Una mostra d’arte? Uno zoo? Un sogno?

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Benvenuti nel Giardino delle Meraviglie!

Saranno  oltre 90 gli animali che varcheranno la soglia magica di Palazzo Albergati, realizzati da 23 grandi artisti contemporanei. È il primo zoo d’artista realizzato al mondo, privo di gabbie, senza distanze e animato da pitture, sculture e installazioni di animali.

Sarà un superzoo che vedrà le sale nobili del Palazzo trasformarsi in  un safari pedonale dove le opere accompagneranno il visitatore in una passeggiata dentro una favola.

La rassegna ANIMALI FANTASTICI. Il Giardino delle Meraviglie, ideata e curata da Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, è prodotta ed organizzata da Arthemisia e rimarrà aperta dal 7 dicembre al 5 maggio 2024.

Il curatore Gianluca Marziani ci spiega: “SUPERZOO è la perfetta metafora di un mondo dove le enormi diversità e la molteplicità linguistica si sciolgono in una gigantesca famiglia allargata, una specie di pianeta ideale dove condividere spazi e risorse, senza disuguaglianze, confermando il teorema di Tom Regan che considera i diritti degli animali identici ai diritti degli umani. In questo mondo ideale, forse utopico ma certamente affascinante, il diritto al piacere e la percezione del dolore sono la chiave per considerare umani e animali su uno stesso piano normativo. Sapendo quanto sia difficile che ciò possa accadere nella realtà, ci siamo inventati questo viaggio espositivo con la migliore delle armi poetiche: l’arte visiva.

L’esposizione diventa una nuova frontiera dell’intrattenimento, in cui si  combinano in modo alchemico animali, arte, magia, divertimento e sogno. Il museo si trasforma ora in un immenso spazio aperto, in cui gli animali trovano il loro habitat ideale, accogliendo tutti, grandi e piccoli, esperti d’arte e curiosi.

Per addentrarci in profondità nelle ragioni della mostra, all’interno del catalogo edito da Skira, leggiamo l’articolo dell’altro curatore Stefano Antonelli. Egli ci racconta: Adam  Brumm è professore di archeologia all’Università di Griffith, e da qualche mese dirige gli scavi in una grotta nell’isola di Sulawesi, in Indonesia.  Siamo nel 2017, ed è stato appena scoperto che 45.500 anni fa, una mano umana ha dipinto con l’ocra degli animali in quella grotta, rendendoli gli esempi più antichi conosciuti a oggi di arte figurativa … Il dato significativo di questa scoperta è che il rapporto tra animali e umani ha origine con l’arte e stabilisce figura e ruolo dell’artista. Osservando l’arte preistorica verrebbe da dire che la prima cosa che gli umani hanno pensato di rappresentare con l’arte sono proprio gli animali: difatti le grotte di Altamira, Lascaux, Chauvet e tutte le altre sparse per il mondo ci raccontano questo.

Tuttavia, vi invito ora a riflettere da una prospettiva diversa: la scoperta di Brumm, le grotte di Altamira, Lascaux, Chauvet in realtà raccontano di animali che dipingono altri animali. Quegli animali siamo noi, primati del genere Homo, unici sopravvissuti della nostra specie, inventori dell’arte.

La nostra cultura si fonda da millenni sulla definizione di uomo come animale politico o animale dotato di linguaggio e di ragione. La storia della divisione tra uomo e animale ha radici antiche, riflette la visione di Platone che posiziona gli uomini al vertice della gerarchia naturale e nella modernità viene accentuata da pensatori come Heidegger e Foucault. Questa idea contempla un animale muto e insensato, e un umano parlante e fonte di ogni senso.

Animali e umani vengono, dunque, ontologicamente e politicamente contrapposti, e questa continua articolazione e divisione della vita sembra essere propriamente all’origine della disgiunzione tra animalitas e humanitas che produce, secondo Agamben, un vero e proprio mysterium disiunctionis.

La rappresentazione degli animali  che questa esposizione fa risaltare offre  diverse prospettive e riflette all’opposto, la mutevolezza delle relazioni tra humanitas e animalitas. Artisti di diverse discipline   esplorando temi come la coesistenza, l’ambiente, la consapevolezza ecologica, la nostra connessione con le altre specie e molte altre prospettive a volte daranno ragione, a volte sfideranno immaginari consolidati.

Gli artisti, tutti italiani  sono stati  scelti tra coloro che hanno indagato l’universo animale. Essi sono: Giovanni Albanese, Camilla Ancilotto, Marco Bettio, Chiara Calore, Mario Consiglio, Valentina De Martini, Fulvio Di Piazza, Dario Ghibaudo, Massimo Giacon, Sandro Gorra, Giorgio Lupattelli, Giulio Marchetti,  Marco Mazzoni, Andrea Nurcis, Luca Padroni, Max Papeschi, Valeria Petrone, Nicola Pucci, Gherardo Quadrio Curzio, Mario Ricci, Maurizio Savini, Lapo Simeoni e Velasco Vitali.

Hanno saputo immaginare bestiari fantastici, giochi medievali, ibridi metamorfici, fantascienza, surrealismi pop, citazioni letterarie in  una sorta di viaggio lungo i secoli che rovescia antiche certezze e inventa una nuova zoologia.

Patrizia Lazzarin, 6 dicembre 2023

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A Journey Back un viaggio di rotorno

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A Journey Back/Un viaggio di ritorno è il diario visivo, raccontato attraverso la fotografia, di quattro viaggi che Lou Dematteis, fotografo statunitense di origini italiane, compie in Italia negli anni 1972, 1977, 1979 e 1980. La mostra dove lo conosceremo sarà ospitata, dal 6 dicembre al 24 marzo 2024, al Museo di Roma in Trastevere.  Essa si costruisce attraverso più di cento fotografie, per la maggior parte inedite, selezionate tra le migliaia scattate da Dematteis in Italia e riprodotte in massima parte in forma di stampe ai sali d’argento.

