Anche la Germania della Merkel ha i suoi problemi

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Di tutto ha voglia la cancelliera Merkel, e con lei ancora la maggioranza della Cdu-Csu, piuttosto che di una deriva populista ed estremista in Germania. E tuttavia anche tra i conservatori si litiga e non si  intravedono nuovi leader. Sul fronte dei socialdemocratici è addirittura una Caporetto. A giugno Scholz aveva detto un no fondato categorico a rimpiazzare la dimissionaria Andrea Nahles alla presidenza della Spd («sono vice cancelliere e ministro delle Finanze, sarei totalmente inadeguato»). Ma si è dovuto ricredere per non voltare le spalle al partito: nessun altro esponente di peso si era nel frattempo fatto avanti, per prendere in mano la situazione disastrata dei socialdemocratici, in caduta libera al 13%. Chi si proponeva, come il vice capogruppo della Spd in parlamento Karl Lauterbach o la deputata ambientalista Nina Scheer, chiedeva disco verde a uscire dal governo di grandi intese. Come vuole ormai una sfilza di esponenti socialdemocratici e l’ala giovanile degli Jusos. Nonostante il cortocircuito di una crisi di governo sia un suicidio politico a ridosso delle imminenti e pericolose Regionali. Il commento di Barbara Ciolli su Lettera 43.

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Nessuna maggioranza dalle urne. Che fare?

Tra tante cattive notizie che piovono sulla povera Italietta, almeno di una novità dovremmo rallegrarci: il ministro delle Finanze tedesco, dopo 8 anni di regno incontrastato del cristiano-democratico Wolfgang Schaeuble, fedele sacerdote del rigore e occhiuto censore dei conti italiani, sarà affidato a Olaf Scholz, socialdemocratico, padre di “Agenda 2010”, l’accordo che ha riformato il welfare in Europa. Si cambia. Certo, questo non significa abdicazione al rigore e al rispetto delle regole, ma certo è una svolta e alimenta la speranza che da domani sia possibile ricominciare a parlare di euro, di fondo monetario europeo, di unione bancaria, delle iniezioni di liquidità nel sistema volute (per fortuna) da Mario Draghi. Tutte cose alle quali l’Italia dovrebbe guardare con attenzione e speranza. Il commento di Bruno Manfellotto sul Messaggero Veneto.

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