Le proposte di Draghi e le polemiche dei partiti

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Draghi propone, a Bruxelles (e Roma) fanno finta di niente!

La distanza tra il rapporto di Mario Draghi e i discorsi della politichetta nazionale è siderale. Non è per il fatto, pur clamoroso, che l'ex presidente del Consiglio ha avanzato centosettanta proposte mentre i partiti riescono sì e no ad abborracciarne una decina. È il respiro che fa la differenza. Draghi ha steso un Rapporto di sapore rooseveltiano, fissando come presupposto per evitare la disfatta dell'Europa la crescita, nell'ambito di un discorso epocale, al crocevia tra due epoche, quella del benessere novecentesco è quella delle grandi incognite del XXI secolo. Come ha osservato Politico, «Draghi è stato l'uomo salutato come salvatore dell'eurozona durante la crisi del debito sovrano quando era presidente della Banca centrale europea. Questa volta la sua sfida potrebbe essere ancora più grande: impedire all'Europa di restare indietro rispetto al resto del mondo». E pensare che l'avevamo a Palazzo Chigi. Il commento di Mario Lavia.

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Il piano di Draghi per la competitività della difesa europea

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La competitività problema dell'Unione Europea

In una bozza del rapporto di Mario Draghi, visionata in maniera esclusiva da alcuni giornalisti di Politico, sono presenti alcune istruzioni dell’ex presidente della Banca centrale europea che renderebbero il settore delle armi efficiente e competitivo, oltre che indipendente dal mercato degli Stati Uniti, il cui apporto in termini militari – considerata la possibile (ma non certa) rielezione di Donald Trump a presidente – non potrà più essere dato per scontato nei prossimi anni. Il rapporto commissionato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen all’inizio dell’anno e stilato in una forma preliminare il 20 giugno, che sarà discusso a porte chiuse in Parlamento europeo mercoledì 4 settembre e sarà pubblicato nel corso della seconda settimana del mese.

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La verità scomoda sui conti pubblici dell’Italia

Il moloch del nostro debito pubblico rischia di affossare il governo Meloni

Con il calo dell’inflazione, i versamenti semestrali sono tornati anche sotto l’1% come qualche anno fa. Parafrasando un film di grande successo, mamma mi si è sgonfiato il Btp Italia. Già, quello indicizzato all’inflazione. Quello che il sottoscritto vi aveva detto fin dal principio che non teneva conto delle dinamiche – tutt’altro che reali e ancorate a sottostanti macro – che sottendono i magheggi necessari alle Banche centrali. Il cui unico scopo, magari stavolta ve lo mettete in testa, è quello di non far esplodere le Borse (...) Stiamo in piedi grazie alla Bce. E se non subiremo una procedura d'infrazione in versione di commissariamento mascherato sarà solo per la presenza di Mario Draghi a capo della Commissione. Non è stata l'Europa a ridurci così. L'Europa ha solo schiacciato il detonatore. Ringraziate la Prima e Seconda Repubblica per aver interrato la mina anti-uomo, mentre vi mandava in pensione con 15 anni, sei mesi e un giorno di contributi, sapendo che i conti sarebbero saltati. O regalava miliardi a fondo perso a stipendifici di Stato, cattedrali nel deserto e imprenditori che amano ancora oggi privatizzare gli utili e collettivizzare le perdite attraverso la cassa integrazione e gli aiuti di Stato. La realtà, signori, è questa. Piaccia o meno. E ora presenta il conto. Il commento di Mauro Bottarelli su Il Sussidiario.

 

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