittare della pazienza di chi legge. 

     Incominciamo dal cosiddetto “alibi”.

     La psicologia conta. Alcuni eventi lasciano tracce nella memoria collettiva. L’ossessivo e malevolo accerchiamento NATO della Russia è un dato di fatto ed è lampante, salvo che  per gli ipocriti da una parte e per i mentalmente anemici dall’altra. Meno noto, il particolare che per secoli le minacce e invasioni della Russia avvennero proprio da est, attraverso l’Ucraina. Polacchi e Lituani riuniti  - era ancora il tempo del Commonwealth Lituano-Polacco - penetrano in Russia nel 1611 ed arrivano fino a Mosca, da dove saranno ricacciati. Nuovamente, sempre attraverso i territori a nord dell’Ucraina, oggi chiamati Belarus, Carlo XII di Svezia invade la Russia nel 1700. Invasione fallita, perché i Russi adottano la tattica della terra bruciata e continuamente si ritirano. Ci riprova Napoleone nel 1812, seguito a distanza di un secolo da Hitler nel 1941. Sempre dall’Ucraina…

     A parte l’invasione mongola che peraltro avvenne molti secoli fa, la Russia non dovette mai proteggersi né da est né da sud. Gli Ottomani non ebbero infatti la forza di spingersi in alto fino alla Moscovia.

     In altre parole, con le sue pianure facili da attraversare, l’Ucraina è stata da secoli il ventre molle del sistema difensivo geografico della Russia, cosa che spiega il nervosismo di Mosca negli ultimi decenni di espansione NATO e il definitivo precipitare della crisi. Chi continua a sottovalutare questi aspetti geopolitici appartiene probabilmente alla razza degli struzzi (ma si tratta di un eufemismo). Il chiacchericcio del giornalismo prezzolato e dei laudatores temporis acti sta ora evocando i biechi disegni di resurrezione dell’Unione Sovietica da parte del "nuovo zar" (alias Vladimir Putin). Non potrebbe esserci una corbelleria più grande. La Russia non ha nessun interesse ad ingrandirsi e ad annettere l’Ucraina o altri stati contigui a est, visto che così si ritroverebbe sul muso i missili della NATO, che è precisamente ciò che vuole evitare. Semmai, vuole un’Ucraina neutrale. Un cuscinetto. Vista con occhio spassionato, la logica dell’invasione dell’Ucraina sta tutta nel tentativo di prevenire istallazioni militari ostili nel suo territorio. E questa non è un'illazione o un'ipotesi: è già avvenuto in Romania e Polonia.

       Una quantità di studiosi e uomini politici americani, più onesti e saggi dei loro colleghi, misero in guardia le varie Amministrazioni dalla forsennata e paranoica espansione  della NATO a est degli ultimi decenni, ma senza risultato. Per questo, le responsabilità di questa guerra assurda e inutile vanno distribuite in parti ineguali fra Washington  - la fetta più grossa - Mosca, Bruxelles e anche Kiev, che è stata al gioco per anni. Essa non sarebbe mai iniziata, se non vi fosse stata nessuna NATO a fomentarla e che fra l’altro non si decide a defungere. Dal suo salvifico funerale - ojalà, direbbero gli Spagnoli - con tanto di previo divorzio atlantico, potrebbe nascere un’Europa nuova e migliore, perché più libera, e magari un matrimonio meno assurdo e più logico di quanto molti non pensino: una “federazione euro-russa”. La geografia, la storia, la cultura e l’economia la richiamano irresistibilmente. Il matrimonio atlantico in vigore non poteva essere più cervellotico e senza reali affinità.     

        E’ probabile che l’ipotesi sopra formulata rimanga per il momento solo un’utopia, ma  è sempre bene sperare. In fin dei conti, ora che fortunatamente il Comunismo con le sue cappe di piombo e i suoi fanatismi è scomparso in Russia, per quale motivo gli Europei dovrebbero respingere un vicino di casa dopo aver convissuto more uxorio per 70 anni con qualcun altro dall’altra parte dell’oceano? Molti trascurano il fatto che gli irrigidimenti della Russia dal punto di vista istituzionale e della libertà di espressione sono influenzati in modo difficilmente sotto-stimabile dalle continue campagne anti-russe e anti-regime degli ultimi decenni. L’animale cacciato si chiude a riccio e i suoi aculei diventano più taglienti o ringhia. Una questione di biologia prima che di autocrazia. Paradossalmente, il vero problema starebbe nel guadagnare la mano e la fiducia della donzella per decenni (o secoli?) vilipesa e guardata con sospetto. A questo proposito, l'avverso e secolare ruolo della Gran Bretagna è stato nefasto. 

