Crisi, 1.650.000 italiani hanno perso il lavoro

Il mercato del lavoro, forse il migliore specchio delle dinamiche della crisi, è in affanno. Se come punti di riferimento consideriamo i due picchi estremi della crisi, ossia il 2008 e il 2014, i posti di lavoro perduti sono 954 mila. Questa distruzione di posti di lavoro, tuttavia, è il saldo fra le perdite di alcune categorie di lavoratori e gli incrementi di altre. I lavoratori di nazionalità italiana, ad esempio, hanno perso 1 milione e 650 mila posti, ma i lavoratori stranieri ne hanno guadagnati circa 700 mila. I lavoratori relativamente giovani (under 45) hanno perso 2 milioni e 700 mila posti, ma quelli relativamente vecchi (over 44) ne hanno guadagnati quasi 1 milione e 800 mila. E dentro ciascuna di queste categorie, le donne occupate sono sempre andate meglio dei maschi: là dove l'occupazione si è contratta (fra gli italiani e fra i relativamente giovani), lo ha fatto di meno per le donne che per i maschi, e là dove l'occupazione è cresciuta (fra gli stranieri e i relativamente vecchi) lo ha fatto di più per le donne che per i maschi. L'editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore.

Perso un milione di posti di lavoro, arduo compito per il premier

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Riforma del Senato, un pericolo per la democrazia? No

C’è una critica persistente alle riforme elettorali e istituzionali promosse dal governo Renzi e dalla sua maggioranza. Quella di favorire un’involuzione autocratica della democrazia repubblicana. Una critica pesante, che merita di essere presa in considerazione per l’autorevolezza delle voci da cui viene, ma non condivisibile. Se l’autocrazia è una forma di governo in cui il potere è concentrato in una sola persona, per involuzione autocratica della nostra democrazia s’intende un sistema di governo in cui il potere decisionale è concentrato nell’organismo esecutivo e nel suo leader (il primo ministro). Secondo i critici del governo Renzi, la combinazione di una legge elettorale maggioritaria (l’Italicum), con capilista scelti dalle segreterie di partito, e di un Senato costituito di rappresentanti delle autonomie territoriali (regioni e comuni), privo però del potere di dare o ritirare la fiducia al governo, produrrebbe necessariamente un esito autocratico. Un editoriale di Sergio Fabbrini su Il Sole 24 Ore.

La democrazia non è in pericolo

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Governo Renzi, dove sono i fatti?

Gli annunci del presidente del Consiglio assomigliano alle volonterose enunciazioni di un convegno di studio. Elencano le cose che si dovrebbero fare, come non dipendesse dal governo farle, ma poi non le si fa perché, evidentemente, c'è qualcuno, o qualcosa, che vi si oppone, o la politica preferisce non farle per non inimicarsi chi non le vuole. Chi sia poi chi non le vuole, è presto detto: è l'apparato burocratico dalla cui soluzione dipenderebbero, ma che non ha né la voglia, né alcun interesse a farle, dipendente come è dalle corporazioni civili. L'editoriale di Piero Ostellino su il Giornale.

Renzi, tante (troppe) parole, pochi i fatti

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