Renzi propone i suoi candidati al Colle

Il gioco, la partita per il Colle si é riaperta. La conseguenza dell’unità ritrovata in casa Pd è che appunto il partito tratterà con tutti, e con nessuno in via privilegiata, con una rosa di nomi da cui alla fine dovrà essere estratto il nome del candidato più gradito ai Grandi Elettori. Prodi è dunque - meglio sarebbe dire è tornato ad essere - uno dei candidati, ma non sarà certo l’unico. Se Grillo e il Movimento 5 stelle avessero voglia di far politica, basterebbe che lo indicassero come il loro preferito (tra l’altro era uno di quelli usciti dalle «Quirinarie» tenute sulla rete), per farlo eleggere. Ma con la confusione che regna nel M5s non è facile che questo avvenga. Le considerazioni di Marcello Sorgi su La Stampa.

Al Quirinale sfida tra Padoan, Bersani e Prodi

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Le leggi delega incostituzionali di Matteo

Le leggi delega, delle quali si fa ormai grande uso, contengono direttive di principio piuttosto generiche. Ad esse seguono i decreti attuativi che vengono decisi dal governo e esaminati da una Commissione la quale tuttavia emette pareri puramente consultivi. Se quei pareri non piacciono al governo, i decreti attuativi vengono applicati. Le leggi delega debbono essere discusse dal plenum delle Camere senza che si possa mettere la fiducia. Altrimenti si ottiene una maggioranza forzosa con la conseguenza che il Parlamento (in questo caso il Senato) approva lo strapotere del governo senza un voto libero. La considerazioni di Eugenio Scalfari su la Repubbica.

Palazzo Chigi, la confusione al potere

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Italicum, da Silvio disco rosso a Matteo

L'ex Cavaliere non controlla più i suoi gruppi parlamentari, che Fitto per esempio - come gli disse lo stesso Berlusconi - «si muove d’intesa con D’Alema». E a voto segreto ognuno cercherà la propria intesa. Così la battaglia sulla legge elettorale si trascinerà ai supplementari con la corsa al Colle. E siccome (quasi) tutti in Parlamento sono tifosi del Consultellum che non piace a Renzi, (quasi) tutti punteranno su un capo dello Stato che non piaccia a Renzi. Ecco l’ultima vera partita che può giocare Berlusconi, ormai politicamente debole nel Paese ma non del tutto nel Palazzo. Si vedrà quale sarà il destino di Forza Italia, che ne sarà dell’intesa con Alfano che il Cavaliere si dice pronto ad incontrare. Le considerazioni del retroscenista del Corriere della Sera Francesco Verderami.

Le riforme che non decollano

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