       In ogni caso, i moralisti e gli ipocriti che ora stanno lanciando lo slogan di un “Putin criminale di guerra” farebbero bene a esaminare i panni infinitamente più sporchi dei pseudo-agnelli di turno. Tutti dimenticano che l'invasione americana dell'Iraq fu una vera e propria aggressione senza motivo di uno Stato sovrano e e avvenne senza il consenso dell'ONU. Come se quindi non bastassero i disastri e le immani rovine provocate in Iraq e Libya, è di questi giorni la notizia, sempre più attendibile e non smentita dagli stessi Stati Uniti, che in Ucraina esistono misteriosi laboratori batteriologici sotto la supervisione americana. L’ubiquità di questa nazione è prodigiosa! Non è escluso che possieda basi anche nel deserto del Kalahari. Come mai gli Stati Uniti si sono precipitati a gettare grido di allarme riguardo alla possibilità che i Russi se ne impadroniscano? Se sono dei laboratori innocenti, perché preoccuparsi, se cadono in mano a costoro?

       Un’altra recente notizia, diffusa non dai Russi ma dal Times e dal New York Times, riguarda la neanche tanto inattesa rivelazione che per anni il cosiddetto Talon Anvil, una speciale unità dell’esercito americano, oltre ai guerriglieri dell’ISIS, bombardava a piacere anche i civili in Siria e in Iraq. Quanti furono i morti? Nessuno lo sa di preciso o lo dice, ma le stime vanno dai 1400 ai 13.000.

       Nessun furore collettivo in proposito. Nessuna sanzione. Niente melodrammatiche manifestazioni di solidarietà. La Senatrice non ne parla. Due pesi, due misure.

      Il secondo punto, peraltro esemplare e che la dice lunga sulla paranoia in atto, riguarda il noioso ed esilarante ritornello della fantomatica “annessione” della Crimea.   

     Se ci si prende il disturbo di sfogliare qualche libro di storia, apparirà subito chiaro che il ritornello, lanciato vari anni fa e che continua a cinguettare imperterrito, è un colossale abbaglio nonché una spudorata falsificazione della storia, legittimato in primis dalla classe dirigente Ucraina, che dovrebbe sapere le cose meglio di chiunque e che invece ha soffiato e continua a soffiare sul fuoco con accorata simpatia dell’Europa, che vuole infliggere punizioni economiche anche i gatti russi e non sa che esiste un implacabile Convitato Di Pietra: la globalizzazione con le sue camere comunicanti. Di solito i burocrati e i pseudo-uomini politici dilettanti e improvvisati provocano disastri.

     Cosa c’entrano storicamente, geograficamente ed etnicamente gli Ucraini con la Crimea? NIENTE.

     La banale verità è infatti che la Crimea non ha mai fatto parte delle terre storiche del Principato di Kiev, chiamato un tempo Rutenia e corrispondente in parte all’odierna Ucraina. Il cuore del Principato fu sempre verso il Baltico, con oscillanti estensioni e riduzioni a est e a ovest, ma mai a sud. I territori prospicienti il Mar Nero, e quindi la Crimea, furono sempre occupati da popolazioni turche provenienti dall’Asia centrale, come i Cumani, i Khazari o i Peceneghi. Dopo le invasioni mongole del XIII secolo, che siglarono il crollo del Principato, furono poi i Tartari a insediarsi definitivamente nella penisola, fondandovi uno Stato (il Khanato di Crimea) vassallo dell’Impero Ottomano e che durò dal 1441 fino al 1782. Sconfitti i Tartari e diventata territorio russo dal 1785, dopo la rivoluzione la Crimea sarebbe poi diventata una piccola repubblica autonoma all’interno dell’Unione Sovietica. Insomma, nessun passato nazionale ucraino. Nessun giustificante irredentismo etnico-geografico. Come noto, nel 1954, sostanzialmente motu proprio, la Crimea fu tuttavia trasferita all’Ucraina. Perché? Come si fa a cedere una repubblica come se fosse un mobile?

