Primarie, croce e delizia del Pd

Sostiene Vauro: la politica in Italia è diventata un affare privato tra Renzi e Berlusconi. E’ da decenni che le scelte che incidono sulla pelle degli italiani si fanno al di fuori del luogo istituzionalmente dedicato: il Parlamento. Il troppo frequente ricorso alla decretazione d’urgenza (prassi sovente incostituzionale) conferma l’assunto che le decisioni si prendono altrove. Pensate al bonus bebè. In una situazione economica drammatica dove il numero dei disoccupati cresce giorno dopo giorno, solo una persona (il premier) che non ha a cuore le sorti dell’Italia poteva partorire davanti ad un’esterrefatta Barbara D’Urso l’idea del bonus bebè. Meglio avrebbe fatto a promettere la gratuità dell’asilo nido, come proposto dal Carroccio. Il costo sarebbe stato il medesimo. Anche oggi, a dire il vero,  i leader seguono lo stesso, vetusto, schema. Alla faccia della trasparenza di cui ognuno si riempie la bocca. Il patto del Nazareno tra Matteo e Silvio ben si inserisce in questa considerazione. Nessuno lo conosce e qualcuno (Napolitano? Grasso? Boldrini?) farebbe bene a chiederne conto a R. e a B. Ci penserà il Tribunale di Roma. Forse. Gli italiani avrebbero il diritto sacrosanto di conoscere i contenuti di questo patto. Questa, purtroppo,  è un’Italia di una democrazia malata. Si ricorda che qualche anno fa, quando nella Spagna di Zapat Renzi la situazione economica del paese iberico si è trovata sull’orlo dell’abisso, si è andati senza perder tempo a elezioni anticipate. Scelta che in Italia dal 2010 è stata impedita dal Colle. Da quel momento ci sono stati avventurieri a Palazzo Chigi (a cominciare da Mario Monti, per passare ad Enrico Letta ed infine al fiorentino Matteo Renzi). Il partito democratico ha inventato le primarie. Sono state un successo quelle che hanno consacrato prima Romano Prodi, poi Walter Veltroni, quindi Pierluigi Bersani e, infine, l’attuale premier. Sarebbe doveroso per un premier serio pretendere che in Parlamento si  approvasse una legge che obbligasse tutti i partecipanti ad una competizione elettorale a fare le primarie di partito e non di coalizione. Secondo, chi vuol fare il voltagabbana,  è ovviamente libero di farlo, ma deve dimettersi da parlamentare o da consigliere regionale o da consigliere comunale, dalla carica ricoperta perché ha tradito il mandato che gli elettori gli hanno conferito.  Chissà per qual motivo di questioni così serie non se ne parla, ristabilire il principio dell’elettività dei senatori, cui attribuire compiti diversi, dimezzare i loro stipendi e quelli dei boiardi di Stato. Eliminare i vitalizi. Per tutti. Istituire il reddito di cittadinanza, sollecitato dal M5S. Queste sì che sarebbero riforme che gli elettori apprezzerebbero. In Italia c’è (e Renzi lo sa bene) una piccola, piccolissima, parte di cittadini-elettori sta godendo  a seguito di rendite di posizione, perché la crisi non li ha nemmeno sfiorati un po’, mentre la stragrande maggioranza degli italiani, in particolare nel settore privato, si sta arrabattando da più di sette anni e veramente fatica ad arrivare alla fine del mese. Renzi deve essere più concreto a fare un bagno di umiltà. Meno chiacchiere, meno promesse che non si è in grado di mantenere. Le primarie sono importanti, fondamentali per la selezione della classe politica.  Così come è indispensabile mettere al vertice delle aziende di Stato persone selezionate dopo l’esame attento dei propri curriculum. Cosa che Renzi non ha fatto. Infine il ragazzo deve imparare a fare le leggi in modo che siano comprensibili. Mettere a capo dell’ufficio legislativo Antonella Manzione è stato un macroscopico errore . Per convincersene è sufficiente scorrere i testi legislativi che escono da Palazzo Chigi e si impantanano al Quirinale! Renzi avrebbe fatto meglio a circondarsi delle menti miiglio di cui il paese è ricco. Non lo ha fatto e ne pagherà dazio. Se non correrà ai ripari. Eviti di brigare con i sindacati e scimmiotti un po’ meno il suo patrigno Silvio.

Marco Ilapi

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Le leggi delega incostituzionali di Matteo

Le leggi delega, delle quali si fa ormai grande uso, contengono direttive di principio piuttosto generiche. Ad esse seguono i decreti attuativi che vengono decisi dal governo e esaminati da una Commissione la quale tuttavia emette pareri puramente consultivi. Se quei pareri non piacciono al governo, i decreti attuativi vengono applicati. Le leggi delega debbono essere discusse dal plenum delle Camere senza che si possa mettere la fiducia. Altrimenti si ottiene una maggioranza forzosa con la conseguenza che il Parlamento (in questo caso il Senato) approva lo strapotere del governo senza un voto libero. La considerazioni di Eugenio Scalfari su la Repubbica.

Palazzo Chigi, la confusione al potere

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La fortuna sorride a Matteo

Il premier deve stare attento. Il vento per adesso gli è favorevole, ma se i risultati continuano a non arrivare, gli elettori prima o poi gli volteranno le spalle. Lo hanno fatto con Berlusconi. Lo hanno fatto con Monti. Possono farlo anche con lui. Che da da quando era in fasce vive di politica. Come presidente della provincia di Firenze. Come sindaco della città di Dante. Ripete che gli elettori hanno sempre il telecomando in mano e che sono sempre pronti a fare zapping. Ma allora c’è ben poco di cui rallegrarsi se in Emilia due terzi degli elettori hanno preferito tenere il televisore spento piuttosto che assistere a uno spettacolo di attori mediocri. Chi l’avrebbe mai detto che proprio l’insaziabile Renzi avrebbe finito per accontentarsi. Le considerazioni di Marco Damilano su L'Espresso.

Renzi è fortunato, ma....

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