Il Parlamento dei tanti (troppi) voltagabbana

I partiti non esistono più. Da più di vent’anni. Sono ormai dei fantasma. Le coalizioni si sono del tutto sfaldate. Gli onorevoli sono dei grandi (e neanche si nascondono più perché non provano vergogna) voltagabbana. Tutto molto bello, come diceva Bruno Pizzul. Ma ora è tempo che inizi un'altra partita. Eppure le possibilità di una rivitalizzazione delle nostre massime istituzioni democratiche ci sarebbero. Passano per la riforma dell’art. 67 della Carta Costituzionale che sancisce:Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Fuori da ogni ipocrisia, essendo pienamente consapevoli che oltre 300 parlamentari hanno malamente esercitato il loro potere di rappresentanza popolare, praticamente tradendolo, essendo stati nominati (non eletti, pratica ormai scomparsa dall’orizzonte politico italico dall’introduzione del porcellum). Il Senato (http://parlamento17.openpolis.it/i-gruppi-in-parlamento/senato) e la Camera dei Deputati (http://parlamento17.openpolis.it/i-gruppi-in-parlamento/camera) sono composti da transfughi. Occorre prenderne consapevolezza. Non è che lor signori, cosiddetti rappresentanti del popolo, non sappiano la direzione da imboccare. Semplicemente non ne hanno la volontà. Il rispetto dell’art. 49 della Costituzione è fuori dal dibattito. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a . a determinare la politica nazionale. Dalle politiche del febbraio 2013 sono sorti nuovi gruppi politici. Sono nati sotto i funghi di Montecitorio e Palazzo Madama 17 Innovatori, 13 sono affiliati a Democrazia Solidale e Centro Democratico, 16 a Scelta Civica- Ala per la Costituente Liberale e Popolare-Maie, 31 a Sinistra Italiana (ex Sel), 10 ad Alternativa Libera-Possibile, 11 al gruppo Conservatori e Riformisti (ma se sono conservatori non possono essere riformisti e se sono riformisti non possono essere conservatori: qualcuno riesce a spiegarglielo a Raffaele Fitto?),  3 a Fare! – Pri, 3 a Movimento PPA-Moderati, 4 a Usei-Idea, 12 sono battitori liberi, ossia deputati non iscritti ad alcuna componente, certamente pronti ad ogni evenienza, pur di rimanere ben abbarbicati al loro scranno romano.

Dall'inizio della legislatura ad oggi, 117 senatori (più di un terzo del totale dei senatori, una vergogna) hanno cambiato gruppo di appartenenza al Senato. I deputati ad aver ammainato la bandiera del 2013 per passare ad altra squadra sono 146.  Per ovviare a questo disdicevole, anzi deplorevole, comportamento dei nostri disinvolti parlamentari. Sarebbe opportuno che la stampa con una sola voce reclamasse la modifica dell’art. 67 della Costituzione stabilendo che sì, il parlamentare ha naturalmente il diritto di cambiare idea, di poter non condividere la linea del partito che lo ha portato a Montecitorio o a Palazzo Madama, ma che deve essere obbligato, costretto, a lasciare l’incarico. Si deve dimettere da parlamentare, insomma, senza tanti giri di parole..

La riforma della legge elettorale. Non è che ci voglia un sig. Roberto D’Alimonte, oggi uno dei massimi esperti di leggi elettorali, per suggerire come procedere. E’ sufficiente introdurre uno sbarramento del 5% per sbarrare la strada che conduce in Parlamento. I partitini dello zero virgola che offrono e offriranno sempre inevitabilmente i loro voti (com’è accaduto nella presente legislatura) al partito guida dell’esecutivo. Com’è accaduto nel disastroso autunno del 2010 al governo di Silvio Berlusconi, con i famosi “responsabili” Domenico Scilipoti, Antonio Razzi, Catia Polidori e altri che consentirono al nostro tycoon di sopravvivere per uno scampolo di legislatura. Oggi decine e decine di parlamentari sono autentiche stampelle del partito democratico a trazione renziana.

