Palazzo Chigi, cambia la maggioranza

Renzi è il partner ed erede politico che Berlusconi avrebbe voluto avere da sempre. Brillante. Spregiudicato. Fantasioso. Ambizioso. Berlusconi è l’interlocutore (politico) che Renzi vorrebbe avere in ogni circostanza. Spiritoso. Comprensivo. Munifico. Più passano i mesi, più la storia di questa «coppia di fatto» procede incurante dei fulmini scagliati dai non invitati alle loro feste, ossia dalle due minoranze di Pd e Forza Italia che sarebbero disposte a ingaggiare il diavolo pur di mandare in fumo l’idillio tra i due «innamorati». Un editoriale di Giuseppe De Tomaso su La Gazzetta del Mezzogiorno.

Il tandem Matteo & Silvio uniti per un nuovo governo

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Un sentire comune: i politici sono tutti uguali

Da qui la disaffezione per la partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini. Nell'ultimo ventennio si è affermata un’equazione inconcepibile tra consenso elettorale e impunità: se il popolo mi vota, ancorché delinquente per la legge, la mia legittimazione politica e sociale è inattaccabile. I suoi associati si sono immediatamente adeguati e le istituzioni si sono colmate di banditi. Il successo di questa teoria ha causato uno strabiliante mutamento di costume: la menzogna indifendibile; e tuttavia affermata con assoluta certezza, ripetuta più e più volte, a ogni megafono, interviste, giornali, televisioni. Menzogna così plateale da non poter essere confutata se non con un “non è vero”, altrettanto apodittico ma sostituibile solo con tonnellate di atti e documenti con cui, naturalmente, non è possibile raggiungere l’opinione pubblica.La menzogna è presto diventata la caratteristica più evidente del politico; sicché, sotto questo profilo, non vi è stata più differenza tra loro. Così Bruno Tinti su il Fatto Quotidiano.

Al Quirinale chi non è compromesso

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Nelle segrete stanze il nome dell'inquilino del Colle

Intorno alla elezione dell'inquilino del Quirinale si annodano trattative segrete, conversazioni riservate, giochi, inganni, depistaggi: insomma tutto il repertorio del machiavellismo da poveracci della peggiore tradizione nazionale. Che almeno, però, serve a mostrare come stanno effettivamente le cose al di là della solfa edificante sul «garante», l’«arbitro», il « super partes », e altrettali definizioni. E cioè che partiti ed esponenti politici sono così consapevoli della realtà della posta in gioco - e cioè mettere il proprio cappello sul vertice del potere, ovvero impedire che lo metta l’avversario - che brigano in ogni modo per essere nel novero degli elettori, per non restarne esclusi, cercando possibilmente di escludere i rivali. L'editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

In arrivo una tempesta sul (o per il) Colle

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