      Come mai Chruscev prese tale balzana decisione, ritenuta dallo stesso Gorbaciov un errore, rimane insomma un mistero, visto che già nel 1937, la popolazione ucraina propriamente detta della Crimea era pari solo al 10% (!), rispetto al 23% di Tartari e al 42% di Russi, percentuale, quest’ultima, poi destinata ad aumentare massicciamente nei decenni successivi. Il mistero s’infittisce ancora di più, considerando l’importanza strategica della penisola, con i suoi porti che vigilano sul Mar Nero nato-izzato a sud, e le sue reminiscenze eroiche (il sanguinoso assedio e poi distruzione di Sebastopoli nel 1855). Insomma, una stupidaggine senza né capo né coda. Chi l’ha detto che gli uomini politici non ne commettono? Ovviamente, Chruscev non poteva neanche immaginare che i ricevitori del regalo avrebbero un giorno brigato per allearsi con nazioni palesemente ostili alla Russia.

       Questi i numeri e questi i dati.

       Il referendum del 2014 con l’83% di preferenze per il ricongiungimento con la Russia, è insomma l’ovvio e prevedibile ritorno a un'identificazione territoriale storicamente ed etnicamente più fedele.

       Cos’altro è dunque l’ostinata insistenza sulla presunta annessione dell’Ucraina se non una goffa e pretestuosa falsificazione della storia?

       Antonello Catani, 18 marzo 2022

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Lettera a una Signora sull'Ucraina

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       Gentile signora, Lei mi ha scritto  a proposito dell’Ucraina e di quanto vado dicendo in proposito in vari articoli. Mi scrive di essere inorridita per l’invasione in corso, per  le perdite di vite umane  e che bisognerebbe “uccidere” Putin. Non è l’unica che lo afferma. Mi dispiace dirLe che Lei non è in buona compagnia.

      Non dubito della Sua buona fede e so che Lei non fa parte del coro degli invasati, degli imbecilli, degli ipocriti e dei lacchè che si agitano in questo teatro di mistificazioni e di marionette, i cui fili sono tenuti da un burattinaio oltre Atlantico. Sta emergendo l’animalesco spirito del branco, che ha bisogno di capri espiatori e di paria, un razzismo strisciante e neanche tanto tacito. Lo testimoniano affermazioni tipo quella del funzionario ucraino che dichiara alla BBC: “Europei con i capelli biondi e gli occhi celesti vengono uccisi”. Un nuovo Rosenberg? E la petulante e sussiegosa BBC, che giornalmente si vanta che “I Grandi del mondo parlano con noi”, se ne sta zitta.  E che dire della Presidente della UE, secondo cui “l’Ucraina è una di noi”? Come dire che tutti gli altri sono incivili. Si potrebbero aggiungere altri esempi. Il clima ricorda irresistibilmente quello del nazismo in ascesa.

       Al coro di condanne vocali e sanzioni economiche si uniscono ora anche le tech corporations, che fanno quindi le sante pur non pagando le tasse. Senza menzionare ineffabili entità come Facebook o Twitter, che stanno trasformando il mondo in un pollaio e un ovile, oppure le torme di scalmanati pronti a fare i Rambo in Ucraina contro i cattivi Russi. Ci sarebbe da ridere, se il tutto non fosse una delirante paranoia.

      Ma proprio per questo le Sue affermazioni sono preoccupanti, perché esemplificano fino a che punto l’attuale stravolgimento dei fatti e la miopia stanno coinvolgendo anche persone tranquille e animate da buoni propositi come Lei.

     Nella Sua lettera si accenna solo di sfuggita all’espansione della NATO e al fatto  che è stata “un errore”. E’ convinta che gli Stati Uniti  non “dovrebbero fare il gendarme del mondo” ma che almeno “sono una democrazia”.

     In altre parole, anche Lei dà per scontata l’esistenza di un organismo che ne ha combinate di tutti i colori negli ultimi decenni. Si è chiesta come mai la NATO sia così preziosa per gli Stati Uniti e perché essi continuino ad usare un lessico preistorico punteggiato da “l’Occidente” e “gli Alleati”? La ragione è semplice: in questo modo possono compiere invasioni spalleggiate. Una mefistofelica mimetizzazione…Hanno imparato dalla Corea e dal Vietnam, dove agivano troppo da soli. Le azioni di gruppo legittimano. 

