Con Di Maio pentastellati credibili come forza di governo

Sembra proprio lui, Luigi Di Maio, vice presidente della Camera dei Deputati, l’uomo rassicurante che tempera le creste e i ruggiti leonini delle origini, e offre alla platea l’impressione del passaggio dall’irresistibile show di piazza alla chirurgica tecnica parlamentare. Lo si potrebbe dedurre già dalla gestione della cravatta, qua nella sala Nassiriya del Senato dove i Cinque Stelle rilanciano il loro progetto sul reddito di cittadinanza: quella di Grillo è allentata, appesa al collo come un fastidioso e antiquato obbligo di decoro, celeste alla Renato Schifani, forse gliel’ha prestata Mario Giarrusso e pure la giacca stazzonata di chi sta nel vortice della vita; la cravatta blu di Di Maio ha il rigore di un ufficio legale, i buoni tagli del vestito blu che ormai è la divisa del vice-Boldrini e i buoni modi di tutti i buongiorno e di tutti i grazie che il ragazzo diffonde senza sacrificarli all’incazzatura programmatica del grillismo. Un articolo di Mattia Feltri su La Stampa.

M5S alla riscossa con Luigi Di Maio

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La democrazia sta cambiando volto, anche i partiti

 Le grandi democrazie non funzionano senza leader. I leader producono beni collettivi. Naturalmente, nessuna grande democrazia è priva di meccanismi per controllare quei leader, sia a livello delle istituzioni che all’interno dei partiti. Tant’è che esse hanno governi e partiti “con” il leader, e non già “del” leader (una distinzione che sembra sfuggire anche a non pochi politologi). Non occorre avere due camere che abbiano gli stessi poteri per tenere sotto controllo il potere esecutivo. Anzi. Così come è errato assumere che spetti al potere legislativo vigilare sul potere esecutivo. Nei parlamentarismi maturi, il governo è tenuto sotto controllo dall’opposizione. Il Parlamento è il luogo dove governo e opposizione si scontrano in nome dei rispettivi elettorati e non delle proprie oligarchie. Attraverso quel confronto gli elettori possono maturare le loro opinioni. Le democrazie moderne sono democrazie elettorali di massa. Non già quei regimi di ottimati che suscitano la nostalgia dei difensori del parlamentarismo assemblearista. Un editoriale di Sergio Fabbrini su Il Sole 24 Ore.

I timori per l'uomo solo al comando

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