L'Iran, la macchina di morte (con la Cina...)

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Le repressioni iraniane dimenticate!

Mojahed Kourkour ha trentotto anni ed è in carcere nella prigione di Ahvaz, nell’Iran occidentale, da novembre 2022. La Corte Suprema della Repubblica Islamica lo ha condannato a morte e nei prossimi giorni il regime di Teheran potrebbe compiere l’esecuzione. L’accusa contro di lui è puramente strumentale, creata ad arte: avrebbe ucciso un bambino di nove anni, Kian Pirfalak, sparando durante una manifestazione del movimento “Donna, Vita, Libertà” interrotta dalle forze di sicurezza iraniane (...) Un appello alla comunità internazionale di "Unity to end executions in Iran"«Imploriamo le Nazioni Unite e la comunità internazionale affinché intervengano tempestivamente in questa vicenda ed esercitino la loro influenza per fermare tutte le condanne a morte. L’uso sistematico della pena di morte come strumento di repressione richiede attenzione immediata. Vi esortiamo a mobilitare tutte le risorse a vostra disposizione per intervenire in modo rapido e deciso nella difesa del diritto alla vita», si legge nell’appello, che poi chiede di giudicare il presidente iraniano Ebrahim Raisi, la guida suprema Khamenei e tutti i giudici responsabili per le atrocità commesse ai danni dei cittadini iraniani. Il commento di Alessandro Cappelli su LInkiesta.

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Raisi, Putin e Erdogan sono davvero così alleati?

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Gli accordi tra Russia, Turchia ed Iran devono preoccupare l'Occidente?

Costruire un sistema globale alternativo a quello a guida statunitense. Questo sembra essere l’obiettivo dei leader di Iran, Russia e Turchia. Ma Ebrahim Raisi, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogansono davvero così compatti? Probabilmente no (...) E i tre riuniti a Teheran non sembrano averli. In cima all'agenda degli incontri in Iran ci sono Siria, Ucraina e petrolio. Tutti hanno qualcosa da guadagnare. Ma anche molto da perdere. Il commento di Gabriele Carrer sul sito Formiche..

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Teheran, Raisi tra dissenso, repressione e pragmatismo

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Ci mancavano i problemi nell'Iran: le preoccupazioni di Raisi

Nelle ultime settimane, molti cittadini iraniani sono scesi in piazza per protestare contro il taglio dei sussidi per i beni di prima necessità deciso dal governo, nonché contro il rialzo del tasso di cambio agevolato (di 42.000 rial per dollaro Usa) applicato alle importazioni di "beni vitali", come medicinali, carne e grano. (...) Il governo di Teheran cerca di calmare le proteste prima che esplodano con maggiore forza. L’Iran vive una situazione economica molto complicata, su cui le sanzioni statunitensi pesano perché impediscono molte forme di export — per primo quelle di prodotti energetici. Il commento di Emanuele Rossi sul sito Formiche.

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