     Del resto, sulla fisiologica aggressività di questo organismo psuedo-pacifista non ci sono dubbi già a livello europeo. Se così non fosse, non si capisce perchè ancora esiste, anche dopo la scomparsa dell’Unione sovietica, e perché i suoi membri siano passati dai 12 iniziali agli attuali 30. Rimane il fatto che col comodo cappellino di gruppo della NATO gli Stati Uniti hanno impunemente e criminalmente effettuato invasioni in Afghanistan, Libya, Iraq e Yemen, che sono costate milioni di morti. Una barbarie e una vergogna di cui tutti ora si dimenticano.

       Certo, anche i Sovietici invasero a suo tempo l’Afghanistan, ma fu un’invasione che essi per primi pagarono cara e che non a caso coincise quasi con la caduta dell’Unione Sovietica. La NATO non ha pagato caro per le sue imprese di supposto salvataggio e anzi si è espansa. Le sue “missioni di pace” (!) sono al contrario costate milioni di vite (degli altri).

       Lei non mi ha citato questi eventi, che pullulano di cadaveri di civili, di bambini, di profughi. Non mi ha infatti detto, per esempio, che bisognerebbe uccidere un Bush di turno, reo dei massacri in Iraq. Non dovrebbe dire le stesse cose anche per costui? Ma lui adesso fa il pittore.. E che dire delle guerre di Obama e della farsa del premio Nobel a lui conferito?

       Del resto, se gli Stati Uniti fossero la mite democrazia di cui Lei parla, come mai il Paese è teatro di continue stragi, di inaudite brutalità nei confronti dei negri e il cinema americano diffonde pellicole dove regna sovrana la violenza? La violenza così spesso scaricata all’estero nasce in casa. E come mai vanta decine di milioni di poveri? Come mai in tale supposta democrazia – la famigerata ma falsa “opportunità per tutti” -  la forbice fra ricchi e poveri continua a crescere ? Come mai il suo budget militare è pari al PNL di uno Stato come la Turchia, oppure della Grecia, del Portogallo e della Repubblica Ceca messe insieme, oppure del Sud Africa, dell’Algeria, del Marocco, del Kenya, del Marocco e dell’Etiopia messe insieme? Che se ne fanno di tante armi? Perchè i maggiordomi europei degli Stati Uniti non parlano mai del complesso Militare-Industriale che governa gli Stati Uniti?

      Mi creda, ci sono buoni motivi per dubitare della presunta innocenza e del candore democratico di tale nazione. L'anti-americanismo è l'accusa tipica dei pigri mentali, degli ipocriti e degli ignoranti.

      Del resto, chi di fronte a simili critiche se ne esce con le trite accuse di anti-americanismo, ha quasi sempre una scarsa conoscenza di quel Paese e magari non ha mai assistito a una sessione del Congresso; non sa dove sta il Dakota e a chi fu rapinato; non sa o fa finta di non sapere che tutti gli Stati della costa occidentale degli Stati Uniti erano prima territorio messicano (quindi invasi e occupati con la forza); che gli Stati Uniti inviarono nel XIX secolo le cannoniere (il Commodoro Perry) in Giappone per costringerlo ad aprire le frontiere commerciali e poi ai primi del 1900 altre nuovamente in Marocco come ginnastica mediterranea… Gli Stati Uniti uscirono dalla crisi del 1929 grazie alla mobilitazione totale nella II Guerra Mondiale. Una manna. La vittoria in Europa nel 1945 fu la definitiva iniezione di droga paranoica. Da quel momento in poi, anziché dedicarsi con maggior impeto e risorse alle ricerche spaziali, vero futuro dell’umanità, essi  si sono assunti il ruolo del ficcanaso e destabilizzatore planetario (eufemisticamente chiamato “gendarme”). Sia i Repubblicani che i Democratici, e quindi entrambi gli schieramenti politici, si sono sempre trovati curiosamente uniti nel portare avanti il suddetto ruolo, da Nixon a Bush, a Clinton e ad Obama. Come dire che non è una questione di uomini ma di clima nazionale. Ovviamente, come un George Kennan o un Noam Chomsky insegnano, non tutti gli Americani soffrono di tale paranoia, ma sono una sparuta minoranza. Ancora di queste ore un inviato speciale americano si sente in dovere di ammonire Pechino a non fornire armi ai Russi perchè altrimenti "ci saranno conseguenze". Incredibile. Tanta è l'arroganza che gli Stati Uniti non si rendono conto di essere ridicoli.

