Da molti anni e per molti anni, fino a ieri, il M5s è apparso un partito personalizzato. Anzi, quasi "personale". Perché fondato da Grillo e su Grillo. Legalmente titolare del marchio. Specchio e amplificatore di un MoVimento, peraltro, frammentato e disperso. Beppe Grillo: gli ha dato visibilità e, anzitutto, unità. Ne è stato il volto, la voce. E, insieme a Roberto Casaleggio, lo stratega. Fino a ieri. Ma, oggi, molto è cambiato. Certo, fra gli elettori, Beppe Grillo resta il più popolare, il più "amato". E non potrebbe essere diversamente. Perché è ancora lui l'attore - politico e non solo - protagonista. Ma altri leader crescono, intorno a lui. Per quanto popolare, anzi: il più popolare, dentro e fuori il M5s, infatti, Beppe Grillo, non è più il "leader preferito". Le indicazioni (spontanee) degli elettori del M5s, infatti, mostrano al proposito un cambiamento profondo, nel corso del tempo (sondaggi Demos). Nel marzo 2013, all'indomani del voto, c'era, effettivamente, solo Grillo (77%). Intorno a lui: nessuno. Ma, oggi, solo il 10% degli elettori pentastellati lo vorrebbe leader. Mentre la scelta di gran lunga più condivisa si orienta su Luigi Di Maio. Perfino Alessandro Di Battista ottiene un sostegno - leggermente - più ampio: 13%.
L'editoriale di Ilvo Diamanti su la Repubblica.
Il M5S cambia pelle, è pronto per governare