I dati incontrovertibili, incontestabili, si possono verificare sul sito www.openpolis.it.  Berlusconi a so tempo ne ha approfittato ma ne h anche pagato (e duramente) il prezzo. L’uomo che ha favorito il cambio della guardia a Palazzo Chigi è stato Giorgio Napolitano, nominando prima Mario Monti senatore a vita per  poi chiedergli di tentare di governare il Belpaese. Con risultati non esaltanti. Sarebbe opportuno che il professore rinunciasse al laticlavio a vita. Siamo sicuri che non lo farà. Poi è subentrato il buon Enrico Letta con un esecutivo delle larghe intese (che piacque tanto a Napolitano) e quindi il toscanaccio Renzi, pupillo dell’ex inquilino del Quirinale. Renzi non si è preoccupato neanche un istante di non essere stato eletto da alcuno, ma designato da Napolitano in quanto segretario del maggior partito, il Pd. La sostituzione di Enrico Letta grida ancor oggi vendetta per come è avvenuto il cambio della guardia. Con una pugnalata alle spalle. “Enrico, stai sereno!”. Adesso il segretario dei democratici sta cercando di realizzare una nuova Dc con esponenti provenienti da schieramenti che insieme non si tengono (che ci fa un uomo come Gennaro Migliore, ex bertinottiano, ex vendoliano, con Andrea Romano e Linda Lanzillotta, ex Scelta Civica, e  con Marco Minniti, ex Pci?). Solo l’occupazione del potere. Nient’altro e basta. Se il Movimento 5 Stelle, pur avendo grosse difficoltà nel gestire le amministrazioni che è riuscita a conquistare (Roma in particolare, ma anche Livorno, Parma con Federico Pizzarotti, ecc.), continua ad avere grande appeal nell’elettorato, in particolare giovanile, è solamente per la dimostrata incapacità dei vari governi che si stanno alternando a Palazzo Chigi (Berlusconi-Monti-Letta-Renzi-Gentiloni) ad affrontare e risolvere i problemi che affliggono il nostro martoriato Paese. Soprattutto l’economia, che da un ventennio continua a soffrire. Mentre il debito continua a crescere? Perché il nostro Paese è condannato ad avere una classe politica non dei “migliori” ma dei “peggiori”? Quo usque tandem, Catilina abuteris patientia nostra? Oggi suggeriremmo fino a quando, o senatori e deputati, abuserete della pazienza degli italiani? E’ per colpa vostra che i populismi ingrassano. E’ per colpa vostra che l’Europa ci impone vincoli inaccettabili. Il Fiscal compact lo avete accettato voi. Il Bail in lo stesso. La legge elettorale va approvata al più presto. Le elezioni anticipate sono una cura necessaria.

Marco Ilapi, 29 dicembre 2016

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Riforme costituzionali, trasformisti in azione

Quella Palude nella quale Renzi teme tanto di cadere, ma dei cui consensi ha bisogno come il pane, al modo in cui Silvio Berlusconi ebbe bisogno dei “Responsabili” accorsi a sostenerlo nei 45 giorni (tanti) concessi dal Quirinale per il voto di sfiducia contro Silvio scongiurato da Scilipoti e C. Allora, direte, la storia si ripete ogni volta che i partiti, strumenti della organizzazione democratica delle idee e dei programmi diventano liquidi e confondono le loro acque? Purtroppo sì. E da noi non c'era bisogno di aspettare Zygmunt Bauman e la sua "società liquida". L'editoriale di Vittorio Emiliani sul Messaggero Veneto.

