La spesa pubblica dissennata, il problema

Nella gestione dei nostri soldi di solito siamo molto attenti. Perché allora nella gestione dei soldi pubblici (che pure sono nostri anche se in modo meno diretto) dovremmo comportarci diversamente? Si stanno avvicinando le elezioni generali e, come in passato, i vari partiti e movimenti politici promettono agli abitanti del condominio Italia migliori pensioni, redditi di cittadinanza e tasse più basse. Talvolta fanno qualche sforzo per indicare da dove arriveranno le necessarie coperture, ma in modo piuttosto generico. L'intervento di Carlo Cottarelli su La Stampa.

E i conti dello Stato continuano a ballare

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Ieri tutti per il maggioritario, adesso indietro tutta

Il pericolo che corre il nostro Paese dopo l'esito elettorale della prossima primavera è quello del malgoverno consociativo, dovendo quasi sempre far convivere «il diavolo e l’acqua santa, quelli che vivono di mercato e quelli che vivono di spesa pubblica, le forze produttive e quelle improduttive, il profitto e la rendita», con le relative e più che probabili conseguenze sulla spesa pubblica. L'editoriale di Ernesto Galli Della Loggia su Corriere della Sera.

Politiche 2018, malgoverno consociativo in vista

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Renzi e C.: le promesse che non si possono mantenere

Un altro è la proposta di Matteo Renzi, contenuta nel suo libro «Avanti», di spingere il deficit al limite del 3 per cento per abbattere le tasse, non rispettando il criticato fiscal compact. Si sottovalutano, anche in questo caso, le reazioni europee e dei mercati di fronte a un taglio delle tasse che verrebbe realizzato in deficit, anziché riducendo la spesa pubblica. E intanto l’ombrello monetario di Draghi, possibile grazie al famigerato fiscal compact, si sta chiudendo. L'editoriale di Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera.

I pasticci del nostro (squalificato) Parlamento

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