Passano gli anni, Grecia ancora un problema

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A un anno di distanza ancora una volta la trattativa sul debito greco viene condotta fino all’orlo del burrone. Proprio ora invece la Grecia avrebbe bisogno di essere sostenuta in un impegno gravoso e di interesse comune: il controllo delle frontiere esterne che separano l’Europa dalla leadership autocratica di Ankara e dai flussi migratori che le nostre società non sono capaci di gestire e di integrare. I campi di Idomeni e del porto del Pireo sono il simbolo delle difficoltà amministrative in Grecia, ma le navi militari che sfiorano le coste del Dodecanneso fanno sembrare i conflitti tra i creditori e Atene come poco più che ombre su uno sfondo teatrale. L'editoriale di Carlo Bastasin su Il Sole 24 Ore.

Atene, la ristrutturazione del debito è necessaria

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L'Ue va incontro al disastro

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L’Europa, per cominciare, è meglio vederla per quella che è, incompiuta e senza alcuna voglia di completarsi nel senso di una «vera unione fiscale» con tanto di ministero comune per l’area euro. Che sarebbe il grande passo in avanti dalla nascita dell’euro. Peccato che, a ben vedere, nessuno lo desideri, questo passo. Né l'Italia né la Germania, ammette Weidmann. L'editoriale di Guido Gentili su Il Sole 24 Ore.

Si stanno approntandio i funerali di un'Europa disunita

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L'Italia non cresce per la diffusa illegalità

Secondo i dati del Fondo monetario internazionale non c’è in Eurolandia economia che dall’inizio del nuovo secolo sia andata peggio di quella italiana. Fra il 2001 e il 2015 il Prodotto interno lordo pro capite a prezzi costanti, cioè la ricchezza reale prodotta da ciascuno di noi, è diminuito dell’8,5 per cento. Anche la Grecia ha fatto meglio: meno 7,3 per cento. L'editoriale di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera

Belpaese più ricco senza illegalità

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