I rischi del premier, scherza con il fuoco di Ue e Pd

Il premier avanza nei confronti dell'Unione Europea la pretesa di una maggiore flessibilità. Anche la Francia è sulle stesse posizioni. Siccome sono Paesi economicamente assai deboli per Jens Weidmann, governatore della Bundesbank è assolutamente inaccettabile e va respinta. Questo è il pensiero di Buba e del suo presidente che emerge dall'intervista che stiamo esaminando. Che cosa ne pensa Draghi? Non ritiene scorretto che il governatore d'una Banca centrale nazionale esprima pubblicamente il proprio pensiero e i suoi dissensi dalla Bce di cui fa parte? No, non lo ritiene scorretto e non ci vede nulla di nuovo. Che la Bundesbank sia contraria su alcuni punti decisivi della sua politica e in particolare alla possibilità del "quantitative easing" non è una sorpresa. D'altra parte il "qe" non è ancora stato deciso e neppure le forme della sua eventuale applicazione. Si deciderà entro il prossimo gennaio se sarà adottato e con quali regole; tra di esse una delle più importanti riguarda le modalità esecutive: se la scelta dei Paesi ai quali sarà applicato il "qe" spetterà alla Bce oppure se sarà esteso a tutta l'Eurozona in proporzione al Pil di ciascuno dei diciotto Paesi che la 

Renzi ha ormai le mani legate

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Le leggi delega incostituzionali di Matteo

Le leggi delega, delle quali si fa ormai grande uso, contengono direttive di principio piuttosto generiche. Ad esse seguono i decreti attuativi che vengono decisi dal governo e esaminati da una Commissione la quale tuttavia emette pareri puramente consultivi. Se quei pareri non piacciono al governo, i decreti attuativi vengono applicati. Le leggi delega debbono essere discusse dal plenum delle Camere senza che si possa mettere la fiducia. Altrimenti si ottiene una maggioranza forzosa con la conseguenza che il Parlamento (in questo caso il Senato) approva lo strapotere del governo senza un voto libero. La considerazioni di Eugenio Scalfari su la Repubbica.

Palazzo Chigi, la confusione al potere

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Ristrutturazione del nostro debito? Sarebbe default

La crescita non si vede, il Pil nel 2015 crescerà al massimo dello 0,5-0,6 per cento, il debito aumenterà ancora al 133,8 per cento, il deficit sarà almeno il 2,7 (ma molti si aspettano che, a consuntivo, quel del 2014 risulterà superiore al 3 per cento, trascinando al rialzo il dato 2015 e innescando sanzioni europee). La manovra è piena di buchi, tra clausole di salvaguardia, tagli lineari dall’impatto incerto e misure anti-evasione che, seppur descritte come serie dai tecnici, possono essere valutate davvero soltanto ex post. Se i mercati fossero razionali, dovrebbero guardare con maggiore sospetto all’Italia, soprattutto ora che la Banca centrale europea sembra bloccata tra le promesse di Mario Draghi e i veti del tedesco Jens Weidmann. Così Stefano Feltri su il Fatto Quotidiano.

Italia in perenne sotto osservazione

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