L'imbucato che cerca l'appoggio del Vaticano

Il sindaco di Roma Marino: “Quando a giugno scorso mi è stato riferito che avrebbero avuto piacere della mia presenza in tre appuntamenti del Santo Padre a Filadelfia, ma soprattutto all’incontro con le famiglie, ho detto a monsignor Paglia che sarei stato molto lieto di partecipare all’organizzazione della visita”. Ecco cos’è l’insostenibile furbizia del tontolone che ora finge di non accorgersi che persino la lupa è scesa dalla colona del Campidoglio ed è scappata via, perché parafrasando politicamente il proverbio siciliano: “Fa più danno un … Marino / che un suino nel giardino”. L'editoriale di Francesco Merlo su la Repubblica.

Marino, stalker a Filadelfia

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Giubileo, ritardi nei lavori romani

Giubileo della Misericordia a Roma Capitale: il governo ha fatto trapelare il proposito di mettere la cosa nelle mani di un commissario. Poi ha affiancato a Marino l’ex capo della protezione civile Gabrielli, sebbene con i soli poteri di coordinare la sicurezza. E la sorveglianza affidata al sottosegretario Carlo De Vincenti è impalpabile. Quanto su questa non velata indifferenza influiscano i giudizi non proprio lusinghieri di Renzi sulla gestione Marino è difficile dire. Se però siamo arrivati a ciò è anche perché il premier ci ha messo del suo. Le risorse, prima di tutto. Marino non avrebbe potuto certo aspirare alla stesso diluvio di soldi che inondò Roma ai tempi del Giubileo del 2000. Non ha avuto però neppure le briciole. Poi i tempi, che già non erano proprio larghi considerato che il Papa l’aveva annunciato a marzo. Il decreto del governo era atteso per la fine di luglio. Invece è arrivato a fine agosto. Due sgambetti ineguagliabili al sindaco del Pd meno amato dal Pd. Ma a quanto pare non troppo amato, dopo la trasferta a Filadelfia, anche dal principale dell’operazione Giubileo della misericordia: Francesco. Per Renzi è arrivato il momento di una riflessione seria. E di prendere in mano la situazione. Un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera

Roma Capitale, i lavori per il Giubileo in alto mare

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Roma e il suo patrimonio sportivo a perdere

Quanto paga per l’affitto, sul libero mercato di Roma, unnegozio in centro? “Non meno di 5 mila euro al mese“. E quanto costa, invece, un intero impianto sportivo del Comune, magari sotto i pini della Roma più antica? “Solo 4 euro e 31 centesimi“. Tenetevi forte. Lo stadio di Caracalla, impianto di atletica che sorge in uno dei posti più belli del mondo, rende alle casse del Campidoglio la stratosferica somma di 51,76 euro l’anno. Meno di un cappuccino (senza cornetto!) alla settimana. “E altrettanto rendono gli stadi Rosi e Giannattasio, che il comune ha dato in concessione il 10 giugno 2013 allo stesso “cliente” di Caracalla, la Federazione italiana di atletica leggera“. Parola di Daniele Frongia, M5S, presidente della Commissione per la riforma e la razionalizzazione della spesa di Roma Capitale, che finora ha censito sprechi per 1.001 milioni l’anno. Un articolo di Anna Morgantini su Il Fatto Quotidiano.

Roma Capitale, gli sprechi a non finire

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