Riforma del lavoro, è vera svolta?

Matteo Renzi ha voluto la riforma del lavoro non solo per spingere le aziende a investire, ma anche, come ha spiegato lui stesso, per dare ai giovani una condizione di stabilità lavorativa (che non significa un posto per sempre), dalla quale dipende la stessa prospettiva di vita. Il punto allora è come verrà considerato dalla società il nuovo contratto, che nominalmente è « a tempo indeterminato a tutele crescenti». Si affermerà nei fatti come una forma sostanzialmente stabile e quindi utilizzabile, per esempio, per ottenere un mutuo oppure verrà sfruttato come una parentesi dalla durata incerta di cui approfittare per fare il pieno degli sgravi senza credere in una nuova prospettiva di qualità del lavoro? In quest’ultimo caso, sarebbe una grande occasione sprecata. Un articolo di Enrico Marro sul Corriere della Sera.

Jobs act in porto, un regalo alle imprese?

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La democrazia è a rischio

La democrazia partecipata, cioè col consenso del popolo e l'esercizio dei suoi diritti, è in forte declino. Questo fenomeno varia da paese a paese sia nelle forme sia nelle date in cui quel fenomeno ebbe inizio, ma il processo di decadimento è generale in tutti i continenti che compongono il nostro pianeta. Per noi il decadimento cominciò una trentina d'anni fa ed è andato aumentando nel ventennio berlusconiano ma, continua ad aumentare sempre di più. Il fenomeno si manifesta soprattutto in Occidente dove le democrazie partecipate sono nate e si sono sviluppate. Il sondaggio accenna anche alle cause che fanno da sottofondo al fenomeno ma in questo caso non si tratta più di sondaggio bensì di interpretazione dei sondaggisti. La causa si chiama indifferenza, soprattutto da parte dei giovani. O addirittura lo si può chiamare nichilismo. I giovani non si interessano alla politica né alla storia e al lascito di esperienze che il passato consegna al presente e si disinteressano anche del futuro. Un editoriale di Eugenio Scalari sula Repubblica.

Troppi fronti aperti per il rottamatore Renzi

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Crescita, il clima è favorevole, non sprecare l'occasione

In Europa e in Italia sta andando tutto per il verso giusto? Il ritorno della crescita dipenderà da due fattori. Il primo è la capacità del governo di passare dalle promesse ai fatti: Jobs Act, riduzione dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione, spending review. Il rischio è che, anziché approfittare della congiuntura favorevole, i nostri governanti preferiscano galleggiare sulla “ripresina” che si annuncia in Europa. Sarebbe un errore, e ci ritroveremmo ben presto a pagarlo, sotto forma di minore crescita, deterioramento dei conti pubblici, e nuove tasse che ne conseguirebbero, uno scenario del resto esplicitamente contemplato nella Legge di stabilità con le cosiddette clausole di “salvaguardia” (aumenti di Iva e accise in caso di buchi di bilancio). Un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore. 

Economia Ue, il vento sta cambiando

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