Fasulla la maggioranza di Renzi sulla riforma del Senato

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Soccorso verdiniano a Renzi

La disinvoltura con cui i nostri uomini politici agiscono sia a Montecitorio che a Palazzo Madama è davvero stupefacente! Al di là delle assicurazioni sullo stato di salute della maggioranza di governo (il premier e la sua fedelissima Maria Elena Boschi danno la sensazione di poter navigare tranquilli e che le inquietudini sono pane quotidiano per la minoranza del suo partito ed i suoi oppositori) ci sono da segnalare alcune cose: Renzi è fiondato a Palazzo Chigi non grazie ad elezioni svoltesi democraticamente ma per lo spintone di Giorgio Napolitano e a seguito della pugnalata alle spalle di Enrico Letta. Il tenere contemporaneamente la leadership del partito e l’incarico del premierato sa di manovra furbesca. L’Italia non è la Gran Bretagna, dove sono i risultati elettorali a consentire a David Camweron di insediarsi al n. 10 di Downing Street. Il richiamo alla democrazia britannica è fuori luogo. Lui ha di fatto cacciato a pedate tutti i suoi oppositori. Si è scelto tanti giovani (come a suo tempo fece Silvio Berlusconi) imbarcando mezze figure discretamente incompetenti. Lo statista si distingue per circondarsi di personalità capaci di formare una squadra di governo che possa traghettare il Paese dalle secche di una crisi violenta. La coerenza di comportamenti è poi indispensabile. Gli elettori non si tradiscono. Invece è quello che va facendo il nostro Matteo. Qualche anno fa si è gridato allo scandalo per  i voltagabbana Scilipoti e Razzi (insieme ad altri parlamentari) che decisero di fare il salto della quaglia e sostenere un vacillante Berlusconi. Che la sfangò e restò in sella ancora per qualche mese. Oggi la situazione sta diventando esplosiva con cambia di casacca quasi giornalieri. Sembra che siano quasi 300 (un terzo del totale)  i parlamentari che, portati a Montecitorio o Palazzo Madama da un partito, abbiano saltato il fosso e siano saliti sul carro del vincitore fiorentino. Gennaro Migliore da Sel al Pd. Denis Verdini da Forza Italia al quasi Pd, Stefania Giannini da Scelta Civica al Pd. Per citarne alcuni. La soluzione del problema del tradimento dell’elettore sta nello scioglimento delle Camere e l’indizione di nuove elezioni. Scelta non fatta perché i signori parlamentari ci tengono alla cadrega. Non la mollano per niente al mondo. La coerenza dovrebbe restare una virtù per l’uomo politico che rappresenta gli interessi, le aspirazioni di una collettività e non, come concretamente accade, interessi solo di una o più lobby. Ebbene, ho la sensazione che l’esecutivo di Matteo Renzi curi gli interessi dell’imprenditoria e che per poco gli stiano a cuore le esigenze di un territorio violentato da una cementificazione selvaggia e di milioni di giovani alla disperata ricerca di un posto di lavoro che non riescono a trovare. E’ legittimo che un parlamentare cambi idea. Sarebbe opportuno che si dimettesse, anzi, fosse obbligato a dimettersi, e tornasse a fare il libero cittadino come tutti noi. Questa legislatura on rispecchia il voto dell’elettorato del febbraio del 2013. Matteo Renzi, tra l’altro, non è neanche deputato. Gli italiani non gli hanno affatto consegnato il Parse. Lui si è abusivamente insediato a Palazzo Chigi speditovi là da un Giorgio Napolitano stanco e affaticato e non più in sé. Se ne ricordi. L‘uomo (che si ritiene l’edere di Machiavelli) è capace di altri tradimenti.”Enrico stai sereno!”. Alla faccia!  Parla di lavoro, di Jobs Act, ma Matteo non ha mai lavorato in vita sua. La disinvoltura con cui i nostri uomini politici agiscono sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, ma anche a Palazzo Chigi, è davvero stupefacente! Serve una legge elettorale condivisa. Serva una riforma del Senato condivisa. Servono scelte di governo condivise. Ma questo Renzi lo capisce? Temo di no.

Marco Ilapi -15 settembre 2015

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