Guerra sì, guerra no, il dilemma di Matteo

Resta il fatto che senza un impegno anche militare più sostanzioso da parte di tutti – doverosamente associato allo sforzo politico diplomatico nei confronti non tanto dei governi di Tripoli e Tobruk ma dei loro protettori politici ad Ankara e Doha e al Cairo e Riad – la missione non ha nessuna possibilità di successo. L'editoriale di Vittorio Emanuele Parsi su Il Sole 24 Ore.

Intervento in Libia, i dubbi del premier

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La cura Renzi per la Libia

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 In termini di durata e consistenza dell'impegno, lo sforzo cui la comunità internazionale è chiamata rischia di assomigliare a quello compiuto in Bosnia o in Afghanistan piuttosto che a quello attuato nel Libano meridionale.L'editoriale del prof. Vittorio Emanuele Parsi su Il Sole 24 Ore.

L'Italia ritorna in Libia

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Eliminazione di Gheddafi, un errore fatale

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La jihad è senza frontiere perché sono letteralmente spariti i confini di interi Stati. Chi si è avventurato lungo i 7.600 chilometri delle frontiere del Mali lo sa: c’è un doganiere scalzo e male armato ogni 300 chilometri con lo sguardo a un orizzonte senza futuro, verso una Timbuctu che un tempo era la metafora proverbiale della fine del mondo. La frammentazione africana, come quella del Medio Oriente, era prevedibile. In Mesopotamia sono affondati i confini coloniali tracciati nel 1916 di Sykes-Picot, mentre molti Paesi africani non sono diventati degli Stati e forse non lo saranno mai. Lo abbiamo visto in Mali, accade tra Niger, Nigeria e Ciad, oltre al caos stranoto della Somalia degli shaabab islamisti. L'editoriale di Alberto Negri su Il Sole 24 Ore.

L'Isis è frutto anche di errori dell'Occidente

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