Ursula Von der Leyen e i canzonettisti di Bella ciao

Ursula Von der Leyen e i canzonettisti di Bella ciao

     Quello che si è visto e sentito nel Parlamento europeo a Strasburgo rappresenta una fotografia del degrado e dell’arroganza di un’istituzione che pretende di dirigere l’Europa.

    Abbiamo sentito una Presidente della Commissione, non eletta dal popolo ma cooptata dall’ala più ideologica e fanatica della UE, proferire un’incredibile e vergognosa arringa nei confronti di un Primo Ministro (Victor Orban) leader di un partito che gode dell’assoluta maggioranza. Un’arringa la cui impettita acidità, degna di una segretaria frustrata, si unisce all’ipocrisia che riguarda il tema dell’Ucraina. Sembra che le vere ragioni dell’invasione, e cioè la demenziale, proterva e tentacolare espansione della NATO a est, non esistano e che quindi chi come Orban invoca una soluzione diplomatica sia un imperdonabile difensore del cattivo invasore. 

     Il rovinoso abbaglio ucraino, alimentato da Washington grazie anche a faccendiere come Victoria Nuland, non ha fine. Fu costei a pilotare il colpo di stato in Ucraina che portò alla caduta di Yanukovitch e all’elezione del commediante Zelenski, che continua a chiedere armi e denaro ma il cui mandato presidenziale è scaduto a maggio. In sostanza, un fuorilegge accreditato oltre che un ciarlatano psicopatico.  La cosa più incredibile non è la mitomania di costui ma la credulità e disponibilità a dei governanti europei e della UE nei suoi confronti.

    Che quindi Ursula von der Leyen continui a difendere una causa viziata fin dal principio e a criticare gli inviti alla diplomazia di Victor Orban è semplicemente uno scandalo per l’intelligenza e per il buon senso. La presenza di questa signora a Bruxelles è una disgrazia per gli affari europei.

    Non meno ridicole e ipocrite le accuse rivolte a Strasburgo a Orban sulla supposta diffusa corruzione in Ungheria. Accusare di corruzione l’Ungheria, dimenticando che l’Ucraina gode da decenni di una fama di arci-corruzione, è il massimo dell’ipocrisia. Fra l’altro, la marea di miliardi affluiti in questo periodo in quel Paese ha solo ingigantito una corruzione endemica. E che dire degli odori di corruzione che circondano Sanchez e famiglia o la stessa Von der Leyen? Las EU è diventata il tempio dell’ipocrisia.

    Degno sigillo della levata di scudi nei confronti di Orban è stato il balordo coro di Bella ciao intonato da esponenti dall’ala sinistra del Parlamento alla fine del suo intervento. Forse andava bene per le manifestazioni studentesche degli anni ‘68, ma intonato nel Parlamento europeo è surreale. Visto che la canzone in questione fu lanciata dai partigiani italiani in lotta col regime fascista e con i Nazisti, sarebbe come dire che anche Orban è un malefico dittatore. Il blando monito della Presidente Metsola “non siamo in Eurovisione” non salva la situazione. Dei canzonettisti da strapazzo hanno così facendo accomunato il Presidente ungherese ai Nazisti e a quello sciagurato di Mussolini. Un insulto e una deformazione della realtà da operetta, al limite coerenti con la pietosa esibizione di Ursula Von der Leyen e con le teatrali esibizioni del commediante Zelenski.

    Dietro il livore e lo sbarramento nei confronti di Orban – vedi il congelamento di fondi e vari altri provvedimenti nei confronti dell’Ungheria – agisce in realtà un meccanismo di auto-difesa.

    Le rivendicazioni nazionaliste e di un’autonomia riguardo a fattori chiave come immigrazione, famiglia e scelta di partner politico - Orban  è accusato di amicizie improprie sia con Russia che Cina – minacciano quella che è stata definita “Eurocrazia”, il crescente strapotere di Bruxelles a scapito delle autinomie nazionali, nonché la crescente estensione dirigistica nei minimi aspetti della vita pubblica dei vari Paesi membri dell’Unione. Minacciano inoltre, cosa forse ancora più determinante, un’élite burocratica e parassitaria che nel corso degli anni si è venuta contrapponendo alle varie entità e autorità nazionali, creando allo scopo strumenti di coazione legislativa e anche di ricatto economico.

     La politica ricattatoria si estende anche ai non membri, come mostra l’invito alla Georgia a recedere dalla legge sulla trasparenza dei finanziamenti stranieri, pena la sua mancata integrazione nella UE. Il vero motivo del monito di Bruxelles è in realtà il mancato allineamento della Georgia all’ostilità anti-russa.

