Un consiglio a Schlein: guardare alle forze riformiste

Un consiglio a Schlein: guardare alle forze riformiste

Schlein per riformare il Pd sta sbagliando strada

Tutti ne parlano, d’altronde è l’anno del centenario della morte: Giacomo Matteotti antifascista, il martire per antonomasia, il combattente coraggioso che non si piegò, l’unico ad aver intuito, fin dal 1921, che il fascismo aveva un’anima diversa da quella della reazione tout court, se avesse piantato radici non sarebbe stato estirpato. Aveva ragione, ma non lo ascoltarono che in pochi, una minoranza. Tuttavia Matteotti non fu solo l’uomo che si batté contro il Duce, fu un uomo politico, segretario del Partito socialista unitario, l’allievo prediletto di Filippo Turati e Anna Kuliscioff, l’erede di una visione politica in quegli anni attaccata da fascisti e comunisti. Cento anni dopo, una visione attuale con la quale l’Italia, la sinistra in particolare, dovrebbe fare i conti perché il futuro di Giorgia Meloni e di una destra radicale non abbiano la strada spianata (...) La costante ricerca di un accordo con i Cinquestelle rende Schlein prigioniera perché la costringe a orbitare attorno a temi divisivi nel cuore di una sinistra moderna, riformatrice, europea, sia in politica estera sia lungo il crinale delle politiche economiche: il jobs act può essere migliorato ma non va buttato alle ortiche, i superbonus edilizi vanno trattati con cautela, meglio il garantismo di un giustizialismo peloso, meglio, molto meglio gli Stati Uniti d'Europa di una Unione europea che naviga tra Stati sovrani e beghe regolamentari. Il commento di Riccardo Nencini su Linkiesta.

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