Partiti liquidi, Renzi ne approfitta

Mattarella è stato e resta un democristiano  -  di sinistra. Uno di quelli che si definiscono  -  e vengono definiti  -  cattolici democratici. Renzi, invece, è post-democristiano. Interpreta un modello di (post) democrazia personalizzata e mediatizzata. Dove i partiti contano meno perché, in fondo, si sono liquefatti. Per questo l'elezione di Mattarella permette di precisare il tipo di leadership e di democrazia interpretati da Renzi. Leader dei tempi liquidi, al tempo della democrazia liquida. Secondo la nota formula di Zygmunt Bauman. Cioè: senza appigli stabili e senza riferimenti coerenti. In continua evoluzione e ri-definizione. Renzi ne ha fatto un ambiente amico. Dove agisce e decide, perlopiù, da solo. Un editoriale di Ilvo Diamanti su la Repubblica.

Renzi: da oggi in poi comando io!

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Colle, scacco matto del premier

Nel 1981, quando la Democrazia cristiana regnava con il 38% dei consensi, a Palazzo Chigi c’era un repubblicano (Spadolini), al Quirinale un socialista (Pertini). Nel 2015 la Dc risulta morta da un bel pezzo, ma in quei due palazzi ha lasciato un figlio e un nipotino. Terzo: la legge. Quella elettorale è stata annullata l’anno scorso da Mattarella e dagli altri suoi colleghi alla Consulta, eppure il Parlamento nullo ha eletto il proprio annullatore. Significa che è nulla pure l’elezione? No, è nulla l’obiezione: anche Napolitano (nel 2006 e nel 2013) fu scelto da un Parlamento formato con il medesimo sistema, mica possiamo salire sulla macchina del tempo. Un editoriale di Michele Ainis sul Corriere della Sera.

La vecchia Dc occupa Quirinale e Palazzo Chigi

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La scuola italiana non decolla

  • Pubblicato in Cultura

Con l’assunzione promessa da Renzi di 154.561 precari che, come spiegava qualche settimana fa Orsola Riva, tutto saranno fuorché «insegnanti freschi di laurea e abilitazione perché le graduatorie sono chiuse dal 2007. I più giovani sono i maestri laureati in Scienze della formazione primaria, ma il grosso è rappresentato dai vincitori del penultimo concorso (parliamo del 1999!) e dagli abilitati di vecchio conio (Ssis e abilitazioni riservate)». Un editoriale di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. 

La scuola italiana, la più vecchia d'Europa

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