      Questo, per dirLe che la questione ucraina è solo un episodio di una vicenda di gran lunga più ampia, cosa che i più fanno finta di non capire.

       E’ in tale più ampio contesto che va letta la sciagurata situazione attuale, provocata e stimolata, anno per anno e giorno per giorno dall’insana e miope russo-fobia americana che ha spinto un Putin di turno con le spalle al muro, mentre la Cina stava e sta a guardare. Una colossale malafede, miopia, smania di protagonismo.

      E’ facile e ovvio dire che la guerra non si fa e che bisogna sedersi al tavolo, ma i primi a non sedersi al tavolo sono stati gli Europei, gli Stati Uniti e la stessa Ucraina, che ora sta pagando, nel male e nel bene, il prezzo delle sue reiterate richieste d’ingresso nella NATO e continua imperterrita a richiedere una catastrofica no-fly zone. L’invasione russa era la prevedibile (e prevista) risposta a tali richieste. Ha solo preceduto la futura istallazione di missili NATO anche in Ucraina, così come è avvenuto in Romania e Polonia. Tutti questi morti inutili, queste distruzioni sono materialmente opera dei Russi e sono sicuramente deplorabili, ma altri sono gli autori "morali". Siedono a Washington e a Bruxelles e fanno gli agnelli e gli innocenti.Ma nessuno o pochi lo dicono. Lei non lo fa.

      Con tutto il rispetto per i morti attuali, difficile dunque scagliare la prima pietra e ingiusto addossare le colpe a un uomo solo. Si ricorda come avevano reagito gli Americani con i missili sovietici a Cuba? Assieme al burattinaio americano e agli scialbi e servizievoli leader (alias maggiordomi) europei, anche i dirigenti ucraini non sono meno colpevoli dei Russi che li hanno invasi. Solo degli irresponsabili e degli incompetenti potevano ignorare che la richiesta di ingresso nella NATO era un palese atto di ostilità nei confronti della Russia. Era meglio se Zelensky si occupava di altre faccende piuttosto che di politica. E’ il colmo che solo ora ammetta di abbandonare il proposito di entrare nella NATO. Non poteva pensarci molti mesi fa e sedersi a discutere civilmente con Putin? 

       E’ difficile prevedere lo sviluppo di questa guerra in cui a rimetterci non saranno gli Americani ma gli Ucraini, gli Europei e i Russi. Né Ucraini né Americani hanno fatto il minimo sforzo (e continuano a non farlo)  per riconoscere le esigenze di sicurezza reciproca della Russia. Anzi, non potendo invadere essi stessi la Russia, come sono soliti fare  - i Russi hanno un arsenale atomico - con cocciuta determinazione gli Stati Uniti continuano a soffiare nel fuoco di questo conflitto per interposta persona, rifornendo di armi l’Ucraina, così come fa il pittoresco (un eufemismo) Boris Johnson, che gli Inglesi – non si capisce come - continuano ad accettare come primo Ministro. Sembra che gli uomini politici degli ultimi decenni siano un parto sfortunato. Sfrontati seminatori di disastri, opportunisti, abili conferenzieri e pronti a defilarsi al momento della bufera oppure scialbi, succubi, senz'arte nè parte.

      Insomma, cara Signora, il problema non è Vladimir Putin, che Lei vorrebbe eliminare. Molto verosimilmente, anche un altro avrebbe reagito allo stesso modo, inclusi gli Americani se si fossero trovati nelle stesse condizioni. Il vero problema di fondo non è la contingente crisi ucraina ma la pretesa degli Stati Uniti di ficcare il naso dappertutto e in particolare la loro paranoica russo-fobia che ora sta dilagando nel mondo come un’infezione. Gli scriteriati del momento, specialmente in Europa ma non solo, farebbero bene a riflettere sui loro invii di armi all’Ucraina, sul potenziamento di uomini e mezzi militari nei Paesi NATO limitrofi, sugli effetti delle sfrenate e isteriche sanzioni scatenate nei confronti della Russia. La loro dabbenaggine e irresponsabilità sono – incredibile ma vero - addirittura superiori  al loro servilismo. Dovrebbero consultare un aborigeno australiano esperto di boomerang. I contro-effetti di questa frenesia collettiva rischiano di essere più devastanti di quanto i più suppongono.

Antonello Catani, 14 marzo 2022

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