Le difficoltà del Colle per fare il governo giallo-verde

Luigi Di Maio e Matteo Salvini desiderano in tutti i modi affermare il proprio carattere di rottura, la propria alterità. Proprio per questo non possono che essere contro il modello del governo «per mutuo consenso», o «a dissenso dolce» — chiamiamolo cosi — che ha dominato la scena italiana. Tanto meno riconoscersi nell’esigenza di una qualche necessaria continuità. L'editoriale del prof. Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera.

Fragilità della nostra Carta Costituzionale

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Waterloo per Renzi: dopo Palazzo Chigi perde anche il Pd

Matteo Renzi ha pensato che per aumentare i voti per il Pd appena conquistato “bastasse un po’ di comunicazione smart in tv. Per giunta, andandoli a cercare nella direzione sbagliata. Ha pensato di andare a prendersi i voti a destra, tra gli orfani di Berlusconi che, invece, sono migrati tutti da Salvini. E nel frattempo gli sono sfuggiti di mano quelli a sinistra, come dimostra l’emorragia di voti verso i Cinque stelle. Senza contare la cecità verso il sud, la frontiera da cui poteva far ripartire l’Italia, e che e invece è finito dritto tra le braccia di Di Maio. Ma l’errore più grosso l’ha fatto con il Pd. Si è tenuto la stessa struttura, nata vecchia, inadeguata, arrugginita. Che gli è crollata sotto i piedi”. Un'interessante intervista di David Allegranti su Il Foglio ai politologi Mauro Calise e Salvatore Vassallo.

Gli errori, gravi, di Matteo Renzi

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