Non sarà Giuseppe Conte il federatore di Pd e M5S

I gialli del M5S stanno, forse, cambiando, come le cipolle, il terzo o quarto dei loro strati, con la regia di Grillo e sotto la guida elegante e forbita di Giuseppe Conte. Purtroppo, Rousseau recalcitra e di altri partecipazionisti in giro non se ne vedono. Eppure, quella è la zona nella quale i giunti al compimento del secondo insuperabile (sic) mandato si metteranno all’opera con profitto tutti, ma proprio tutti (o forse no) i leader dell’entusiasmante legislatura 2018-2023 che li ha visti presenti, attivi, esuberanti in tre molto diversi governi, alla Shakespeare: “Governanti per tutte le stagioni”.

Sarà una donna a federare Pd e M5S?

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Letta vuole ingabbiare il M5S, finirà con l'essere divorato!

Potremmo chiamarla la sindrome del Mugello: una via di mezzo tra la sindrome di Stoccolma e la sindrome Tafazzi, che spinge i leader progressisti a resuscitare, non appena li vedano a tappeto, i propri più accaniti torturatori – qualunquisti e populisti sempre pronti ad organizzare il coro dei cosiddetti «delusi della sinistra» – per esserne poi sistematicamente divorati. Il commento di Francesco Cundari su Linkiesta.

Pd a trazione Letta, errare è umano, perseverare è diabolico!

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Il M5S è antidemocratico, la distanza di Letta da Conte

In due soli minuti – precisiamo a beneficio dei tanti analisti che faticano a elaborare il lutto per l’improvvisa scomparsa del TrisConte – Letta ci ha detto dunque due cose: la prima è che il nuovo centrosinistra di cui parla lui, diversamente da quello di cui parlavano fino a ieri Nicola Zingaretti, Andrea Orlando e gli altri volenterosi complici del populismo, non comprende il Movimento Cinquestelle (con esplicito riferimento all’articolo 49 della Costituzione, secondo cui i partiti devono essere democratici, non associati). Il commento di Christian Rocca su Linkiesta.

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