    Insomma, un vero e proprio “regime”, quello della UE, che vede minacciata la sua autorità burocratica e di fatto cartaceo-parassitaria dall’insofferenza di alcuni meno docili protagonisti pecore nere, che però vantano confini, una storia nazionale, una lingua, un esercito e un parlamento.

    L’ostilità nei confronti della Russia supera in ogni caso l’ambito della UE e denuncia l’incestuosa sovrapposizione di quest’ultima con la NATO, altra entità artificiale e parassitaria, sempre a scapito dell’Europa. L’indefessa e ottusa politica di aiuti militari e finanziari all’Ucraina, Paese il cui disastroso costo per l’Europa è ancora da quantificare, è infatti speculare agli interessi dell’élite di Washington, che sembra avere due obiettivi: indebolire per quanto è possibile la Russia, procrastinando la fine del conflitto, e rendere sempre più fragile e meno autonoma l’Europa. Il primo obiettivo è fallito, ma il secondo è stato ampiamento realizzato.

     Pur nel suo penoso spettacolo, l’episodio di Strasburgo ha comunque un lato positivo: ha evidenziato, se mai qualcuno avesse dei dubbi, le incrinature e il pantano strutturale e politico di cui soffre la UE. Mario Draghi può a ragione aver messo il dito sulla mancanza di competitività che affligge l’Europa. La sua lente è quella del tecnocrate e certe sue considerazioni non fanno una grinza. In realtà, i problemi dell’Europa non sono solo economici.

     Prima che economici , essi sono identitari, strutturali, sistemici, morali. Gli Europei o molti di essi hanno dimenticato le loro origini, rassegnato la loro indipendenza politica, militare, economica. Hanno fabbricato un carrozzone sempre più deragliato e che non riescono a controllare. Per inerzia, ignoranza e malafede hanno accettato la sudditanza di una nazione che negli ultimi 75 anni ha solo provocato disastri da un capo all’altro del pianeta. Essi si sono inoltre lasciati invadere da moltitudini che non potranno mai essere assimilate, ma che però influenzeranno pesantemente e stravolgeranno il futuro dell’Europa. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, dalla Gran Bretagna alla Svezia.

     Seguendo la miopia americana, gli Europei hanno inoltre sospinto anch’essi la Russia verso amicizie poco raccomandabili (quella con l’Iran in particolare  non fa onore a Putin e rischia di avere conseguenze da lui non previste). Nell’ossessione anti-russa e anti-cinese, l’Europa, ma quindi la UE, si è stupidamente allineata alla colossale miopia americana che ha rivolto tutte le sue attenzioni alla Russia distogliendo l’attenzione da una regione e da problemi di gran lunga più cruciali, e cioè il Medio Oriente e l’annosa questione palestinese. Nel frattempo, demagoghi e turbanti di turno, da Erdogan a Khamenei e al defunto Nasrallah, si affannavano a proiettare le loro ambizioni territoriali o anche ideologiche destabilizzando tutto il Medio Oriente da Gaza allo Yemen.

      I risultati sono visibili. L’intera regione è nel caos, staterelli ai limiti della sussistenza economica come lo Yemen bloccano indisturbati il Mar Rosso e l’Iran minaccia l’Europa e gli Stati Uniti senza che nessuno di questi ultimi abbia una reale strategia sul come gestire la situazione. Anzi, una curiosa politica di appeasement viene adottata nei confronti di un Paese, l’Iran, che senza colpo ferire ha lanciato ben 200 missili su Israele, la quale è tuttavia pregata di non reagire!

     Questi ultimi accenni possono sembrare estranei al nostro argomento iniziale. In realtà, essi mostrano come Strasburgo e Bruxelles vivano immerse nel loro ristretto mondo e nelle loro rivalità da Basso Impero, completamente scollegate da più vaste realtà. Corollario della mancanza di competitività di cui parlava Draghi è l’evidente provincialismo-atlantismo di cui soffrono molti governanti europei e molti europei.

      Su una cosa non dovrebbero esservi dubbi: la UE deve cambiare radicalmente il suo modus operandi, le sue strategie, le sue alleanze, i suoi obiettivi, molti dei suoi pericolosi addetti oppure deve essere smantellata, assieme alla NATO, per il bene dell’Europa.

Antonello Catani, 12 ottobre 2024

Newsletter

. . . .