La tela di ragno delle semplificazioni del premier

Il rischio che sta correndo il premier è aggiungere la semplificazione blaterante, sia pure in tweet di 140 caratteri, ad una sempre più evidente esigenza di correggere la complicatissima struttura organizzativa del nostro paese. Perché il nostro ordinamento è ingarbugliato come tela di ragno, e perché il garbuglio è colpa di norme improvvisate, ma anche di semplificazioni improvvide. La Scia, per dirne una: inventata da una legge nel 2010, poi corretta da altre leggi nel 2011, nel 2012 (due volte), infine adesso; e ogni intervento è stato foriero d'incertezze, rendendo necessario l'intervento successivo. O la normativa sugli appalti: 6 riforme per semplificarla tra il 2008 e il 2012, con Renzi siamo a 7. Da qui una lezione per il premier, ammesso che abbia voglia d'ascoltarla. La semplificazione promessa è sempre una scommessa. E la semplificazione fallita è una complicazione riuscita. Così il costituzionalista Michele Ainis sul Corriere della Sera.

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La fiducia è l’affidamento nella lealtà delle istituzioni e che dà benzina alle democrazie: non a caso il primo termine conta 485 ricorrenze nelle decisioni della Consulta, il secondo 500. Mentre il diritto civile tutela l’«aspettativa» circa la soddisfazione dei propri legittimi interessi. E in effetti un’aspettativa ce l’avremmo, per ritrovare qualche grammo di fiducia. Ci aspettiamo dal governo - quale che sia il governo - il linguaggio della verità, non le favole che si raccontano ai bambini. E ci aspettiamo che ogni sua decisione sia leale, affinché sia legale. Così Michele Ainis sul Corriere della Sera.

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Renzi continua a riempirci di promesse e cerca di spostare l’obiettivo sui «gufi», che è un modo - qualcuno glielo dica - tutto meridionale (Pirandello docet) e per nulla efficace di affrontare i guai. Ora si preparano provvedimenti dal nome altisonante, ma che non si capisce dove ci porteranno. Di sicuro - dicono in coro dal Palazzo - non ci saranno nuove tasse. Con qualche sforzo potremmo pure crederci, ma vorremmo sapere se per caso aumentano le vecchie. Come è successo nel balletto di nomi dei balzelli sulla casa: Ici, Imu, Tari, Tasi, Sic e non sappiamo che altro verrà. Siccome alla fine è la somma che fa il totale, secondo il noto teorema di Totò, per ogni casa di proprietà oggi ci troviamo a pagare il doppio rispetto a qualche anno fa. E così, oltre all’economia, si uccide anche il sogno dell’italiano medio di sentirsi realizzato quando ha quattro muri tutti suoi.

Così Michele Partipilo su La Gazzetta del Mezzogiorno.

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