Louis (Lou) Frank Dematteis è nato a Palo Alto in California nel 1948 ed  è cresciuto ascoltando le storie di immigrati o raccontate da immigrati.

All’inizio del suo percorso artistico si è appassionato alla fotografia sociale di Jacob Riis e Lewis Hine, all’esperienza della Farm Security Administration e ha guardato ai fotografi della Magnum Photo, in particolare alla poetica del “momento decisivo” di Henri Cartier-Bresson.

Durante i viaggi in Italia, Dematteis si confronta con una realtà fino ad allora solo immaginata e, attraversa la Penisola in lungo e in largo toccando, oltre ai paesi d’origine dei nonni paterni, tra Piemonte e Liguria, Milano, Venezia, Bologna, le coste della Romagna, Firenze e la Toscana, Roma, Napoli e la costiera amalfitana, la Lucania e la Calabria, spingendosi fino in Sicilia.

Un Grand Tour iniziatico, affrontato dall’autore con slancio e curiosità, spostandosi unicamente in treno. Il percorso espositivo cerca di restituire il senso di questo viaggio sia in senso cronologico che geografico, per evidenziare anche il processo di rapida trasformazione della società italiana di quegli anni.

Attraverso quell’esperienza Lou Dematteis ha modo di verificare l’efficacia della fotografia come forma di comunicazione e azione politica, per adottarla infine come scelta professionale e di vita negli anni immediatamente successivi, quando diventerà un fotoreporter a tutti gli effetti per l’agenzia Reuters New Pictures.

Quello che le foto italiane di Dematteis documentano, oltre che uno spaccato di quasi dieci anni della nostra società, è anche lo sguardo di un giovane americano, di idee radicali e in conflitto con le scelte politiche del suo Paese di provenienza, che cerca risposte nelle proprie origini anagrafiche, al cospetto di una cultura e di un contesto politico-sociale profondamente differente.

In esse troviamo l’essenza dell’Italia di allora, quella “ufficiale”, le battaglie popolari per i diritti e la vita nelle strade, il quotidiano della gente comune, i riti sociali, la fabbrica e la scuola, il lavoro nero e quello nei campi, in un carosello di volti e luoghi che sollecitano memoria e immaginario collettivo.

In queste fotografie, a distanza di quasi mezzo secolo da quegli scatti e da quell’Italia, oltre all’evidenza del documento storico, di sapore fotogiornalistico, c’è il “documento emotivo”, il come eravamo, la coscienza di ciò che si è irrimediabilmente perduto.

L’intero percorso della mostra sarà scandito dalle parole del poeta beat Lawrence Ferlinghetti (1919-2021), in brevi estratti dai suoi versi e dai suoi diari, il quale come Lou Dematteis, di cui è stato buon amico, ha riflettuto spesso sul rapporto con le proprie radici italiane.

La mostra, a cura di Claudio Domini e Paolo Pisanelli, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Viene prodotta e realizzata dall’associazione culturale Errata Corrige, in collaborazione con Big Sur, Officina Visioni, Cinema del Reale e ha  il contributo di Fondazione Home Movies-Archivio Nazionale del Film di Famiglia e dell’Archivio Franco Pinna. 

Patrizia Lazzarin, 5 dicembre 2023

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La democrazia perde appeal?

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Da tempo viviamo l’onda dell’anti-politica: lo confermano in l’Italia i dati sull’astensione, con l’affluenza alle elezioni nazionali che è scesa di 9 punti percentuali rispetto al 2018 e una partecipazione alle elezioni amministrative che sfiora appena il 50% degli aventi diritto. Ma è forse  la stessa democrazia a perdere appeal, soprattutto tra i giovani della Generazione Z e i Millennial.

 Lo rivela lo studio su diritti umani e democrazia The Open Society Barometer, condotto in 30 Paesi: il 43% dei ragazzi e delle ragazze intervistati, tra i 18 e i 36 anni, non pensa che la democrazia sia la forma di governo migliore. Il 42% degli under 36 è addirittura favorevole a un governo militare e alla presenza di un leader forte che abolisca il Parlamento e le elezioni.

Una pubblicazione a cura di Corrado Fumagalli e Valeria Ottonelli dal titolo: Votare o no. La pratica democratica al voto, tra diritto individuale e scelta collettiva si addentra nel problema.

Qual è il vero significato del voto?

La pratica del voto è uno dei fenomeni più studiati e commentati della nostra vita democratica. A ogni tornata elettorale i discorsi, le analisi e le previsioni sul voto dominano i media e il dibattito pubblico, mobilitando analisti e sondaggisti. Ma qual è il vero significato del voto? Quali ragioni abbiamo oggi per votare o quali per non farlo? Quali motivazioni o interessi dobbiamo considerare quando depositiamo la scheda nell’urna? E soprattutto: come acquisire informazioni rilevanti per decidere come votare? Un libro per interrogare il nostro ruolo di elettori, spesso stanchi e disillusi, e per riscoprire il valore del voto come atto essenziale della nostra etica pubblica.

L’autore Corrado Fumagalli è ricercatore presso area di Innovazione Politica di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Valeria Ottonelli è professoressa di Filosofia Politica presso l’Università degli Studi di Genova

Patrizia Lazzarin, 2 dicembre 2023

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