Ci risiamo, guerra per la Cdp e Rai

Al cronista di lungo corso torna alla mente quel galantuomo di Renato Ruggiero, ambasciatore, alto funzionario della Commissione Ue, manager e ministro degli Esteri – tecnico, si diceva già allora, 2001 – nel secondo governo Berlusconi. Incarico nel quale durò appena sei mesi per poi essere dimissionato per insanabili contrasti con la Lega di Bossi su rapporti con Bruxelles e moneta unica, ma guarda un po’. Illustre precedente. Il commento di Bruno Manfellotto sul Mesasggero Veneto.

Lega e M5S si scannano per le poltrone che contao

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Mogherini, Lady Pesc a sua insaputa?

Federica Mogherini avrebbe dovuto essere presente a Minsk per rappresentare la posizione dei 28 Paesi facenti parte dell'Unione Europea quanto meno a fianco di Angela Merkel e François  Hollande. Invece niente. La Mogherini è scomparsa, non l'hanno interpellata e la Lady Pesc, alto rappresentante della politica estera europea, è rimasta a Bruxelles. Nessun editorialista ne parla ma uno degli insuccessi più clamorosi di Matteo Renzi è stato quello di avere preteso a nomina a ministro degli esteri dell'Unione Europea di Federica Mogherini. Oltre a quello di avere assegnato portafogli del suo esecutivo personalità di seconda e tripla fila come Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Federica Guidi. Ma tant'è. Il politologo Giovanni Sartori alcuni anni fa, scrivendo della qualità dei componenti del governo Berlusconi quater, aveva riferito di livello assai modesto dei membri di quell'esecutivo. Renzi si è solamente ripetuto. L'Europa non esiste e quel che sta accadendo in questi giorni, in queste ore lo dimostra. Federica Mogherini sembra impegnata in incontri diplomatici con scarsa rilevanza politica. Eppure, Matteo Renzi ne aveva propagandato la nomina a Bruxelles come un grande successo, facendoci pure dimenticare lo scotto pagato: l'assenza di esponenti italiani nelle caselle che davvero contano, quelle economiche, nel Consiglio e nella Commissione. Ovvio: bisognava far digerire il nome della Mogherini, ritenuta dai nostri partner inadeguata al ruolo per insufficienza di curriculum. Ci vollero mesi per convincerli. In cambio, l'Italia abdicò a poltrone più rilevanti e concrete, come quella di Commissario UE all'Agricoltura o, forse, alla possibilità che Enrico Letta, sostenuto da Londra, Parigi e Berlino, diventasse presidente del Consiglio Europeo. Il paradosso è che la Mogherini è contenta così e lo dichiara: "Il mio riferimento sono i ministri degli Esteri". Le seconde linee, non. i capi di Stato e di governo. In compenso,ha spiegato a la Repubblica che comunque segue "passo per passo in contatto costante con Berlino questo tentativo. Merkel e Hollande sono portatori di una proposta autenticamente europea". E sarebbe il colmo che non fosse così. Di fatto Angela Merkel e Francois Hollande hanno dimostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, che il ministro degli esteri europeo non esiste o, se esiste, non conta nulla. Come non ha particolarmente inciso nel prese cedente governo europeo l'ultima Lady Pesc, la Margareth Asthom, figura assolutamente anonima, a giudizio unanime di tutti, in Gran Bretagna (il Paese di elezione), prima di tutto, poi in tutta Europa. La Mogherini rischia di fare la stessa fine. Un successo per Renzi la sua nomina? No, certamente un intoppo non da poco. E se il premier continua ad operare scelte di questo spessore, al 2018 non vi arriverà indenne, ossia alla guida di un esecutivo di scarso peso ed efficacia. Prima lo capisce, prima saprà prendere ne necessarie contromisure. Il governo deve avere un orizzonte nitido. Cosa che non è. Il premier non può pensare di realizzare una politica economica che accontenti il centrosinistra ed il centrodestra contemporaneamente. O sceglie un percorso o ne sceglie un altro. La politica estera del suo governo è fragile, affidata ad un brav'uomo come Gentiloni che non sembra in grado di essere incisivo. Sarebbe stato preferibile una personalità come Massimo D'Alema, per fare il nome di un esponente del partito democratico. Renzi ha operato, nella scelta dei suo collaboratori a Palazzo Chigi, come aveva operato Silvio Berlusconi. Di cui dimostra ogni giorno di più di essere il continuatore. Ricordate quando aveva, nel suo secondo ministro degli governo, come ministro degli esteri il competente Renato Ruggiero? Ebbene, Berlusconi cacciò dalla Farnesina il suo "tecnico" perché voleva, Ruggiero, svolgere appieno il suo compito di ministro degli affari esteri, cosa incomprensibile per un uomo come Berlusconi. Che, infatti, avocò a sé l'alto incarico. Renzi, in condizioni politiche diverse, in un clima esasperato con l'insorgenza di conflitti sul suolo europeo, con dinamiche pericolosissime che si prospettano sul fronte meridionale del vecchio continente (leggasi Libia e flussi immigratori incontrollati dall'Africa e dalla Siria) e con la presenza dei fondamentalisti islamici dell'Isis, corre il rischio di baloccarsi con poteri che non riesce più a controllare. L'economia del Paese non decolla. Ha sprecato 10 miliardi di euro di un bilancio asfittico per raccogliere un pugno di mosche. Ha tentato di associare a sé Silvio Berlusconi grazie ad un discusso patto del Nazareno di cui tutti hanno parlato (a favore e contro) senza averlo mai letto. Ha piazzato al Quirinale un novello Scalfaro con il dissenso netto del pattista di Arcore. E le riforme ancora non ci sono. No scommetterei che Renzi sieda a Palazzo Chigi ininterrottamente fino al 2018. Troppi gli errori il premier che sta commettendo. E li rivendica come successi personali. Il che è ancora più grave. La carognata maggiormente inaccettabile è stata la pugnalata di Matteo Renzi alle spalle di un povero Enrico Letta nel gennaio del 2014. L'ex sindaco di Firenze, ritengo, si aspetti prima o poi un tradimento, in risposta al suo "Enrico,stai sereno!". Insomma, si può conclude con un "chi la fa l'aspetti". L'Italia aspetta segnali di crescita.

Marco llapi

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