A Jenin, in Cisgiordania, si combatte nella «piccola Gaza»

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Non solo Gaza, anche la Cisgiordania è una polveriera

L’altra Gaza è 200 chilometri più a Nord. Si combatte ogni notte. Ma non c’è modo di addomesticare Jenin. Non con le armi. In nessun altro luogo della Cisgiordania si sono saldati vecchi e nuovi combattenti: Hamas e la Jihad islamica, i reduci del Fronte popolare della Palestina e i veterani del braccio armato di Fatah, il partito che governa l’Autorità nazionale palestines (...) Per percorrere i poco più di 100 chilometri che separano Gerusalemme da Jenin abbiamo impiegato più di 4 ore per tratta, oltre metà in coda ai posti di controllo israeliani in territorio palestinese. A Betlemme nei giorni scorsi decine di auto sono rimaste bloccate per ore. Un giovane palestinese era stato sorpreso a esporre una manifesto pro-Gaza. In tutta risposta i militari hanno chiuso la città. Sui social network i propagandisti di Hamas ne hanno approfittato per incitare a un'altra stagione di odio.Il repirtafe di di su Avvenire.

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Israele a Gaza: le macerie della politica di Onu, Usa e Ue

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Dopo l'ggressione russa all'Ucraina, riesplode la polveriera mediorientale

Il mondo trema. Quello che da giorni avveniva sistematicamente, con bombardamenti, lanci di razzi e brevi raid di tank e truppe nel territorio di Gaza, si è improvvisamente intensificato. Tutta la zona, a causa del massiccio attacco israeliano, è rimasta isolata completamente, telefonicamente e via internet (...) Le parole di Benjamin Netanyahu suonavano più che mai aggressive e sinistre: "Questa notte Hamas conoscerà la nostra rabbia e la nostra vendetta" (...) È evidente che in una situazione come questa sia l'Onu che l'Europa abbiano dimostrato tutta la loro inconsistenza, riducendo la loro capacità diplomatica o almeno di mediazione al singolare e al plurale nelle mozioni proposte, ma non c'è dubbio che la decisione che sembra aver preso Israele, nonostante la presenza di ostaggi, comporta il rischio di una strage in un territorio limitato come quello di Gaza nel momento in cui scatterà la battaglia. È un rischio micidiale che mette il mondo di fronte a una crisi che può sfociare non solo in un conflitto regionale, ma nell'attuale disordine mondiale, in una catastrofe che può interessare il mondo intero. Ne scrive su Il Sussidiario Gianluigi Da Rold.

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In una Striscia di terra le macerie del Muro di Berlino

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Il rischio di un allargamento del coinflitto in Mediooriente è palpabile

Si dice che Israele non possa rinunciare alle tre fasi dell'attacco a Gaza dopo la crudele incursione a sorpresa, il 7 ottobre, fatta da Hamas contro gli israeliani con metodi che hanno evocato un "secondo olocausto".In realtà, l'attacco israeliano è già in corso da giorni, ma quando si entra nei particolari della possibile-probabile incursione via terra, che viene definita imminente da una settimana quasi ogni ora, gli analisti di guerra si smarriscono. Sembrano d'accordo sulle azioni degli aerei, sul continuo scambio dei razzi, neanche fosse ancora una tragica guerriglia e non una guerra. Ma gli stessi analisti non riescono a spiegare o nemmeno a immaginare (anche con un po' di ipocrisia) come l'esercito israeliano possa entrare a Gaza, compreso il suo sottosuolo, pieno di passaggi stretti e segreti, senza provocare un'ecatombe (ostaggi compresi) che potrebbe non cancellare ma aggravare la risposta all'attacco di Hamas del 7 ottobre. Il commento di Gianluigi Da Rold su il Sussidiario.

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